Se siete genitori vi sarà sicuramente capitato di sentir parlare dei terribili due anni. Ovvero, la funesta fase di crescita che investe i bambini intorno ai 24 mesi di vita, rendendoli tirannici, prepotenti, cocciuti, saputi, spericolati, aggressivi. Una specie di mutanti. 🙂
E’ una fase in cui impera un profondo bisogno di autodeterminazione, in cui i nostri figli realizzano più o meno inconsciamente di avere una identità propria, di essere individui capaci di scegliere, dire e fare senza l’intervento di un adulto. Tutto ciò può comportare un repentino cambio di temperamento dei nostri cuccioli, di fronte al quale rimaniamo spiazzati e scioccati.
All’improvviso veniamo travolti da una valanga di “No!” e “Non voglio!”, di strilli e “E’ mio”, di pianti disperati e “Da solo/a!”. Spesso ci sentiamo dire che i nostri bambini sono capricciosi, che non dobbiamo lasciarci piegare dalle loro pretese, che non dobbiamo dargliela vinta, che qualche punizione o sculacciata a volte fa bene. Ma non è questa la soluzione. I terribili due anni sono un passaggio fisiologico di ogni bambino che deve aprirsi al mondo e fronteggiarlo con durezza e arrabbiature creerebbe solo ulteriore caos. Mai come in questo periodo sembra indispensabile armarsi di pazienza: quella sacra pazienza zen atta a darci conforto nella certezza che è solo una fase e che passerà.
Ricordo i terribili due anni di Attilio con un certo affanno. Dai 16 mesi a poco dopo il suo secondo compleanno lui, lo gnomo, si era trasformato in un lupetto famelico che mordeva ogni essere umano dagli 0 ai 5 anni. Un vero incubo. Aveva adottato il morso con rilascio ritardato come suo personalissimo biglietto da visita. Guance, polpacci, mani, pance…tatuaggi a destra e manca per dimostrare che lui c’era, che era pieno di vita e che voleva viverla. Io e Marco eravamo abbastanza disperati: sempre fermi sulla decisione di non punirlo o di non mortificarlo di fronte agli altri, ci sentivamo però in dovere di prendere provvedimenti, soprattutto quando ci trovavamo di fronte i genitori delle vittime che ci guardavano con sdegno ansiosi di assistere ad una bella scenata punitiva. Era evidente che Attilio non si rendesse conto della gravità della cosa e che i suoi morsi fossero solo un modo di esprimere tutta la sua energia e il suo enorme entusiasmo per le nuove conoscenze e situazioni. Tutto quello che io e suo padre potevamo fare era chiedere scusa al bambino ed ai genitori e rassicurare il nostro gnomo sul fatto che noi c’eravamo comunque, anche se aveva fatto del male a qualcun altro, anche se quei morsi erano una cosa che non doveva essere fatto perché facevano del male a dei bambini come lui. Evitavamo gli incontri ravvicinati con i coetanei senza la nostra supervisione, e cercavamo sempre di anticipare qualche sua mossa inconsulta osservandolo attentamente ed essendo sempre presenti. Ricordo di aver chiesto aiuto persino alla pediatra in un momento di disperazione. E lei mi disse: “Dovete avere pazienza, passerà. Intanto fategli sempre capire che lo amate per com’è”.
E infatti è passata la fase dei morsi, così com’è passata la fase dei pianti a dirotto con urla e calci annessi quando giungeva l’ora di rientrare a casa e di andarsene dai giardini. Ho ancora ben chiaro nella testa quel pomeriggio in cui sono andata da mia madre in lacrime perché Attilio aveva fatto una sceneggiata napoletana al parco giochi e non c’era stato verso di farlo ragionare e di calmarlo, con il risultato che avevo dovuto caricarlo di forza in macchina, e scappar via in preda alla vergogna (sotto gli sguardi allibiti delle altre mamme). Ero scoppiata a piangere perché mi sentivo fallita e continuavo a ripetere a mia madre che se mio figlio era così forse era per colpa mia… Anche in quell’occasione sono stata tranquillizzata: non ci sono colpe o meriti, ogni bambino è a sé ed ha le proprie esigenze ed i propri metodi comunicativi.
Elena ha compiuto 2 anni lo scorso 5 gennaio: aspettiamo fiduciosi che i suoi terrible twos passino in fretta. La piccola guerriera di casa pretende di fare tutto da sola: lavarsi i denti, vestirsi, mettersi le scarpe, farsi la doccia, versarsi l’acqua nel bicchiere. Rifiuta il seggiolone e vuole camminare per strada senza dare la manina. Ottimo! Rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di coinvolgerla in situazioni che possano placare la sua sete d’indipendenza. Se si va a passeggio, si va in campagna o in zone poco trafficate, in modo che lei possa camminare da sola senza alcun pericolo, cogliendo l’occasione per insegnarle l’importanza del marciapiede e delle righe bianche ai lati della carreggiata. Quando è ora di prepararsi per uscire, lo si fa con un certo anticipo, in modo che lei abbia il tempo di trafficare con i suoi vestiti e le sue scarpe per un po’, mentre noi comunque continuiamo ad offrirle il nostro aiuto. Quanto al mangiare e lavarsi da sola, l’unica cosa che possiamo fare è avere fiducia nelle sue capacità e rinunciare ad un pavimento pulito. 😛
Pochi giorni fa ho letto proprio sul web, nel sito di una mamma blogger, un articolo riguardante i capricci. La mamma in questione sosteneva che non sempre i capricci sono espressione di un bisogno o di una richiesta e che a volte sono semplicemente delle prese di posizione dei bambini, fini a se stesse, volte a far perdere la pazienza ai genitori. Io non sono affatto d’accordo. Anche se io stessa cado a volte nel tranello del “capriccio”, sono fermamente convinta che ogni pianto, ogni rifiuto, ogni protesta, anche se furibonda, abbiano le loro ragioni d’essere. Quando Elena si butta sul pavimento urlando a squarciagola che vuole andare da nonna Nenella in un orario improponibile forse lo fa perché si sta annoiando e perché noi non le stiamo dando le giuste attenzioni. Quando si impunta correndo per casa con dei cd in mano insistendo che lei vuole metterli nel lettore e fare tutto da sola, non possiamo mica biasimarla. A casa nostra la musica è un rito ed è normale che, a forza di vederci maneggiare cd, lei voglia imitarci ed imparare a fare quello che facciamo noi. Dire “No!” o vietarle di toccare lo stereo non è la soluzione, e sarebbe anche ingiusto, a mio parere. Così, come abbiamo fatto con il fratello, a suo tempo, abbiamo messo uno sgabello accanto al mobile-altare musicale e costantemente stiamo accanto a lei quando raggiunge lo stereo, per spiegarle quali sono i tasti da toccare, insegnandole come si tiene un cd, facendoci aiutare anche da Attilio, che ormai è un esperto in materia e che ha un forte ascendente sulla sorella. 🙂
Naturalmente ogni bambino è un mondo unico ed irripetibile e starà alle singole famiglie elaborare delle strategie efficaci per arginare il caos emozionale di un duenne. Quei terribili due anni altro non sono che una lotta continua verso l’indipendenza che procede di pari passo con la ricerca constante di conferme e sicurezza da parte dei genitori. Così succede che Elena, maestra d’indipendenza e regina d’autonomia, di notte torni a voler ciucciare la tetta con la stessa frequenza di quando aveva qualche mese o che cerchi disperatamente il babbo per poi sequestrarlo sulla poltrona finché non le abbia letto almeno 6 libri della Pimpa. 😀 La voglia di diventare grande che caratterizza i terrible twos è direttamente proporzionale all’esigenza di avere un porto sicuro in cui rientrare, un nido sempre a disposizione in cui trovare conforto e potersi ricaricare delle energie necessarie a ripartire verso la scoperta del mondo.
Con due esperienze alle spalle, di cui una ancora in corso, posso stilare una breve lista di trucchi per non soccombere ai nostri terribili e tenerissimi duenni.
Ecco 5 modi per sopravvivere ai terribili due anni:
- dare sempre possibilità di scelta per far passare il messaggio che loro sono liberi e che non ci sono imposizioni: (se non vuole mettersi i calzini: “Vuoi i calzini verdi o quelli nuovi?”); offrire delle alternative, evitando un secco no (se vuole salire sul davanzale della finestra, ad esempio, proporre un gioco con l’acqua o un’altra attività simil-proibita, da grande, come lavare i piatti o pulire gli specchi)
- avvertire e aggiornare in anticipo i bambini delle cose che si intendono fare in modo da non interrompere bruscamente le loro attività e i loro giochi, andando incontro a sicuri tumulti
- motivare con calma e spiegare con tranquillità zen ogni decisione, ogni no, ogni briciola…è anche un buon esercizio meditativo per noi grandi!
- non abbiate aspettative e non fate confronti con gli altri bambini: non ci sono bambini bravi e bambini cattivi, ma solo boccioli di rosa che devono ancora sbocciare e che non possono farlo tutti assieme nello stesso istante e con le stesse modalità!
- prendetevi qualche minuto di tempo per realizzare il barattolo della calma montessoriano, un prezioso alleato nei momenti bui in cui non si sa come risolvere la situazione. Tutto quello che vi occorre è un barattolo di vetro a chiusura ermetica, dell’acqua, del colorante alimentare e paillettes o brillantini. Questo magico barattolo catturerà al volo l’attenzione dei vostri piccoli tiranni infuriati e infonderà la calma che solo una visione insolita può dare. Riponete il barattolo in un luogo segreto, fuori dalla portata dei bambini e usatelo nelle emergenze: sorpresa ed incanto saranno dalla vostra e sortiranno un magnifico effetto ipnotico-meditativo. 😉
C’è poi il trucco più antico del mondo che si commenta da solo e non ha bisogno di presentazioni: LA TETTA!!!!! 😀
E voi, siete stati o siete alle prese con i terribili due anni dei vostri bimbi? Come affrontate questa fase?
Buona fortuna, famiglie!! 😛
Ah! Visto che alcune lettrici del blog che non mi seguono su fb si son dimostrate curiose, pubblico anche qui il menu del compleanno di Elena, tutto autoprodotto da me. 🙂 Soddisfazioni… 😉
Francesca
Non sono mamma, ma zia di una bimba di 2 anni che sta vivendo questa “terribile” fase! Purtroppo assisto sgomenta alle scenate isteriche che la bimba mette in atto ad ogni “no” che riceve e mi rendo conto che non avrei mai la pazienza adatta ad affrontare una situazione del genere. Il tuo articolo è bellissimo e la mia stima nei tuoi confronti è moltissima. Ma ogni volta che sento un bimbo urlare il mio istinto è fuggire altrove. E allora mi chiedo se sarei mai in grado di fare la mamma….
naturalentamente
Cara Francesca, ciao! Benvenuta!
Quel tipo di pazienza che ti fa resistere alle scenate di cui parli credo sia qualcosa che sgorghi istintivamente da dentro nel momento stesso in cui diventi genitore…quando lo diventi per Amore e in piena consapevolezza. Anche io non credevo di poter essere capace di affrontare notti insonni con i bimbi in braccio! 🙂 E quando vedevo dei bambini estremamente vivaci, al limite del sopportabile, mi dicevo che se mai fossi diventata mamma non avrei assolutamente permesso ai miei figli di comportarsi così… 😀 E invece, mi ritrovo mamma di due terremoti, due mine vaganti che hanno messo in discussione tutte le mie certezze e che mi hanno spronata a ri-vedere tutto da un’altra prospettiva. Ed ogni giorno è una grande scoperta… Che poi a volte mi venga voglia di fuggire altrove per non sentirli urlare, non posso mica negarlo!!! Ma faccio un grande respiro e li sbatto fuori in giardino e nel campo, li lascio sfogare come dei selvaggi finché non hanno più energie, facendoli rientrare in casa solo quando sono esausti 🙂
Ogni donna è in grado di fare la mamma…abbiamo una memoria ancestrale dentro di noi, che ci fa custodi della vita. Basta non porsi troppe domande e non filtrare sempre tutto con eccessiva razionalità. La maternità, secondo me, è istinto, è il respiro animale più selvatico, è un meraviglioso insieme di competenze innate di cui dobbiamo fidarci ciecamente.
Un abbraccio di luce,
V.
Aga
Vale il fatto che Elena vuole fare le cose da sola è solo un fatto positivo e bisogna approfittarne e non negare questa voglia di fare. Anche Anastasia ha cominciato molto presto ad aiutare nelle faccende domestiche (l’ho sempre lasciata fare, anche se ad esempio era capitato che ha rotto un bicchiere mentre lo caricava nella lavastoviglie) – pira mi ricordo che ho anche scritto un post a riguardo, intitolato “Io, io! Voglio fare io!” o qualcosa di simile…;-)))
Anastasia ancora adesso (fra poco compie 3 anni) non vuole essere aiutata, ma grazie alla sua tenacia è da tempo che è capace di vestirsi da sola. I terribile two sono terribili, ma come dici tu, è un passaggio fondamentale che dobbiamo attraversare insieme ai nostri bambini… Ora aspetto che a tutti noi si affianca pure Adele, che è quasi ora:-D
Un bacione e tanti auguri ancora alla tua piccola guerriera!
naturalentamente
Grazie per essere passata di qua e per aver lasciato la tua testimonianza, Aga!
Un abbraccio a tutti voi e a presto :*
Daria
Io ho passato questo periodo con entrambe le mie bimbe senza rendermene conto e per motivi diversi. Ti spiego. Alice è sempre stata più posata negli atteggiamenti e avendo letto dei terribili due pensavo chissà che cosa invece sono riuscita a far fronte senza troppi problemi a questa fase, forse perchè stavo aspettando Elena e mi sono dedicata molto ad Alice durante tutta la gravidanza. Elena invece ha di suo quello ceh viene definito un “caratteraccio”: ha sempre avuto questi atteggiamenti di forte autodeterminazione, fin da neonata, le scenate sono il suo pane quotidiano, i consigli e la famosa frase “Sarà un periodo, vedrai che le passa” si sprecano. Ecco ormai io rispondo che no, non è una fase, è lei, il suo modo di essere e noi dobbiamo accettarlo per come è, allo stesso modo in cui abbiamo accolto la calma di Alice. Solo in questo modo se ne esce e infatti da quando accettiamo questo suo modo d’essere tutto fila un po’ più liscio… 😉
naturalentamente
Che belli questi bambini tutti diversi ed unici!
Grazie per la tua testimonianza, Daria. Un caro abbraccio
Dida
Grazie per il menù! Hai fatto un ottimo lavoro!
Grazie anche per il barattolo della calma, non lo conoscevo. Si puù mettere anche tempera blu? Così lo faccio subito!
Anche se per fortuna grosse crisi non ci sono! Soli è una bimba calma ma ha un carattere detrminato e in effetti a volte penso che i suoi terrible two siano iniziati quando è nata!!!
naturalentamente
Il menu l’ho pubblicato proprio pensando a te…ma farti una dedica palese mi sembrava discriminante! ahahahahah!!!! 😉
Per il barattolo della calma, non so se la tempera possa andar bene: forse alla lunga depositerebbe sul fondo o magari macchierebbe il vetro rendendo la magia brillantinosa meno efficace…
Federica Cinti
Grande Vale….io non ho la tua pazienza e tranquillità zen. Mi rendo conto che nel delirio di ogni giorno ci si dimentica delle regole basi: ascolto, ascolto, ascolto. Fretta, ansia, etc etc non aiutano. Grazie di aver “rispolverato” queste semplici regole. Un bacio grande grande mamma super coraggiosa zen e grazie!
naturalentamente
Fede, non credere che io sia sempre calma e saggia…anche io cado rovinosamente in preda alla “disperazione” di fronte a certe scene dei miei cuccioli. Elena ha un carattere molto forte, è davvero tanto cocciuta e spesso sembra chiudere ogni porta alla comunicazione: tutto il mondo deve girare come dice lei. Ma mi faccio coraggio con la convinzione che tutto accade per un motivo e quindi prendo un bel respiro profondo e comincio a cercare con lei la causa di questi suoi comportamenti. Non è sempre così facile…ma se ce la faccio io, può farcela chiunque! 😉 :*
delia
Vale cara,leggo adesso a distanza di un anno, questo tuo bellissimo articolo essendoci capitata per caso saltellando nel tuo blog che a me piace tanto. E ora che sei alle prese con Stellina e i terribili due anni saranno nuovamente tema nella tua famiglia,ti immagino affrontare la tempesta dei no e delle proteste della seconda piccola guerriera di casa,con la calma e la saggezza di un vecchio lupo di mare….☺Per inciso concordo con te sul significato dei capricci,sul non usare punizioni ed umiliazioni,sul fatto che fare la voce grossa non serva a molto e sul fatto che ci vuole moooooolta pazienza e disponibilità. Disponibilità a mettersi in discussione, ad ammettere a volte di non sapere che pesci pigliare, avere il coraggio di sfidare leggi non scritte,sguardi increduli, ansiosi o francamente critici delle altre mamme che invece sembrano aver acquistato sicurezza, nonchalance e obbedienza cieca dei loro pargoli a chili nel supermercato sotto casa mentre noi brancoliamo nel buio più totale dell’autocritica……Ci vuole coraggio per andare controcorrente soprattutto in campo educativo ma alla fine sono convinta che paghi aver investito in conoscenza,dubbi e ricerca.Infine bellissimo il tuo barattolo montessoriano. E grazie per aver ammesso con franchezza e coraggio che anche voi come genitori ed i tuoi bimbi siete umani e non una famiglia perfetta tipo mulino bianco! Che sollievo per me,credimi!!! Un abbraccio,splendida mamma❤
naturalentamente
Cara, che bello leggerti qui.
Purtroppo la voce grossa scappa anche a noi e a volte la calma zen se ne va dritta a quel paese con tutti i nostri buoni propositi. Ma poi si guardano i figli negli occhi e si chiede loro scusa, ammettendo i propri errori, e tutto si sistema. Credo che sia importantissimo ed educativo anche mostrare ai bimbi che gli adulti non sono perfetti, che possono sbagliare e che sanno però chiedere scusa.
Baci,
Vale
Claudia
Grazie… perchè mio figlio ha quasi 17 mesi, morde come un dannato e nella chat dell’asilo già è caccia al morsicatore folle e io mi sento inadeguata e poi sono iniziate le urla e non vuole più mettersi le scarpe e ciuccia la tetta come un dannato. Sapere che non sono sola, che passerà e che ci sono modi più zen per vivere questo… fa star meglio. Grazie!
naturalentamente
Cara Claudia,
benvenuta!
Ti abbraccio con tutta la solidarietà di cui una mamma può essere capace.
Grazie a te per aver condiviso qui la tua esperienza…servirà anche questa come conforto a tante altre mamme come noi.
A presto,
Valentina