Alcuni mesi fa, girando nel web per raccogliere informazioni, mi sono imbattuta nel blog di una mamma che condivide passo passo il cammino di Unschooling del proprio bambino. Sono da anni interessata all’argomento e trovare un diario concreto di qualcuno che stesse vivendo in prima persona una simile esperienza mi ha da subito affascinata. Seguo regolarmente i post de la Casa di Serendippo e mi sono decisa a contattare Graziella per chiederle di condividere anche qui la loro bellissima esperienza. Eccola!
Ciao Graziella! Andiamo subito al sodo della questione: che cosa si intende per Homeschooling o Unschooling?
Ciao Valentina! Grazie per avermi coinvolta in questa intervista, rispondo subito alla tua domanda. Homeschooling è una parola inglese che significa in Italiano “ scuola familiare”, ovvero i genitori non delegano l’istruzione dei propri figli alla scuola ma se ne occupano in prima persona , in alcuni casi anche attraverso maestri a pagamento o collaborando con altre famiglie di homeschoolers in uno scambio di competenze. Homeschooling e unschooling non sono sinonimi. Infatti l’ unschooling, o apprendimento naturale, è un tipo di pedagogia specifica che si può applicare nel fare homeschooling, ma ci sono tanti altri modi di fare scuola familiare , uno per ogni famiglia che la pratica. La scuola familiare o homeschooling o educazione parentale può essere molto diversa, quindi, a seconda della famiglia che la mette in atto, a seconda delle pedagogie e filosofie a cui ci si ispira e ai motivi per cui la si fa. Unschooling significa letteralmente “non scolarizzazione” ed è un tipo di pedagogia fondata da John Holt negli anni 70. Secondo la pedagogia dell’ unschooling il bambino è uno studente naturale, finché la scuola con le sue imposizioni non rischia di rovinare la sua spontanea voglia di imparare. Infatti tutti i bambini imparano, ad esempio, a camminare e a parlare, ognuno coi suoi tempi e con il suo diverso stile di apprendimento, ma tutti i bambini ci riescono da soli con la sola amorevole guida dei genitori e senza la scuola. Imparare a parlare è poi un processo ben più complicato persino dell’imparare a leggere e a scrivere, ne abbiamo una qualche idea quando tentiamo di studiare una lingua straniera, eppure i bambini sanno benissimo imparare a farlo senza andare a scuola. Certo, ogni bambino imparerà, coi suoi tempi e con le sue modalità, sia a parlare che a camminare; ci sarà chi imparerà a parlare presto e chi verso i 4 anni come Einstein. E’ molto importante poter rispettare questi tempi: c’è chi è pronto a leggere e scrivere già a 4 anni, chi non prima degli 8 anni, Einstein ha imparato a 9 anni. Con programmi preordinati e per di più imposti, invece, alcuni bambini non potranno fare a meno di annoiarsi con rischio di perdere interesse, perché erano ben pronti prima per sapere quella cosa e altri peggio ancora rischieranno di fallire, di perdere autostima venendo etichettati in svariati modi negativi, semplicemente perché non sono ancora pronti per assorbire la nuova conoscenza. Aver fiducia nella competenza istintiva del bambino di saper apprendere tutto quello che gli necessita con la guida dei genitori è un elemento molto importante dell’ unschooling. Ma sull’unschooling ci sarebbero ancora un infinità di altre cose che si potrebbero dire, a chi interessa invito ad approfondire in questo articolo sul mio blog.
Come sei venuta a conoscenza di questo metodo alternativo di istruzione?
E’ stato fondamentale il web! Inizialmente ne ho sentito parlare da Melissa, una mamma di 7 sette figli (http://apprendimentonaturale.blogspot.it/ ), io non avevo proprio idea che non fosse obbligatorio andare a scuola e mi pareva anche una cosa strana. Poi ne ho parlato per email con un’altra mamma convinta di fare homeschooling e quello che mi pareva assurdo e impossibile, ha iniziato a farsi strada nella mia mente. Per cercare di chiarirmi ulteriormente le idee ho contattato Erika di Controscuola e mi sono iscritta due anni fa al network di Educazione Parentale.
Quando hai capito che sarebbe stata la strada giusta da far seguire a tuo figlio e perché?
Con nostro figlio preferiamo ispirarci all’ unschooling e un poco alla Montessori, perché per il momento riteniamo questo approccio il migliore per lui. Abbiamo compreso l’importanza di lasciare libero nostro figlio di imparare, di non smettere di avere quel sano e spontaneo desiderio di apprendere, quella sana mente divergente e creativa che con la scuola i bambini rischiano di perdere, perché vorremmo che nostro figlio possa davvero realizzarsi nei suoi interessi e potenzialità in questo mondo, perché pensiamo innaturale affidarlo a degli estranei e troviamo poco sano rinchiuderlo a scuola, confinato in un banco per così tante ore, costretto all’ artefatta non-socializzazione dell’aula scolastica.
La genesi di tutto questo nostro modo di pensare ha radici lontane, forse anche nell’animo artistico di me e mio marito e in una lenta consapevolezza che abbiamo costruito nel tempo, anche grazie all’essere diventati genitori.
Personalmente ho sempre avuto un interesse per la pedagogia e la psicologia, ho lavorato tanto anche su me stessa desiderando da sempre di essere una buona madre. Da quando è nato nostro figlio ho cercato di crescerlo ascoltandolo con empatia. E’ stato proprio cercando di ascoltare mio figlio che mi sono riscoperta un genitore homeschooler, oltre che un genitore ad alto contatto, unconditional parenting, una madre che ha allattato il proprio figlio a termine, contro premi-punizioni e favorevole al sonno condiviso. Le letture che facevo su questi argomenti non facevano che confermare la mia sensibilità e istinto materno. Il mio avvicinarmi con la maternità anche alla fede Cattolica ha alimentato ulteriormente tutto questo viaggio interiore, perché nonostante i miei molti limiti, cerco di vivere in quello che reputo giusto e vero, senza curarmi del giudizio-pregiudizio esterno e perché, come Gesù Cristo, considero i bambini “i migliori nel regno dei cieli”, da amare incondizionatamente, da lasciare intatti nella loro sana e divina gioia di vivere, non come delle persone sbagliate da “raddrizzare” con la forza e le imposizioni da chi è più potente di loro.
Ogni obiezione che spesso mi viene posta da altri adesso, io per prima me la sono fatta nel decidere. Ho letto vari libri sull’argomento in particolare “Come i bambini apprendono” di John Holt, “I vostri figli hanno bisogno di voi” di Neufeld e Maté e anche l’intervista ad Andrè Stern . Non è stata una scelta facile. In principio l’idea mi sembrava troppo complicata. Volevo anche che mio marito fosse d’accordo con l’ homeschooling al 100{1cb9e49070c7ea47a30e983aa42d2438c398569dec77b84b253952f15e6e2316} altrimenti non l’avrei mai scelta, da sola non me la sentivo. Ma mio Luca, in un certo senso, era già d’accordo anche prima di me. Quando è stato il momento di decidere avevo ancora qualche dubbio e anche una certa paura, allora sia io che Luca provammo a considerare nostro figlio a scuola per 8 ore al giorno e…no, non era nemmeno lontanamente pensabile per me e suo padre una cosa del genere! I bambini hanno bisogno di tempo in famiglia per sviluppare solide radici, il tempo che non passiamo con i nostri figli non ce lo ridarà più nessuno.
In che cosa consiste, concretamente, l’istruzione familiare o scuola familiare?
Posso dire cosa significa per noi , quindi parlerò soprattutto del nostro unschooling. Significa seguire Francesco, ascoltarlo , dedicargli tanto tempo, cercare assieme a lui le risposte alle sue domande e ai suoi interessi, sostenere e alimentare le sue passioni, lasciarlo libero e non fargli pressioni per imparare, non cercare neppure di manipolare la sua attenzione per qualche nostro scopo didattico, perché Francesco annusa subito l’aria e si ritrae infastidito, così diventerebbe tutto controproducente. E’ troppo abituato a decidere autonomamente quello che vuole o non vuole, a sapere istintivamente di cosa lui ha bisogno per imparare. Vuol dire quindi avere fiducia che quando sarà il suo momento imparerà tutto quello che gli serve sapere e condividere con lui la gioia dell’apprendimento attraverso conversazioni, letture, ricerche. Giocare con lui ai giochi che lui vuole fare, il gioco è l’apprendimento primario per un unschooler, a lui piace molto la drammatizzazione che è poi uno dei migliori metodi di imparare.
Ho preparato in casa o acquistato vari materiali Montessori perché mi piacciono molto e li trovo validi, mio figlio è libero di usarli e non usarli. Ma di fatto impara di più dai suoi giochi, dalle conversazioni e dalle domande che mi fa continuamente , dalla realtà della vita vissuta.
Per me questa scelta significa anche cercare di tenermi aggiornata e informata sulle pedagogie, sulle burocrazie dell’ homeschooling , continuando la mia ricerca su come conciliare il nostro unschooling con la burocrazia italiana.
Puoi farci un esempio di una vostra giornata tipo oggi e ai tempi in cui Francesco aveva 3-4 anni?
Non abbiamo giornate tipo, anche se si possono rintracciare delle costanti. Ad esempio risentiamo delle stagioni per i ritmi di sonno-veglia: se non abbiamo impegni non mettiamo sveglie e in primavera-estate ci svegliamo la mattina verso le 8, anche se non sempre, e d’inverno verso le 9. Io a volte mi sveglio prima di tutti la mattina e allora ne approfitto per fare cose come scrivere mail, aggiornare il blog, occuparmi della casa, pregare o leggere libri. Non abbiamo per il momento impegni fissi, ma quando vogliamo fare laboratori o visitare musei o incontrarci con qualcuno ( amici , amici homeschoolers, cuginetti) ci organizziamo in base agli orari degli appuntamenti , che possono essere la mattina come il pomeriggio. Mio marito è un libero professionista quindi nemmeno lui ha orari fissi, ma lavora di più o di meno a seconda delle scadenze. La casa la puliamo quando vediamo che ce n’è bisogno, siamo tutti disordinati e non piace a nessuno di noi mettere a posto, ma quando lo dobbiamo fare lo facciamo e mio figlio spesso collabora spontaneamente (a Francesco piace molto aiutarmi a lavare i pavimenti). A volte cucino io, a volte mio marito. La spesa spesso la fa mio marito, a volte io e Francesco. La mattina, dopo aver fatto colazione, o anche in altri momenti della giornata, può capitare che mio figlio voglia giocare con me al suo gioco preferito che è quello di far parlare omini lego inseriti in una scenografia costruita da lui. Spesso a questo gioco ci dedichiamo circa un’ora, qualche volta un po’ di più. Oppure si mette a giocare da solo e io allora ne approfitto per dedicarmi ad altro, soprattutto se non mi sono alzata prima quella mattina.
A volte Francesco vuole creare video di animazione con il lego, ovvero muove gli omini lego e li fotografa passo per passo , e poi carichiamo le immagini su Movie Maker e montiamo il video. E’ una sua grande passione! Dice che da grande vuole fare il regista. Un suo grande interesse sono anche i filmini di lego che altri hanno fatto, ne guarda tanti in inglese su you tube. Fa quindi spesso domande d’inglese, a volte gli piace studiarlo con dei dvd per bambini. Francesco è molto creativo: disegna, pittura, fa vari lavoretti, crea storie e film, inventa fumetti sul web, gli piace poi tanto fare domande , io cerco assieme a lui le risposte o in biblioteca o su internet e parliamo a lungo di argomenti che verrebbero definiti accademici. A volte abbiamo giocato al negozio, facendo i conti con soldi veri o simbolici. Anche Francesco e suo padre giocano o disegnano assieme. Ogni giorno è aperto a nuove invenzioni e ispirazioni del momento: un pranzo pic nic sul balcone con gioco di ruolo, cercare ed osservare insetti e foglie al parco , un laboratorio di pittura fatto da noi al parco per non respirare in casa le vernici ecc ecc. Quasi ogni giorno dopo le 16 andiamo al parco del quartiere, dove Francesco si incontra con i suoi amichetti e io con le altre mamme e papà. E’ un altro momento piacevole per noi, a volte, se riesce, viene anche suo padre. D’inverno ci vediamo con i suoi amichetti nelle case o in ludoteche o persino in un circolo anarchico o all’oratorio , ma non tutti i giorni come nella bella stagione. Circa una volta alla settimana andiamo in biblioteca in bicicletta: ci fermiamo a volte a leggere libri e prendiamo in prestito libri, fumetti e dvd. Non abbiamo la tv e vediamo tanti dvd. Io e mio marito siamo appassionati di bei film , ora che Francesco è più grande, riusciamo a guardare qualcosa la sera dopo cena, magari quando nostro figlio dorme e dopo che ha visto cartoni o film di suo interesse. Quando Francesco aveva 3-4 anni non riuscivo mai a vedere film per rilassarmi, lui richiedeva molto di più la mia assidua attenzione, giocava pochissimo tempo da solo, non solo perché più piccolo, ma perché stava cercando di migliorare il suo modo di parlare e anche per questo cercava ogni momento di giocare con me a far parlare omini. A volte prima di dormire o in altri momenti della giornata vuole che gli legga dei libri o dei fumetti, e lo faccio con piacere.
Ma la nostra vita sta per cambiare, credo che le nostre giornate saranno presto rivoluzionate, perché forse anch’io avrò impegni lavorativi fuori di casa e quindi ci alterneremo con mio marito per stare con nostro figlio, qualora Francesco non possa venire con me. E’, questa, una scelta obbligata di cui farei volentieri a meno, anche se probabilmente il lavoro che svolgerò è comunque un mio talento e una mia passione: si tratterebbe sempre di stare con dei bambini e per mio figlio potrebbe lo stesso essere positivo.
In che modo hai la possibilità di verificare se l’istruzione di Francesco sta procedendo in maniera adeguata rispetto alla sua età?
Se vogliamo parlare dei modi con cui testare il livello di apprendimento, nell’ unschooling non è necessario fare verifiche, non siamo una maestra con più di 20 bambini, stiamo tanto tempo con nostro figlio e sappiamo bene, tramite l’osservazione diretta, a che punto è Francesco. Esattamente come una neo-mamma è perfettamente in grado di descrivere i progressi del figlio neonato, il primo sorriso, la prima parola, così un genitore homeschooler sa bene cosa sa e cosa non sa, in cosa è competente e in cosa no il proprio figlio. Inoltre le verifiche possono essere pure deleterie per l’ apprendimento naturale.
Poi dipende anche cosa si intende per “adeguata rispetto alla sua età”. Se si intende un’istruzione adeguata rispetto ai programmi ministeriali della scuola pubblica, è molto facile reperire i programmi della classe che avrebbe dovuto/potuto frequentare o comprare i libri della classe che ci interessa ed essere informati delle competenze che dovrebbe avere alla sua età secondo le istituzioni scolastiche. Ma a noi non interessano i range di età uniformanti che normalmente si applicano nella scuola, ovvero quelli per cui ad esempio tutti i bambini devono imparare a leggere e a scrivere entro la fine della prima elementare e perfezionare l’anno successivo la scorrevolezza. Credo che ogni bambino abbia i suoi tempi, che sia lui per primo competente su quando è pronto per apprendere e sui mezzi attraverso i quali imparare. Nessuno si sogna di spingere un bambino di 1 anno a seguire un programma prestabilito per rafforzare i muscoli e poter poi camminare. La stessa cosa per imparare a parlare: il bambino, anche così piccolo, sa spontaneamente di cosa ha bisogno per imparare. Perché dovrebbe essere diverso per imparare a leggere e scrivere e far di conto?
Finché un bambino è precoce o in linea rispetto ai range di età dei programmi ministeriali, è più facile per il genitore dimostrare la bontà della sua scelta di homeschooling; diventa più complicato essere compresi e non sentirsi malgiudicati quando il proprio figlio ha dei tempi che non coincidono con le tabelle di marcia istituzionali.
Per questo motivo è stato un po’ difficile per me quest’anno non fare pressioni a mio figlio. Una parte fragile di me avrebbe voluto che imparasse entro quest’ anno di “teorica prima elementare” a leggere e a scrivere, sarebbe stato molto più “comodo” e maggiormente rilassante, soprattutto pensando ai giudizi esterni. Ma è assurdo credere nei benefici di una pedagogia come l’unschooling e poi di fatto desiderare con una parte di me stessa che Francesco stia all’interno dei range di età delle scuole pubbliche! Quindi ho fatto di tutto per contenermi, anche perché davvero con mio figlio sarebbe solo controproducente fare pressioni. Se dovevo obbligarlo ad imparare, allora per lui sarebbe stata meglio la scuola : una madre che gli toglie la libertà di imparare sarebbe per lui più deleteria di una maestra che lo obbliga ad imparare quando non è il suo momento. In verità poi su quali siano le età migliori per imparare, gli stessi pedagoghi hanno idee diverse e basta leggere e informarsi per venirne a conoscenza.
Il vostro è un caso isolato o avete modo di confrontarvi con altre famiglie che abbiano compiuto la vostra stessa scelta?
Non siamo un caso isolato! Grazie al web abbiamo conosciuto varie famiglie anche di Milano e limitrofi che fanno homeschooling e anche una famiglia in particolare che fa unschooling come noi. Con queste famiglie ogni tanto ci incontriamo di persona o comunque ci parliamo tramite web. Chi ha fatto una scelta come la nostra può più facilmente comprenderci qualora insorgano delle problematiche legate alla scelta di homeschooling. Ma ci tengo a chiarire che abbiamo anche molte amicizie nel nostro quartiere di Milano, e non solo nel quartiere, che non hanno fatto la nostra scelta, ma ci confrontiamo comunque con loro quasi ogni giorno. Ognuno rispetta l’altro nella sua diversità e non ci sentiamo poi così soli ed isolati per la nostra scelta. Siamo sempre tutti così diversi, anche al di là di una scelta come questa riguardo alla scuola familiare! Anzi, tra le amicizie di quartiere, questa nostra scelta ha generato interesse e curiosità di massimo rispetto e anche di stima in alcuni casi. Certo, si può incorrere anche in fin troppo facili critiche .
Come si pone Francesco di fronte a questo suo speciale modo di vivere l’educazione e l’istruzione?
Francesco al momento è molto felice di non andare a scuola ed è anche invidiato da qualche amichetto di quartiere. Per lui tutti sono diversi e, pur sapendo di essere uno dei pochi bambini che non va a scuola, non si sente poi tanto speciale per questo, perché è la sua normalità.
Cosa consigli alle famiglie che abbiano dei dubbi sulla scelta da fare per i propri figli? Come vanno mossi i primi passi verso l’Unschooling?
Ogni persona, ogni famiglia è diversa, posso solo portare la mia testimonianza e dire cosa è stato importante per me. E’ stato utile sviscerare tutti i dubbi sia chiarendomi con me stessa, sia parlandone con varie persone, sopratutto con chi fa già scuola familiare e unschooling e scrivere, leggere , informarmi sui forum e gruppi appositi ( sul mio blog ne elenco alcuni: http://lacasadiserendippo.altervista.org/siti-e-gruppi-sul-web-di-homeschoolers/) Ma la cosa più importante è stata cercare di ascoltare mio figlio, liberando sempre di più la parte migliore che è in me, lasciandomi in definitiva libera di sentire pienamente e più chiaramente quello che già intuivo sul fondo. E’ stato importante quindi : leggere Holt , iscrivermi ai vari gruppi di homeschoolers sul web, conoscere di persona e via web chi lo pratica, informarmi adeguatamente da un punto di vista burocratico sull’iter da seguire e per fare in modo che, come prevede la legge, mio figlio non dovesse fare esami annuali, lavorare su me stessa per cercare di non spingere troppo mio figlio ad apprendere. Per i primi passi burocratici consiglio di informarsi su questo bel blog di Melissa: http://istruzionefamiliare.wordpress.com/come-iniziare-in-pochi-passi/. Infine se si fa unschooling ritengo molto utile tenere un diario delle attività.
Cara Graziella, un’ultima breve domanda. Se dico “lentezza”, a cosa pensi e cosa provi?
Per fare una pianta ci vuole un seme nella terra, l’acqua e il sole ma anche il “suo” tempo. Allo stesso modo ci vuole il “suo” tempo e tanto amore-cura per “fare” un bambino e permettere che cresca liberando la sua potenzialità senza imposizioni , punizioni, repressioni o troppi stimoli. Se una pianta la si tira o la si calpesta, non cresce prima, ma rischia di spezzarsi o di crescere male, la stessa cosa con i bambini, la loro crescita e l’apprendimento naturale. La lentezza è propria della natura, del creare, della crescita, dello sviluppo, del sentire, delle consapevolezza e di una certa fisiologia del nostro corpo, la velocità spesso mi viene da associarla alla tecnologia, ad un certo tipo di pensiero più razionale, ai mezzi di trasporto veloci, ai fulmini e alle idee, non la considero un male in se stessa, mi piace anche la velocità, ma bisogna saperne cogliere i vantaggi, solo finché non collidono e stravolgono equilibri importanti e profondi, finché si riesce a rispettare l’”essere” senza indurlo al “dover essere”.
Imparare a rispettare i ritmi naturali e l’ordine insito nella natura senza stravolgerla, saper aspettare e ascoltare, sarebbe la più grande rivoluzione in molti campi se non in tutti e il mondo intero sarebbe migliore. Infine lento e veloce sono considerazioni spesso soggettive e arbitrarie, che partono da un giudizio esterno di confronto con altri, se ognuno potesse semplicemente vivere il “suo” tempo naturale forse non esisterebbe la valenza negativa di questi due attributi.
Quanta passione, quanta dedizione in queste parole! Grazie infinite a Graziella per aver accettato di condividere anche qui l’esperienza coraggiosa e pacificamente rivoluzionaria della sua famiglia, per averci dato tantissime informazioni utili e un’infinità di spunti riflessivi. Io continuerò ad andarla a trovare nel suo blog e mi lascerò ancora ispirare dai suoi racconti. Una abbraccio a Francesco e a tutta la famiglia! 🙂