Che cosa significa abbondanza?
Per lo più, ormai, grande quantità – fino all’eccesso – di beni.
Ma adesso voglio parlare di Abbondanza come dovizia di Bene.
L’abbondanza del saper fare, del riscoprire, del reinventarsi, del poter stare con le mani in mano.
Finalmente abbiamo capito di non essere onnipotenti e di non poter attingere illimitatamente alla ricchezza materiale propria della parte fortunata di mondo nella quale siamo nati. A volte servono delle rovinose craniate contro un muro per rendersi conto che si stava correndo troppo forte, incuranti della traiettoria. Non tutti i mali vengono per nuocere, suggerisce la saggezza popolare, e adesso più che mai mi trovo in accordo con essa.
Succede che la gente riprenda a panificare a sfornare pizza riscoprendo lo stupore di mettere in pratica le proprie abilità per creare qualcosa che altrimenti avrebbe comprato già bell’e pronto.
Succede che non è più tutto a portata di bocca, allora ti arrabatti con quel che c’è vicino casa e magri scopri che ci sono produttori locali disposti anche a farti consegne a domicilio. Sì, proprio a te, che avevi sempre preso l’auto per andare a far spesa chissà dove, perché là c’hanno questo, quello e quell’altro.
Impari che i pancakes possono essere strepitosi anche senza uova e senza latte, perché è sabato (o domenica), il supermercato è beatamente chiuso, ma tua hai comunque voglia di pancakes e quindi amen.
Riprendi in mano abitudini e passioni dimenticate, oppure no, te ne stai lì, ad osservare compiaciuto il tempo che, lieto, scorre senza impegni e aspettative.
L’aperitivo si fa con quel che c’è sul tappeto del salotto; il pranzo della domenica, pure, magari mettendo in tavola quel servizio di bicchieri che da anni prendeva polvere nella vetrinetta, così anche il vino che è finito può darsi idealmente un tono.
La cena figa nel locale figo si organizza a casa, accendendo una di quelle candele che si tengono di scorta nel cassetto del corridoio per quando va via la corrente.
Rivaluti i resti di qualunque cosa sia rimasto emarginato nel fondo della dispensa e ne tiri fuori un piatto gourmet assolutamente non instagrammabile, ma da leccarsi le orecchie.
Il sapone alla carota e cannella, con i chiodi di garofano che fanno anche un po’ da scrub è finito, così ti accontenti di quello di Marsiglia che si usa per il bucato a mano, scopri che lava-profuma-accarezza la pelle alla grande e ti domandi pure perché cavolo non ci hai pensato prima.
Ti affacci alla goduria di tagliare con le forbici il tubetto del dentifricio per pulire con lo spazzolino ogni millimetro e lavarti infine i denti sentendoti più astuto dello spreco dietro l’angolo.
Non c’è mai stato niente di scontato, eppure ce ne accorgiamo solo adesso. Mica male, in verità.
Abbiamo scelta qui, ricordiamocelo.
Possiamo scegliere di tendere alla frugalità anche quando non ci è richiesto da una causa di forza maggiore, per esempio.
Perché l’abbondanza di creatività e cooperazione che ne scaturisce vale la candela, no?
Possiamo scegliere di non frequentare i non luoghi simbolo del consumismo e di tornare alla località, alla stagionalità, alla manualità, all’artigianato, indipendentemente dall’emergenza sanitaria.
Possiamo scegliere l’Abbondanza di valore intrinseco.
Possiamo scegliere di non tornare più indietro, di non lasciare che tutto torni davvero come prima.
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Daria
Oh, si cara Valentina… quanto si ri-scopre in questo periodo, anche per chi come noi da un bel po’ è abituato a non sprecare e fare le cose con attenzione. In questi giorni ringrazio le scelte che abbiamo fatto nel tempo che ci hanno resi un po’ meno dipendenti dalla grande distribuzione, la vita in campagna è di grande aiuto, e pur avendo Marco a lavoro in ospedale siamo relativamente sereni nel goderci questi giorni a casa (sorvolando sull’aspetto scolastico, che per fortuna ora si sta stabilizzando). Sulle perdite economiche (del mio lavoro) me ne sono fatta una ragione, risparmieremo usando gli ulteriori insegnamenti di questo periodo e auto-producendo di più.
Mi piace sperare che anche per gli altri sia un insegnamento, che riescano a tenere delle buone abitudini nel tempo… ho il sentore, però, di essere troppo positiva! Un abbraccio!
Naturalentamente
Anche noi continuiamo a ripeterci che aver scelto di vivere in campagna e fare la spesa principalmente con il gas e nel nostro orto è una vera benedizione in questo momento.
Sul fronte scuola anche qui è tutto in evoluzione, la confusione non manca, ma ce la faremo. 🙂
Un abbraccio a tutti voi
Donatella
Ciao Valentina, bell’articolo, letto con calma per assaporare ogni parola.
Noi, purtroppo, non viviamo in campagna ma da alcuni anni abbiamo scelto di andare un po’ controcorrente facendo acquisti direttamente dal contadino, dall’apicoltore (che addirittura ci porta il miele a casa) e il pane in un forno gestito da due ragazzi che hanno riscoperto grani e metodi antichi…e pensare che viviamo in una cittadina in cui in questi ultimi anni gli Iper, Super e Discount sono cresciuti come funghi!!! Tutte realtà da cui si cerca di stare il più lontano possibile, se non per casi eccezionali. Da parecchio tempo mi dedico all’autoproduzione con grande soddisfazione, provando e sbagliando a volte, ma sempre fiera di fare da me! Per me questa sosta forzata non ha cambiato molto le abitudini, se non quella di non poter uscire liberamente.
La mia speranza è che più persone ora si accorgano che ciò che sta succedendo serva a mettere un freno all’abbondanza di beni per trasformarla in abbondanza di creatività e cooperazione perchè, come ti ho detto qualche giorno fa, la creatività è in ognuno di noi!
Un caro abbraccio
Donatella
Naturalentamente
Grazie infinite per la tua testimonianza, Donatella. Un abbraccio anche a te