Qualche settimana fa il mio compagno se ne torna a casa tutto entusiasta per aver visto con uno dei suoi ragazzi un film incredibile. Comincia a raccontarmi la storia e me ne appassiono, così lo blocco e pretendo di vederlo anch’io.
Incantata.
“Il mio piede sinistro” è la storia vera di Christy Brown, Irlandese, diversamente abile, stupefacente artista. Il protagonista è interpretato magistralmente da Daniel Day Lewis, che a ragione vincerà il suo primo oscar come miglior attore protagonista (1990). Film diretto da Jim Sheridan, stesso regista di “Nel nome del padre”, e tratto dall’omonimo libro, che è appunto l’autobiografia di Christy Brown, scritta a soli vent’anni.
Poiché mai nulla, proprio nulla, avviene per caso, succede che la folgorazione avuta dalla visione del film e dalla storia di questo singolare personaggio guidi, in una sorta di circolo energetico, il libro verso di me. Dopo pochi giorni Marco ne trova una copia ad un mercatino dell’usato (i libri di seconda, terza, quarta…multipla mano sono una delle nostre grandi passioni!!) e me lo porta in dono trionfante, certo della mia eccitata sorpresa.
Già il blu della copertina con il giallo ocra del titolo e del maglione di Christy mi catturano sguardo ed emozione. L’empatia si scatena osservando con attenzione la faccia di Christy, gli occhi densi, la barba incolta. La passione aumenta con l’odore di carta vecchia e stantia che riprende aria sotto lo sfogliare delle mie dita.
Comincio l’avida lettura a notte fonda, mentre tutti dormono, e già dopo poche pagine mi trema umido lo sguardo. Christy, considerato spacciato da tutti i medici a causa di una grave paralisi cerebrale, è destinato a vivere raggomitolato su se stesso, senza potersi muovere, senza poter parlare, in perenne balìa di incontrollati spasmi e scatti muscolari. Ma sua madre, no, lei non si arrende a questo destino. Lei sa, lei crede, lei lotta. Lei coccola, accoglie e sostiene il suo bambino; parla con lui, lo istruisce, lo incoraggia, lo Ama. Finché, un bel giorno, intorno ai 7 anni, Christy afferra d’istinto un gessetto con il suo piede sinistro e traccia dei segni sul pavimento. Da quei segni, un mondo.
La mamma di Christy ha la conferma che il suo bambino è presente al mondo, che desidera potersi esprimere e, con pazienza e dedizione, lo accompagnerà nel lungo cammino della ri-nascita. Il sostegno arriva corale da tutta la numerosa famiglia, sempre riunita nella cucina della modesta casa, teatro di una vita piena di comprensione, dedita al mutuo aiuto.
Scorrono via divertite e serene le pagine dell’infanzia, delle scorribande, delle esplorazioni campagnole, dei primi successi nella scrittura.
Con non pochi magoni da ingoiare arriva poi il tempo oscuro dell’adolescenza, fatto di severe prese di coscienza, di isolamento e solitudine. Christy sta per soccombere sotto il peso della rabbia per il suo essere diverso, che tanto lo allontana dalla felicità, ma un uragano entra a sconvolgere la sua vita: la pittura!
Il piede sinistro afferra un pennello, lo intinge nei colori e spalanca così le porte del suo spirito.
“Presto disparve la disperazione che mi aveva torturato; nel dipingere provavo un sentimento di pura gioia, un sentimento sconosciuto fino ad allora e che sembrava sollevarmi al di sopra di me stesso. Quando non dipingevo, rimanevo nel mio stato di depressione irritato contro tutti coloro che mi circondavano.”
La pittura diventa una sorta di riscatto: finalmente Christy può dar voce ai suoi pensieri tramite il colore, finalmente sente che c’è spazio per lui, per la sua crescita intellettuale. Il cammino della conoscenza e dell’espressione è appena cominciato…
“La pittura era diventata la mia stessa vita. Essa mi rivelò mille modi impensati di esprimermi. Mi permise di esternare ciò che vedevo, ciò che sentivo, ciò che avveniva in me, dentro quel cervello imprigionato in un corpo deforme, simile ad un recluso che dalla sua cella, guarda un mondo per lui non ancora diventato realtà.”
Il piede sinistro diviene sempre più l’arma con cui Christy attacca le difficoltà della sua esistenza e lo scudo con cui si difende dal disagio di non poter vivere in libertà e spensieratezza la sua giovinezza.
Ben presto, però, dipingere non basta più a sollevarlo dal dolore. E’ con le parole che vuole comunicare, con quelle stesse parole che incespicano e rotolano balbettanti dalla sua bocca contratta. Non più il pennello, dunque, ma la penna. L’arte della poesia e del racconto esplode, dilaga e conquista. Christy è un continuo mettersi in discussione, un incessante ruggito di sfida alla sua condizione, un grido infuocato contro tutto e tutti.
“Aspiravo appassionatamente a dire qualcosa, non soltanto ai miei cari, non soltanto ai miei amici, ma la mondo intero. Una spinta interiore mi costringeva a liberare il mio messaggio e a farlo comprendere agli altri. Avevo scoperto qualcosa che cercavo da quando avevo incominciato a pensare e a sentire. Per trovarlo mi ci erano voluti degli anni, ma ero sicuro di possederlo finalmente, e mi sentivo pressato dal desiderio di gridarlo ai quattro venti perché potesse fare il giro della Terra ed essere raccolto da tutti i cuori umani.
Questo qualcosa non riguardava me soltanto. Toccava tutti coloro i quali vivevano con me, oppressi, confinati fra le mura di una vita ristretta. Avevo finalmente un mezzo per scavalcare queste mura, per sfuggire alla loro ombra, il mezzo di prendere il mio posto al sole e recitare la mia parte nel mondo, accanto agli esseri normali.”
E così matura la decisione di scrivere la storia della sua vita: un progetto certo difficile da realizzare, ma che si concretizzerà grazie alla solita tenacia di Christy , al calore e alla fiducia della sua sempre unita e affettuosa famiglia.
Vi lascio uno dei passaggi che più ho amato in questo libro, per la sua carica poetica:
“Mi trascinai fino ad una pianta sotto la quale era rimasto un rudere di panca e mi sedetti. In quel mese di giugno l’aria era satura del profumo dei fiori i di tutti i rumori della natura e della città: il pigolare e lo sbatter d’ali degli uccelli sopra di me, lontano i clacson delle automobili. Attraverso i rami ondeggianti alla brezza, la luna tracciava disegni fantastici. La finestra di cucina brillava, quadrato di luce gialla, e dalla casa mi giungeva il frastuono delle voci.
Una bella notte, calma, dolce, eppure viva, che la luna inargentava. Mi sembrava quasi di udire il sussurro delle stelle scintillanti nel cielo scuro.
Sotto il mio vecchio albero contorto, mi lasciai penetrare dalla pace notturna, perduto in un sogno bagnato di luna, fuori da tutto ciò che faceva della mia vita quotidiana un inferno. Conobbi un istante di felicità. Poi il ricordo della realtà tornò ad assillarmi. L’avvenire si apriva dinanzi a me come un abisso nero. Mi sentii in trappola, incatenato.”
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro, bellissima iniziativa a cadenza settimanale ideata dal blog Homemade Mamma.
Perché i libri sono sempre un’ottima arma da sfoderare nelle pacifiche rivoluzioni! 🙂
Shanti, amici, buona lettura!!
Alice
Che bellissima storia…da non perdere assolutamente 🙂
naturalentamente
Già! Il bello è che Christy Brown è nato nel 1932, cresciuto in un periodo in cui le disabilità fisiche o psichiche venivano considerate delle aberrazioni, degli sbagli divini. Considerata in questo contesto storico, la sua vicenda ha ancor più dell’incredibile e assume tutti i connotati di una rivoluzione. Grande donna la sua mamma, comunque! Peccato che la narrazione del libro si concluda prima dell’arrivo dell’amore che, invece, nel film è rappresentato. Misera fu, però, la circostanza della morte di Christy, deceduto per soffocamento a causa di un boccone.
Ciao Alice cara! A presto.
Mamma avvocato
Non conoscevo questo artista e questo libro però la storia sembra veramente interessante e istruttiva e poi mi piacciono le biografie….metto subito in lista, anche se, ahimè, e’ diventata lunghissima!!!
Grazie!
naturalentamente
Benvenuta!! Anche io amo le biografie ed i romanzi ispirati a storie di vita vera. Questo libro è di facile lettura, ha un linguaggio diretto ed accessibile a tutti. Pensa che i passaggi in cui Christy Brown racconta di come dipingeva, del suo amore per la pittura e dei sentimenti che suscitava in lui il dipingere, li ho letti ad alta voce ai miei bimbi. Attilio, che ha quasi 4 anni e che ama pitturare, ne è rimasto molto colpito! 🙂 Anche le parti che narrano dei giochi d’infanzia coi fratelli in mezzo alla natura irlandese sono una piacevole lettura da condividere coi bambini. Ciao, a presto! Grazie a te per il commento 🙂
maris
Ciao, arrivo dal Venerdì del libro di Paola, io partecipo all’iniziativa da tempo immemore e sono sempre felice quando nuove blogger si uniscono a noi dello “zoccolo duro” 😉 🙂
Ho sentito sempre tanto parlare sia del flm che del libro ma non ho nè visto l’uno nè letto l’altro. Mi sa che dovrei proprio rimediare! Tu consigli di leggere prima il libro o di vedere prima il film? Sai, io di solito preferisco i libri rispetto ai film che ne vengono tratti, ma in questo caso mi pare di capire che a te sono piaciuti entrambi.
Buona domenica, ciao!
naturalentamente
Io di solito preferisco leggere prima il libro e spesso rimango delusa dal film che poi ne viene tratto. Non è questo il caso. Il film mi ha entusiasmata per l’interpretazione magistrale di Daniel Day Lewis e non ha precluso assolutamente nessuna emozione alla lettura del libro! Anzi, mi ha stimolata a vivere la lettura con passione a partecipazione. Ti consiglio di vedere il film, perché merita davvero! In seguito, tra le pagine del libro ritroverai tutto lo struggente e poetico vivere che hai visto sul volto dell’attore (che io amo!).
Grazie per il commento e a presto!! 🙂
stefania
Un libro che merita di essere letto. Io per questo venerdì del libro propongo una lettura che, in qualche modo, è legata alla diversità… anche se non si intende disabilità… e la testimonianza cui faccio riferimento nel partecipare a questo VdL mi fa ricollegare al tuo libro…
naturalentamente
Ciao Stefania, benvenuta!! vado subito a curiosare nel tuo blog per vedere di cosa si tratta…mi hai proprio incuriosita!! A presto…