Il Solstizio d’Inverno si avvicina, la stagione fredda del ritorno lento alla luce è alle porte. Gli alberi sono ormai spogli, gli orti hanno smesso già da un po’di mostrarsi nel loro sfarzo estivo. La natura ci suggerisce di restare ancora nel raccoglimento e di dedicarci al riposo ma, al tempo stesso, di iniziare a pensare alla semina, a mettere in tavola le carte delle intenzioni.
I propositi per l’anno nuovo che popolano le liste di ognuna/o di noi rimandano sempre al raggiungimento di qualche obiettivo e a condizioni di vita più serene e rilassate. Aneliamo al cambiamento, miglioramento, alla costanza e nutriamo con ardore la speranza di riuscire a tener fede alla parola data a noi stesse/i e ai nostri calendari, planner e agende.
E se invece di limitarci a nutrire la speranza prendessimo a nutrire come si deve il nostro copro?
Il cibo che nutre, al ritmo delle stagioni
Non sempre mangiare significa nutrirsi.
Non sempre il cibo che scegliamo è vero nutrimento.
A volte quel cibo è totalmente scollegato dal battito della Terra, dal quale prende il ritmo il battito del cuore. E allora, cosa succede?
Succede che danziamo fuori tempo, perdiamo il ritmo, ci precludiamo la magia che sgorga, pura e fresca come acqua sorgiva, dalla fonte della sincronia.
Il cibo processato, il non-cibo avvolto in strati di plastica multipli, i prodotti alimentari che potresti trovare ovunque e in qualunque momento dell’anno ti allontanano dalle tue radici e ti impediscono di maturare quell’equilibrio sottile fra l’essere e il fare.
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Il cibo che non racconta storie di attesa e ciclicità, che non conserva istantanee di mani accurate e sguardi attenti, è un cibo che non fa scorrere dentro di te quella linfa necessaria ad allinearti con la tua vera visione, con la tua forza di volontà, con i tuoi sogni, con la manifestazione dei tuoi intenti.
Il cibo che nutre è il cibo che nasce, cresce e si trasforma al ritmo delle stagioni. E’ quel cibo capace di portare dentro di te la forza vibrante degli elementi, quel cibo che ti mantiene radicata e in contatto con la Terra. E senza quel legame, senza quella sacra connessione con lo spazio ed il tempo dell’adesso, è facile che le speranze ed i propositi evaporino senza punto lasciar traccia, se non l’amaro in bocca.
Seminare intenzioni in cucina
Ogni semina richiede la preparazione del terreno. Il tuo seminare intenzioni non è da meno.
Preparare il terreno fecondo a partire dal piatto è il primo passo per avere un corpo sano, una mente lucida, un’energia vibrante e di sostegno. Il primo passo per cominciare nel migliore dei modi il nuovo ciclo ormai alle porte.
Come fare, in pratica?
- Fai pace con la stagionalità e spazia fra ortaggi e frutti invernali come cavolfiore (bianchi, verdi, gialli e viola), broccoli, cappucci (bianchi e rossi), cime di rapa, cavolo nero, cavolo riccio, verza, cicoria, arance, mandarini, pompelmi, kiwi…
- Fai scorta di frutta a guscio, come gli scoiattoli
- Scaldati con brodi , minestre, zuppe ed infusi di frutta ed erbe
- Non dimenticare le spezie come cannella, anice, noce moscata, chiodi di garofano e cardamomo
Ricetta invernale
Per restare ancora sul pratico, dato che credo, fortemente credo, che la cura della dimensione materica e fisica sia necessaria per lo sviluppo e l’evoluzione dello spirito (qui inteso anche come determinazione nella realizzazione di obiettivi futuri), ti lascio una ricetta invernale facilissima da preparare ma che ti riporterà dritta all’essenza del qui ed ora, nel tempo e nello spazio.
Ingredienti:
500 g di fusilli integrali (per me, bio da pastificio artigianale locale)
150 g di carote
150 g di porro (anche la parte verde)
300 g di cavolo nero
80 g di mandorle
1 cucchiaino di succo di limone fresco
olio evo
sale marino integrale
Procedimento:
ridurre a cubetti le carote e affettare finemente il porro per ammorbidirli poi in un finto soffritto di olio (2 cucchiai) e acqua (4 cucchiai). Intanto lavare il cavolo nero, eliminare le parti di gambo più coriacee ed eventuali filamenti. Affettare le foglie ed i gambi più teneri e frullare con olio, limone e sale, fino ad ottenere una cremina. Aggiungere infine le mandorle precedentemente tritate e frullare ancora per amalgamare il tutto. Quando sarà cotta, scolare la pasta direttamente nella padella (tenendo da parte un po’ di acqua di cottura) con porro e carote, poi aggiungere la crema di cavolo nero e mandorle e mescolare. Se serve, aggiungere poca acqua di cottura per rendere tutto più cremoso.
Una di quelle ricette che rappresentano a pieno la mia ide a di cucina radicata.
Prova a realizzarla, fotografala e postala su Instagram con l’hashtag #cucinaradicata, e non dimenticare di taggare @naturalentamente, così potrò condividerla nelle mi storie!