Dopo tre incontri di meditazione presso il Centro di meditazione e di crescita spirituale Acarya, eccomi a raccontare la mia esperienza di risveglio e ritorno all’io più vero e profondo.
Qualche anno fa ho sentito il bisogno di cominciare un lavoro spirituale che mi riportasse al centro di me stessa ed ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada le persone giuste che mi hanno guidata e consigliata nelle pratiche meditative da seguire per realizzare il mio intento. Dopo aver sperimentato lo yoga Nidra, le visualizzazioni, la meditazione attraverso la colorazione dei mandala, finalmente ho incontrato la Kundalini di Osho.
Strutturata in 4 momenti, della durata di 15 minuti ciascuno, la meditazione Kundalini è una meditazione dinamica, ideata dal maestro Osho per avvicinare l’uomo occidentale alla contemplazione e al risveglio del sé in modo graduale.
La prima parte consiste in uno scuotimento del corpo che parte dai piedi e risale su per le gambe e il busto, attraversando tutto il corpo, fino ad arrivare alle braccia e alla testa. Lo scuotimento è accompagnato e stimolato da una musica che via, via, si fa sempre più intensa e penetrante, tanto da dare l’impressione di scaturire dalle viscere della terra. Le piante dei piedi vibrano sottilmente sotto la spinta di quei suoni e presto una tempesta di fremiti investe tutte le membra. Il corpo si libera da tutte le tensioni, la mente comincia a vuotarsi e i pensieri che la bombardano sono sempre meno invasivi…scorrono via. E lasciano spazio ad immagini, messaggi dal nostro spirito. Cos’avrà voluto dirmi quel maestoso possente albero dalla folta chioma, albero di luce verde smeraldo e blu cobalto?
La seconda parte è scandita da una musica che richiama fortemente un’atmosfera panica ed è volta al libero movimento, alla danza spontanea e liberatoria. Ad occhi chiusi, come durante tutta la meditazione, ci si lascia trasportare dai suoni, respirandoli e traducendoli in gesti. Mi è capitato di trovarmi nel bel mezzo di una danza tribale, a piedi nudi, attorno ad un grande fuoco, circondata da polvere e da presenze vocianti e animalesche. La razionalità tentava di far ingresso nella mia mente suggerendomi che, no, non ero coinvolta in nessun rito primordiale ma, come ogni altro pensiero che sopraggiunga durante la meditazione, l’ho riposta in un cesto e l’ho lasciata scorrere via sulle acque di un fiume. E’ il momento del calore, della spontaneità, della preparazione alla calma.
La terza parte è respiro. Seduti nella posizione del loto, in totale armonia con le anime che stanno meditando al nostro fianco, eppur soli con noi stessi nell’ascolto del vuoto. La musica è un un sibilo…un gemito di pace. Si annoda alla gola e può esplodere in lacrime. E’ luce. E’ immagine divina. Mentre consapevolizziamo l’entrare e l’uscire dell’aria che fa espandere e contrarre il nostro ventre, nello spazio buio dietro la fronte, in silenzio, lo schiudersi del terzo occhio. Una sorgente di saggezza, un abbraccio che accoglie e dilaga e fluisce… e scioglie ogni nodo.
La quarta parte è silenzio e abbandono. Stesi a terra, le membra totalmente rilassate, ci si lascia sprofondare nel pavimento. Ogni inspiro raccoglie nuova aria fresca, ogni espiro lascia andare le residue tensioni e gli ultimi sedimenti di pensieri. Si volge l’attenzione allo spazio vuoto all’interno del nostro corpo, in cui si muovono le correnti di luce e di Kundalini: “il flusso di energia e consapevolezza che esiste in ognuno di noi”.
“Il simbolo chiamato “caduceo” rappresenta il flusso dell’energia Kundalini. Mostra due serpenti attorcigliati attorno a un bastone. Nella mitologia i serpenti sono spesso associati alla saggezza. Il percorso che l’energia Kundalini fa, andando su e giù per la spina dorsale, è serpentino.” ( Kundalini Yoga – The flow of Eternal Power, di Shakti Parwha Kaur Khals)
In questo quarto momento di meditazione si rivivono le precedenti fasi attraverso le sensazioni che suggerisce il corpo, sotto la sola guida del respiro e si ha la chiara percezione di ogni singola parte del nostro essere. Lo sprofondamento nel terreno può lasciare spazio ad un forte senso di leggerezza, in cui ci si potrebbe sentire quasi come sospesi in aria e fluttuanti. I suoni e rumori che provengono dall’esterno si uniscono in perfetta armonia al nostro silenzio interiore, non costituendo affatto elementi di disturbo, ma parte integrante del qui e ora. Tutto concorre al compimento di una meditazione profonda e liberatoria. Sarà il suono delle campanelle a riportare l’attenzione verso la realtà fuori di noi. E piano piano, cominciando a muovere dolcemente le dita dei piedi, delle mani, il collo, le braccia, si riprenderà contatto con lo spazio e con il mondo.
Dida
Uuuaaaaaooooo, davvero interessante. E i tuoi racconti sono sempre precisi ma fluttuanti! Ci porti propio lì, sentiamo le emozioni, respiriamo l’energia, ci abbandoniamo con te,grazie grazie!
naturalentamente
Grazie a te per seguirmi sempre con tanta partecipazione! A presto, cara Dida! Baci
massimo
Bella spiegazione ed utile riassunto …ora resta da sperimentare.
Grazie mi è stata utile
Ciao
naturalentamente
Grazie a te, Massimo, per essere passato di qui.
Felice di esserti stata d’aiuto.
Buona meditazione!
A presto,
Valentina