Succede che in questo periodo mi prenda spesso una dolce languida malinconia per i momenti vissuti negli ultimi sette anni,
da quando la mia vita è cambiata (in meglio!).
Succede che la malinconia si trasformi immediatamente in gratitudine per tutto ciò che ho potuto ricevere ed esperire.
Succede che mi sieda ad osservare questo tempo che passa senza punto battere ciglio, poiché è così che deve andare.
Perché questa è solo una minuscola parte della nostra infinita esistenza
ed il tempo lasciatoci alle spalle non deve che essere una grossa occasione
di radicamento e presenza nel momento attuale.
Penso che appena 7 anni fa (eppur sembra una vita intera)
ho incontrato Marco per la prima volta, l’ho studiato,
l’ho un po’ detestato, per poi innamorarmene senza soluzione.
Penso alla nostra fuga d’amore all’Argentario,
alla notte lunare trascorsa nelle acque del fiume caldo e sulfureo di Saturnia,
alla casa nei campi che è stato il nostro primo rifugio.
Penso ai nostri figli, arrivati sempre come una sorpresa,
anche se ogni volta chiamati a noi con amore e impaziente attesa.
Penso al peregrinare della nostra famiglia di casa in casa,
alla ricerca del terreno giusto per mettere quelle radici
che ci permettano anche di volare, ogni tanto
(e penso che abbiamo ancora innumerevoli strade ed orizzonti davanti a noi).
Penso allo gnomo samurai che sta per compiere 6 anni
e che ha concluso un ciclo della sua vita
per iniziarne un altro, molto importante.
Penso ai capelli di Elena, che non crescevano mai,
e che adesso sono degli splendidi ricci ribelli e testardi, proprio come lei.
Penso all’attesa di Stella e al suo arrivo fra noi,
a quanto sembra tutto così lontano
eppure così pulsante, ancora, in ogni fibra del mio corpo.
E penso, appunto, al mio corpo.
A questo involucro che a volte non riconosco, perché così diverso e trasformato da quello che abitualmente vedevo allo specchio fino a 7 anni fa.
Allora lo guardavo con occhi inconsapevoli e ansiosi:
lo vedevo imperfetto, ma fresco, tònico, giovane.
Oggi lo guardo con occhi più saggi e generosi:
lo vedo imperfetto, maturo, morbido, in continuo divenire.
Vedo il seno cambiato nella forma, nelle dimensioni.
Vedo e sento i bacino più aperto e sicuro;
la pancia tonda,
a dirmi che mai dimenticherà di essere stata
sorgente e rifugio per tre piccole vite.
Percepisco i piedi più saldi e le gambe più forti.
Osservo le nuove rughe di espressione;
le macchie sulla pelle del viso,
comparse con le gravidanze e restate lì a ricordarmi che tutto è amore.
Rimpiango i capelli lunghissimi della scorsa estate,
ma tanto so che stanno crescendo e che li riavrò presto.
Poi, subito dopo, rimpiango i tempi in cui mi rasavo a zero, di notte,
per svegliarmi al mattino libera e più leggera di qualche etto
(ma non ho più la macchinetta!).
Mi rendo conto di quanti ricordi, immagini, esperienze
abbiano sedimentato dentro di me
e sono grata ad ognuno di essi
per aver condotto la mia esistenza fino a qui,
presente momento di serenità e soddisfazione.
Rifletto sul tempo che passa,
mi interrogo sul futuro prossimo e lontano.
Sogno senza aspettative,
ma col cuore ampio in respiro e desideri.
Lascio che il tempo scorra come vuole:
a volte lento, a passo di noia e meditazione;
a volte veloce, a passo di creatività e passione.
Non mi oppongo,
mi lascio andare sul suo flusso.
Vivo e sorrido,
nel qui ed ora,
perché il presente, si sa, è un dono.
Siamone grati.
Om Shanti.
Irene
Grazie Vale ! Questo racconto tradusa di gioia e serenità ! Bello bello bello ! Ps.e pensare che io ho sempre considerato la mia pancia post 3 parti come un terribile nemico da combattere … dopo la tua dolcissima descrizione invece la vedo come un bene prezioso da sfoggiare con fierezza 😀
naturalentamente
Ire, sei bellissima!!!
Un abbraccio, spero di vederti presto! :*
Elisa
Pura poesia!
Mi commuovi ogni volta!
Grazie grazie grazie delle parole che ci doni!
naturalentamente
Benvenuta Elisa!
Grazie a te, per il bel commento.
Un abbraccio e a presto!
Valentina