“Luna di luglio luna sciroppata
aprimi la porta fammi dare una leccata
fammi portare nel fienile fammene fare delle belle
spegni pure la candela ma accendi un po’ di stelle ”
-Massimo Bubola-
Quella di ieri è stata proprio una serata da luna sciroppata. Luna piena immensa e candida che ci ha investiti con tutta la sua carica di dolcezza ed armonia.
Una di quelle serate improvvisate, iniziata col babbo che torna prima dal lavoro e rotolata allegramente verso il buio senza che nemmeno ci accorgessimo del trascorrere del tempo.
Usciamo di casa con la sola idea di andare a comprare dei cartoncini grezzi da utilizzare come inviti per la festa del nostro matrimonio (sììììììììì!!!!!! il 21 settembre ci sposiamo!!!!! 😀 ), ma poi Attilio ci chiede una passeggiata a piedi e lo accontentiamo.
Siamo a Jesi. Dopo giorni di pioggia, finalmente una tregua. Pomeriggio mite sotto un cielo azzurro segnato da bianche nubi. E’ venerdì, e si percepisce l’aria sollevata della gente che è pronta per l’ozio del fine settimana.
Piazza della Repubblica è piena di bambini su pattini a rotelle, presi dalle prove per lo spettacolo che ci sarà in serata. Ci fermiamo un po’ a guardare: Attilio è catturato dalla musica e balla, Elena rincorre un cagnolino e si tuffa a terra per parlargli guardandolo negli occhi.
Proseguiamo la passeggiata e ci imbattiamo in un mercatino dei bimbi: affollate (e disordinate 🙂 ) bancarelle con tutto ciò di cui i piccoli venditori vogliono disfarsi…1 euro, 2 euro e passa la paura! Noi, manco a dirlo, ci siamo aggiudicati un paio di bei libri.
Io e Marco siamo rilassati. Ci muoviamo con lentezza senza preoccuparci dell’ora, seguendo i bambini nel loro passo irregolare frastagliato da salti sugli scalini e soste e giravolte. Parliamo ed osserviamo.
Piazza Federico II ci accoglie in tutto il suo calmo splendore. La confusione qui non arriva mai, se non nelle mattine di mercato. Piazza ariosa, luminosa, ma sottovalutata…che forse, però, è meglio così, se serve a preservarla dal baccano della movida e dell’happy hour. I bambini si fiondano alla fontana e improvvisano giochi di equilibrismo sui muretti, noi temporeggiamo seduti attorno all’aiuola, godendoci una delle rare tregue che ci vengono concesse dalle piccole pesti. L’unico bar della piazza propone un tributo ad Edith Piaf.
Voglia di rientrare a casa: zero. Ci sentiamo come in vacanza, sollevati da ogni obbligo di routine. Decidiamo per la tappa cena alla Rincrocca, ristorantino etnico nel cuore del centro storico che da qualche tempo ha alcuni piatti vegan fissi nel menù.
Sotto l’arco, giù per strette scale, voltiamo in un vicoletto, risaliamo per qualche passo e arriviamo in largo dei Saponari, un palchetto fiorito di lavanda che ospita su pietra i tavoli del ristorante. Pochi clienti e silenziosi. Bambini entusiasti di poter scorrazzare nel labirinto di scale, scalette e muretti al seguito di gatti sorpresi e sornioni.
Il centro storico di Jesi è pura poesia. Ritorno per un momento alla mia adolescenza, a quei pomeriggi d’inverno in cui con la mia amica del cuore e compagna di liceo passeggiavamo in queste viuzze, con la borsa pesante di libri dopo aver studiato in biblioteca. Già allora ero innamorata di quell’ atmosfera di pacifica immobilità, del rumore compatto dei passi sul lastricato.
In attesa dei nostri involtini di melanzane con crudité e pesto di erbe aromatiche all’aceto balsamico, taco con seitan piccante e fagioli neri e carpaccio di verdure con crostini di pane e anacardi ( 🙂 )saliamo qualche gradino più su per ammirare la Luna già alta nel cielo ancora chiaro.
E’ incastrata fra i tetti delle case, ma conserva la sua espressione lucente di libertà. E’ davvero una luna sciroppata. E’ magnifica e perfetta.
“Mamma, sai cos’è la Luna? E’ il pianeta della fantasia!”
E d’un tratto il mio cuore è colmo di di gratitudine…
Bagnati dal plenilunio, ci gustiamo la cena deliziosa fra chiacchiere e sorrisi, senza alcun pensiero rivolto al prima o al dopo, pienamente presenti nel qui e ora di quel momento di profonda complicità e partecipazione familiare. Alzo gli occhi e vedo: Vicolo della Pace.
E d’un tratto il mio cuore è di nuovo colmo di gratitudine…
Nel frattempo scende la sera, e il blu cobalto s’inscurisce lentamente. Proseguiamo la nostra passeggiata nello scrigno medievale di questa città, ascoltando l’acciottolio dei piatti che ci arriva dalle finestre delle case intorno.
“Gelato?” ci propone il babbo. Che domande!
Bar Trieste, come da tradizione: il miglior gelato in cui si possa sperare. Pochi gusti, ma veri. Acqua, frutta fresca e zucchero: stop. Fico, limone, melone e, ognuno con la sua coppetta, ci sediamo nel giardinetto sul retro, altro luogo pieno di ricordi di gioventù. L’atmosfera qui è raccolta e antica. Le fronde degli alberi sfiorano le nostre teste.
Attilio ed Elena, che hanno camminato e giocato e camminato e corso e saltato tutto il tempo, radunano fiato ed energie e si leccano i baffi. Noi non siamo da meno…
La vacanza serale giunge al termine e vede i nostri quattro cuori pieni di gioia e soddisfazione e voglia di tornarsene a casa per un bella dormita respiro contro respiro.
In macchina i bambini si addormentano e quando arriviamo sotto casa, come sempre, come cinque anni fa, io e Marco ci fermiamo a chiacchierare con la musica in sottofondo finché i finestrini non si appannano.
La luna piena sciroppata è sempre lì, e qui nel buio delle colline splende ancor di più, nascondendosi ogni tanto dietro cirri fluttuanti e densi.
Il mio cuore continua ad essere colmo di gratitudine…
Accolgo la notte a piedi nudi.
Felice anche di non aver immortalato nessun attimo della serata (anche se in certi momenti avrei proprio voluto avere la mia macchina fotografica con me!), che così la memoria potrà custodire più gelosamente.
Shanti.
Federico
con tale dovizia di particolari, sensazioni ed emozioni, la macchina fotografica è assolutamente inutile!
Complimenti!
Si sente il profumo delle viuzze del centro, lo zampillar della fontana, il ‘lieto romore’ dei bambini nei vicoli che risuona per l’antica pietra, la gentilezza del gestore del bar Trieste con la sua targa centenaria appesa fuori, la patina di condensa dei finestrini bagna le dita, la gratitudine infine, permea l’intero racconto… 😉
naturalentamente
Grazie, Federico! 🙂 Un bbraccio
Veganna
Quando leggo i tuoi racconti …vorrei non finissero mai. =)
naturalentamente
Grazie, cara! Scrivere è una mia grande passione da sempre…
Serena
…conoscendovi un po’…posso immaginarvi realmente così come hai descritto…che belli che siete! 🙂 baci a tutti
naturalentamente
Baci anche a voi, ragazza! A venerdì! E grazie per essere passata di qua! 🙂
almetta zingaretti
Il racconto è stupendo cara Valentina, con le sole parole sei riuscita a smuovere sensi ed emozioni.
naturalentamente
Scritto da te, Almetta, questo commento mi riempie di orgoglio. Grazie per esser passata a leggermi e per il pensiero che hai lasciato! Nella mia passione per la scrittura c’è forte l’impronta che hai lasciato tu quando ero bambina…:)
almetta zingaretti
<3 …senza trascurare il talento personale.
naturalentamente
😉