Penultimo di una serie di appuntamenti (il Dijeridoo e lo Shatsu; il Dijeridoo e il suono in gravidanza; il Dijeridoo e lo Yoga; il Dijeridoo e i bambini; il Dijeridoo e i cristalli) tenutisi a Jesi (An), quello di domenica scorsa è stato un laboratorio musicale interamente dedicato ai bimbi, ma interessantissimo e costruttivo anche per i genitori. L’età ideale sarebbe stata dai 3-4 anni fino ai 10, ma devo dire che anche Elena si è data il suo bel da fare e sicuramente si sarà portata a casa qualche particolare ricordo che metterà a frutto in futuro.
Dopo un giro di presentazione dei partecipanti, tutti seduti a terra in cerchio, Stefano ha presentato il vero protagonista.
Quello strano, enorme, esotico strumento con un forte odore di magia: il Dijeridoo, il tipico strumento a fiato degli aborigeni d’Australia, ricavato da un grosso ramo secco di eucalipto scavato al suo interno dalle formiche. I bambini, estasiati di fronte alla forma e alle dimensioni insolite, sono subito caduti nella malìa del suono monotonico dell’antico strumento che, piano piano, ha iniziato a raccontarci la sua storia. Vibrazioni di terra che vengono da lontano e che suggeriscono l’abbaiare del dingo australiano. Ben presto l’amico canguro arriva a grossi balzi per rispondere al richiamo del cane, e i due continuano ad abbaiare e a saltare nei suoni soffiati del Dijeridoo. Bambini entusiasti, tutti concentrati a cogliere le vibrazioni che escono dallo strumento a fiato più affascinante che abbiano mai visto, tutti intenti a riconoscere fra i suoni il dingo o il canguro. Ma ecco che nella storia fa ingresso un altro personaggio: un aborigeno, che si siede sull’erba e lancia a tutta forza verso l’orizzonte il suo boomerang. Allora il Dijeridoo prende a suonare il volo del boomerang che si allontana per poi tornare nelle mani di chi l’ha lanciato. E la canzone diventa sempre più coinvolgente e vivace…i bambini sempre più sorridenti, i genitori sempre più bambini.
Dopo la storia suonata, i giochi. Gli strumenti musicali di Paola e Stefano a disposizione dei bambini che hanno dovuto improvvisarsi creatori di ritmi e direttori d’orchestra, munendosi di tamburi, cembali, maracas, campanelle, bastoni della pioggia, ocean drums, bastoncini di legno…e di ogni parte del proprio corpo che potesse produrre un suono! Sullo sfondo, le campane di cristallo con le loro vibrazioni d’aria. Chiasso, tanto chiasso, ma grasso di armonia, illuminato da occhi brillanti di emozione e divertimento. Elena girava in lungo e in largo per la stanza battendo le manine ed esplodendo in grandi sorrisi di soddisfazione, mentre Attilio si sentiva protagonista di un concerto vero, come quelli che sogna a casa percuotendo scatole di latta e di cartone! Io e Marco, sulla loro scia, siam tornati in dietro di una trentina d’anni…
Poi si è tornati al Dijeridoo, stavolta con indovinelli musicali: che canzone starà intonando Stefano, sulla spinta della respirazione circolare? Non un gioco semplicissimo, a dir la verità, ma proprio per questo capace di attirare ancora l’attenzione dei bambini, col pensiero ormai rivolto alla merenda.
L’energia prodotta dal gruppo, dalla musica, dal gioco, dalla gioia si era fatta giusta per una danza di gratitudine e di raccoglimento, in cui, con mio immenso stupore, i bambini si sono immersi con estrema serietà e calma. Paola ci ha guidati alla recitazione cantata del mantra Om Namah Shivaya (considerato il più potente dei mantra nell’Induismo)sulla melodia di “Fra’ Martino”, disponendoci in due cerchi concentrici che procedevano in senso opposto attorno ad una candela accesa. I bambini componevano il cerchio interno, i genitori quello esterno e, mentre Stefano suonava il Dijeridoo, tutta la potenza del mantra si è dispiegata emanando una grande serenità che ha investito ognuno di noi. Attilio era totalmente assorto nel canto; Elena osservava con aria attenta e stupita.
L’atmosfera si è riempita di sacralità nel momento dedicato al massaggio sonoro. Distesi a terra, quasi al buio, occhi chiusi, percorsi uno ad uno dalle vibrazioni del Dijeridoo dalla testa ai piedi. Il rilassamento e il ritorno dentro di noi. Bambini che poi, sottovoce, hanno raccontato le loro sensazioni e le immagini evocate da quei suoni primordiali.
Infine la merenda. Pizza, focaccia, dolcetti, e altro tutto portato dai partecipanti e tutto 100{1cb9e49070c7ea47a30e983aa42d2438c398569dec77b84b253952f15e6e2316} vegetale, come richiesto da Stefano e Paola. In quale modo migliore poteva concludersi un pomeriggio così?
Dida
Che belloooooo, ma in che mondo vivi? Davvero qui in Italia esistono esperienze così belle? Che fortunati voi e soprattutto i bimbi che hanno potuto unirsi al fuoco musicale. Fantastico il dijeridoo hai descritto pefettamente cosa il suo suono regala all’anima! E che dire della merenda veg: sembra una fiaba!
naturalentamente
Cara, quanto mi fa piacere sapere che segui il blog e leggere i tuoi commenti!
devo proprio dire che, sì, siamo fortunati. Nella zona in cui abitiamo c’è sempre più fermento…per quel che riguarda la cultura veg, poi, stiamo facendo dei passi da gigante. Agriturismi che si convertono a menu totalmente veg, caffetterie che introducono dolci e cappuccini veg, serate 100{1cb9e49070c7ea47a30e983aa42d2438c398569dec77b84b253952f15e6e2316} cruelty free anche in postio fino ad oggi insospettabili. Per farti un esempio, ti dico i nostri prossimi programmi: mercoledì 16 andremo ad una cena “veg mex” organizzata da un ristorantino bellissimo in centro storico a Jesi, il cui proprietario è diventato vegano; sabato 19 parteciperemo a un pic nic vegano (aperto a tutti, ma si possono portare solo pietanze veg da condividere con tutti gli altri) nelle campagne dell’entroterra; domenica 20, buffet pasquale cruelty free organizzato dall’agriturismo vegano le Chichine di Osimo (An) in collaborazione con l’associazione Essere Animali :). E con la nostra neonata associazione Ciranda ci saranno tanti altri eventi su questo stile…:) stay tuned!! 😉 Bacioni