Ti alzi un lunedì mattina qualunque, qualche minuto prima dell’appuntamento quotidiano con la sveglia, fissato per le 6.50. Vai in cucina, apri la finestra, apri le persiane e…ti distendi in un sorriso panoramico che abbraccia tutto l’orizzonte di fronte a te. Che riempie tutto lo spazio bianco e soffice fra il tuo naso e quell’orizzonte.
Nevica. Nevica. Nevica!
Aspetti la neve da più di un anno, con lo stesso fremito in gola che avevi da bambina, lo stesso che provano i tuoi figli. Avevi ormai perso le speranze di vederla: i giacinti sono in fiore, i bulbi dei tulipani si sono risvegliati, il prugno è pieno di gemme.
Marzo, il mese della Primavera, è vicinissimo.
Ma il 26 febbraio l’Inverno decide di mostrarsi in tutto il suo splendore, in tutta la sua potenza, portando stupore negli animi e meraviglia dietro agli occhi.
Sono giorni di nasi contro i vetri delle finestre, di foto, di impronte, di scuole chiuse.
Giorni di stufa a legna sempre accesa, di dolci sfornati oggi-sì-e-domani-pure, di tornei a Uno, di acquerelli e collages. Giorni di scivolate col bob, con lo slittino, coi sacchetti di plastica giù per il campo sotto casa. Di risalite lente e faticose e ghiacciate su per la collina, di guance rosse, di capelli bagnati e di bob (o slittini) che fuggono dalle mani immobilizzate dal freddo e prendono a scivolare a tutta velocità verso il fosso, fin dentro al fosso. Giorni di infusi di zenzero e limone, di cappuccini caserecci con latte di riso e nocciole, di cartoni animati davanti al fuoco, di pisolini tutti insieme sul divano.
E’ martedì, e ancora nevica. Tanto.
E tu senti che la bellezza della natura sta anche nel doversi inginocchiare al suo cospetto. Non si va a lavoro, le strade sono impraticabili, tutto è seppellito dalla neve. E’ un po’ come vivere un secondo Natale, nella più romantica frugalità. Si mangiano polenta e fagioli, mele cotte e biscotti…zuppe, patate al forno. Si mangia quel che c’è in dispensa e nel congelatore, senza troppe pretese, ma con gran gusto e soddisfazione. E si pratica yoga di buon mattino, ponendo il cuore al di sopra della testa.
E’ mercoledì, e oggi splende un bel sole.
Risvegli lenti, di coccole sul lettone, libri letti e raccontati, spremute d’arancia e passeggiate. Incontrare la gente del paese finalmente in giro a piedi. Grata alla neve per essere anche motivo di avvicinamento umano, di partecipazione ( spaliamo insieme, ‘che in due facciamo prima), di condivisione (ho un paio di stivali in più in soffitta, te li passo!). Vivere la strada come luogo di parità, in cui anche i bambini possono passeggiare in tutta sicurezza (salvo qualche scivolone sul ghiaccio!). Riempirsi la memoria di scorci suggestivi, fra foglie d’ulivo ghiacciate e fiori di mimosa che punteggiano un ondeggiante manto bianco. Godere della luce del sole riflessa dai cristalli di neve, che ti scalda la pelle, che ti abbaglia la vista, che ti avvolge con una sorta di euforica energia.
Giovedì, scuole ancora chiuse.
Si va aletto quando ci pare, ci si sveglia quando ci pare, si mangia quando ci pare, si fa quel che ci pare. E intanto nevica. Ancora.
Il pupazzo di neve è ormai sparito, il passaggio scavato con la pala di nuovo imbiancato, le stalattiti di ghiaccio sempre più spesse, sempre più acuminate. Ancora libri davanti al fuoco, ancora merende a tutte le ore, ancora gare di bob giù per il campo, ancora pelle screpolata per il freddo, ancora lotta di cuscini sul letto, ancora foto e impronte e palle di neve lanciate a tradimento.
Con venerdì arriva la pioggia, e un po’ di malinconia. Ma la lentezza e la calma del non dover fare persistono. Tutt’intorno regna ancora il bianco, a rendere ogni cosa più pura, più pulita, più sincera. Le scuole sono ancora chiuse e la sveglia non suona più da quattro giorni, ormai. Non suonerà per i prossimi quattro (ponte neve-elezioni). Il babbo è tornato a lavoro, ma il fuoco nella stufa continua a scoppiettare in attesa del suo rientro a casa e dell’ennesimo torneo di Uno. E’ già marzo e la malinconia lascia subito spazio al desiderio di Primavera, con le sue semine, i suoi fiori, gli insetti, le ore spese all’aria aperta, le giornate che si allungano. Vòlgo pensieri di gratitudine per queste giornate sospese nel tempo e nello spazio, che mi hanno permesso di comprendere quanto io debba ancora imparare sul fronte della calma e della lentezza. Che mi hanno ispirata, motivata, consolidata. Pronta per proseguire il cammino, braccia spalancate ad accogliere i doni e le sfide che la prossima nuova stagione ci proporrà.
Piove…ed è passato anche sabato.
Dida
Svegliarsi con la neve…celo! Scuole chiuse…celo! Slittino…celo! Bob… celo! Acquerelli…celo! Tornei a Uno….celo! Sfornare dolci…celo! Prestare vestiti da neve…celo! Però le corse giù dal monte…manca purtroppo… Libri davanti al fuoco…manca. La neve qui in pianura è durata 2 giorni, poi si è sciolta con la pioggia! Ma ci ha fatto davvero sognare! Per fortuna abitiamo vicino alla Lessinia e d’inverno spesso facciamo gite domenicali in montagna! Perciò cara neve …a presto!
E tu cara Vale, come la neve sei: collettiva e plurale. Bacio
naturalentamente
Abiti vicino alla Lessinia? Che bello!!! Io ho vissuto per anni in quelle zone… Grazie per lasciare sempre un tuo pensiero qui. Ti abbraccio
Mariavittoria
Leggendo il tuo pensiero sono riuscita a vedere ciò che hai precisamente descritto…non con gli stessi affetti ovviamente 😉
è sempre un immenso piacere, grazie.
Mariavittoria
naturalentamente
Grazie infinite, cara. Sei sempre la benvenuta, qui…
Mille baci