E’ in arrivo la Primavera e con essa il fisiologico bisogno di aria fresca, di spazi aperti, di atmosfere leggere e pulite. Le pulizie di Pasqua ci strizzano l’occhiolino e gli eventi di questo periodo si presentano come un’ottima opportunità per dedicare del tempo alla casa e alla pratica di un sano repulisti.
Sono stata un’accumulatrice compulsiva per gran parte della mia vita: scatoloni, scatole, scatolette, scatoline pieni zeppi di qualunque cosa chissà-magari-un giorno-potrebbe-servire.
I numerosi traslochi (11, per dire…) mi hanno aiutata a lasciare indietro zavorre di oggetti inutili, ma ad ogni approdo la danza dell’accumulatrice seriale si è ripetuta, inesorabile. Quadri, libri, borse di artigianato del mondo, cd, tazze, penne. Qualunque cosa potesse accogliere la mia incapacità al distacco, al lasciar andare.
Poi un giorno sono diventata mamma e, d’un tratto, tante di quelle cianfrusaglie che fino ad allora mi avevano rallegrato (ed impolverato) la vita si son fatte impedimento. Da 10 anni la pratica del decluttering è entrata a far parte della mia vita e, sebbene nel tempo abbia imparato a non prendere in casa nulla che non sia realmente necessario, ho tutt’ora tanto da smaltire.
DECLUTTERING: non esiste una parola in Italiano che sia altrettanto efficace. Potremmo tradurla con repulisti, ma non lo trovo un termine altrettanto incisivo nemmeno sul piano fonetico. Mi perdonino le persone che sviluppano orticaria di fronte agli inglesismi.
Liberarsi dall’attaccamento ed imparare a lasciar andare per alleggerire gli spazi di casa e della mente.
Dobbiamo essere consapevoli che fare decluttering è una questione mentale. Ogni oggetto, vestito, libro del quale ci liberiamo corrisponde ad una nuova finestra spalancata sulla vita che fa entrare aria fresca e rinnovata energia nella nostra testa. Ci circondiamo di cose perché ad esse attribuiamo un valore affettivo o conferiamo un potere salvifico o, ancora, assegniamo il compito di trasportarci indietro nel tempo. Ma davvero la loro presenza attorno a noi giova al presente e alla nostra evoluzione?
Per alleggerire gli spazi di casa e liberarci dal superfluo è necessario porsi delle domande alle quali rispondere il lucida onestà ed essere completamente presenti al momento: decluttering come pratica meditativa attiva.
- Con che frequenza uso questo oggetto? Quando l’ho usato l’ultima volta?
Se le risposte sono mai, quasi mai, raramente e sei mesi, un anno fa (…), allora l’oggetto in questione può essere lasciato andare a nuova vita. - Questo oggetto è davvero utile per la mia vita? Facilita la mia vita quotidiana?
- Questo oggetto come mi fa sentire? Che vibrazioni genera in me?
E’ una domanda efficace da porsi stingendo fra le mani soprammobili e cianfrusaglie varie che non hanno un’utilità pratica ma che magari possono abbellire la casa. Consiglio di chiudere gli occhi e di sentire il contatto con l’oggetto in questione, stabilendo una connessione consapevole e profonda. Dovremmo scegliere di tenere con noi solo ciò che in questo stato suscita un moto vibrazionale piacevole, di serenità ed equilibrio. Se non sentiamo risuonare nulla o siamo attraversate da sensazioni di disagio, incertezza, torpore, malinconia, è il momento di eliminare. - Questo libro mi ha insegnato qualcosa? Può insegnare qualcosa ad uno dei membri della mia famiglia?
Tenere solo i libri che riscuotono almeno una delle due risposte affermativa. Grazie a queste domande negli anni ho potuto rivendere e donare a biblioteche, centri del riuso e amiche/ci più di un centinaio di libri. In casa ne abbiamo circa un migliaio: amo leggere e credo nel valore inestimabile dei libri, ed è proprio per questo che, quando sento che il viaggio accanto a me di uno di essi è terminato, con estrema gratitudine amo offrirgli l’opportunità di arricchire la vita di qualcun altro. - Ho indossato questo indumento negli ultimi 12 mesi?
A risposta negativa corrisponde eliminazione. Fino a qualche anno fa mi davo come scadenza 24 mesi, poi ho realizzato l’assurdità di tenere in una scatola sopra l’armadio dei jeans e delle giacche che mai più indosserò ed ho ridotto la tolleranza di giacenza a un anno. Ultimamente, a dire il vero, ho fatto un ulteriore passo avanti: tengo solo gli indumenti e le scarpe che nell’ultimo anno ho indossato almeno 3 volte. Applico questo principio anche all’armadio dei bambini, mentre mio marito è ancora fermo sui 24 mesi.
Decluttering in cucina: cosa tenere cosa eliminare
Ero quella che usava i piatti dipinti a mano solo una volta l’anno e i bicchieri di terracotta solo per le cene con gli amici. Quella con la cucina che sembrava una bancarella di casalinghi. Poi mi è apparsa, a mo’ di Madonna di Lourdes, la tragica equazione più oggetti=meno spazio=più difficoltà nello spolvero/riordino=meno tempo da dedicare alla vita vera ed ho iniziato a fare una cernita seria di tutte le creature in vetro, coccio e acciaio che popolavano il regno degli spignattamenti.
Eliminare:
- elettrodomestici ed utensili doppi;
- elettrodomestici ed utensili che si usano meno di tre volte l’anno;
- stoviglie che si usano meno di tre volte l’anno o che non si usano affatto ma stanno lì per bellezza (sono una convinta sostenitrice della bellezza ma di quella bellezza dinamica, operosa, attiva: quei bicchieri sono bellissimi? Non tenerli nella vetrina, usali ogni giorno per bere l’acqua del rubinetto e per la zuppetta del pane nel vino rosso del contadino!).
Tenere:
- utensili ed elettrodomestici di uso quotidiano;
- tovaglie bucate o troppo macchiate dimenticate nel cassetto: fanne dei tovaglioli e degli strofinacci.
- stoviglie belle e funzionali.
Come capire se e quando è ora di fare decluttering?
E’ giunto il momento di darci un taglio e di liberare gli spazi di casa e del pensiero se pensi di trascorrere troppo tempo a pulire, spolverare e riordinare, se continui ad aver bisogno di contenitori per riporre gli eccessi, se ogni parete di casa tua è occupata da un mobile pieno zeppo di qualunque cosa. L’energia ha bisogno di fluire e ogni suo blocco è un ostacolo al nostro cammino di evoluzione interiore ed esteriore. Polvere, oggetti, pesantezza, resistenza e chiusura sono importanti fattori di intralcio per il flusso energetico, per questo è bene cominciare ad evitarli. Il senso di liberazione e leggerezza che deriva dall’opera di eliminazione del superfluo è indescrivibile. Effetto rigenerante, meglio di quello di una spa, ma a costo zero.
Come smaltire gli eccessi
Fare decluttering non significa necessariamente buttare. Anzi! E’ l’occasione perfetta per donare e donarci e per educare gli altri a fare altrettanto.
- La tecnologia ci aiuta moltissimo in questo: esistono numerosi gruppi Fb territoriali nei quali poter pubblicare annunci con ciò che si vuole regalare o rivendere a prezzi simbolici. Uno fra tutti è “te lo regalo se vieni a prenderlo” presente in tutte le regioni e in quasi tutte le province italiane.
- In parecchi comuni sono presenti i centri del riuso, punti di raccolta finalizzati a diminuire il carico di rifiuti nelle discariche, con l’obiettivo di ridare nuova vita a tutto ciò che è funzionante, in buone condizioni, riutilizzabile da qualcun altro. Chiunque può accedere gratuitamente per lasciare e/o prendere, ma ogni centro ha un regolamento proprio che potrebbe limitarne l’utilizzo ai soli residenti o porre limite alla quantità di beni adottabili in una settimana.
- Sono sempre più diffusi anche i mercatini del baratto e del libero scambio organizzati da associazioni e privati, spesso da gruppi di mamme. Io stessa ne ho organizzato uno un paio di anni fa ed è stata una splendida occasione di incontro per bambini e famiglie, in cui mettere a disposizione degli altri giocattoli libri e vestiti dismessi.
- Per i libri è una buona idea interpellare la biblioteca del proprio comune di residenza prima di procedere per altre vie, soprattutto se sono in ottimo stato. Donare libri alle biblioteche è un gesto magnanimo nei confronti dell’intera comunità.
- Esistono anche dei punti di book crossing, una sorta di prestito librario libero ed autogestito in cui poter prendere e lasciare libri senza alcuna regola se non quelle dettate dal buonsenso. Dalle nostre parti se ne trovano nei parchi giochi e piazze di alcune città. Bellissima, la libera libreria di Portico di Romagna (FC), valore aggiunto di un borgo già incantevole di suo.
- Per l’abbigliamento e gli accessori dei bambini ancora in ottime condizioni e che si vogliano rivendere c’è l’imbarazzo della scelta: negozi dell’usato dedicati all’infanzia spuntano come funghi un po’ ovunque.
- Sulla stessa scia esistono anche negozi che acquistano e rivendono l’usato di tutti i tipi: mobili, elettrodomestici, abbigliamento, attrezzature da bricolage e giardinaggio e chi più ne ha più ne metta.
- Non dimentichiamoci della soluzione più antica ed immediata: chiediamo ad amici, parenti, colleghi, conoscenti e vicini di casa se hanno bisogno di ciò che a noi non serve più.
Consumare meno, accumulare meno
Per quanto nobile e benefica sia la pratica del decluttering, è bene restare nella consapevolezza che al bisogno di eliminare il superfluo corrisponda un eccesso di consumo. Dopo essere diventate regine del repulisti di futilità domestiche, quindi, il passo successivo è puntare alla non necessità di procedere all’ennesima sessione di delcuttering. E questo è realizzabile solo cambiando radicalmente approccio al consumo e agli acquisti. Le stesse domande che ci poniamo fra le mura di casa, scatoloni alla mano, dovremmo porcele davanti agli scaffali dei negozi. E’ un esercizio che richiede impegno ma, un passo alla volta, si arriva lontano.
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paola
Ciao Valentina, voglio raccontarti la mia esperienza con il decluttering che è nata qualche anno fa, dopo un trasloco. Premetto che non è stato difficile perché vivo sola. Mi sono data la regola del 3: tre pezzi di ogni cosa, dai vestiti, ai piatti, alle lenzuola ecc. (un po’ di più per la biancheria intima). Naturalmente, un pezzo solo per le cose più grandi come pentole, elettrodomestici, ecc.
Cosa ho fatto con quello che mi rimaneva? Ho regalato tutto ciò che non desideravo tenere, ma non ho eliminato quello che mi sarebbe servito man mano per sostituire i pezzi rotti o usurati in modo da non poter essere più riparati: messo tutto in garage in scatole chiuse e ben etichettate, vado a “pescare” quando mi serve qualcosa, che sia un bicchiere, una federa, una maglietta (non mi importa della moda!)
In questo modo, da anni non compro più niente e la mia piccola casa è – quasi – sempre pulita e in ordine!
Grazie per i tuoi articoli che sono sempre un bello spunto di riflessione.
Paola
Naturalentamente
Paola, grazie a te per questa bellissima ed utilissima condivisione!
Un abbraccio