Il web ha mille mila difetti, ma qualche bel pregio non gli manca di certo. Uno di questi, è l’opportunità che offre ad ognuno di noi di mettersi in contatto con persone fisicamente lontane ma vicine nel pensiero e negli intenti, permettendo costruttivi scambi di informazioni, racconti ed opinioni.
Non ricordo più come né quando, ma mi sono imbattuta in Vittoria navigando fra vari gruppi fb di autoproduzione e cucina vegana. Incuriosita dal suo nome (Vittoria Vegcuocasucamper) sono andata a sbirciare nel suo profilo e le ho subito inviato la richiesta di contatto. Così ho scoperto che questa donna vive da alcuni anni in giro per l’Italia e che il camper è la sua casa. Guardando le sue foto ho capito che è una donna grata alla Dea Madre, una donna che cerca il contatto con gli elementi e il ritorno alle origini… Ecco perché ho voluto intervistarla e chiederle di raccontarci la sua pacifica rivoluzione.
Buona lettura!!
Cara Vittoria, ciao! Mi piacerebbe cominciare dal principio… Com’era la tua vita prima della svolta e del cambiamento?
Ciao cara Valentina, innanzi tutto grazie di darmi la possibilità di raccontare la mia storia. Diciamo che ho avuto due cambiamenti: il primo e stato 5 anni fa, quando da una dieta onnivora sono passata ad una dieta vegana e ad una maggiore consapevolezza nella scelta e nell’acquisto di prodotti; il secondo, due anni fa, che è stato quello più radicale, in cui ho lasciato il lavoro e la casa e sono partita alla scoperta dell’Italia.
Fino a 2 anni fa lavoravo come impiegata e vivevo in un piccolo appartamento in provincia di Milano. La sveglia suonava attorno alle 7,30, una colazione veloce e poi il viaggio in auto verso l’ufficio, dove inevitabilmente rimanevo fino intorno alle 18. Nel mio ultimo posto di lavoro non avevo nemmeno una finestra in ufficio, mi sentivo in trappola. Le giornate passavano senza che io sapessi se fuori pioveva o c era il sole, e d’inverno entravo col buio ed uscivo col buio, senza mai vedere la luce del sole.
Poi rientravo a casa, cucinavo e uscivo con i miei amici oppure organizzavo cene a casa. Nei fine settimana invece andavo a ballare o a teatro oppure andavo a visitare città o a fare passeggiate in montagna o al mare.
L’incontro con la wwoof ti ha cambiato la vita. Puoi spiegarci che cos’è questa associazione e di cosa si occupa? E tu, come l’hai scoperta?
Il wwoof (world wide opportunities on organic farms) è un’associazione internazionale che permette alle aziende agricole o a famiglie di ospitare volontari che collaborino con loro in cambio di vitto e alloggio. La condivisione non si limita soltanto ad uno scambio vitto e alloggio per lavoro, ma si condivide la vita, si scambiano idee ed opinioni, insomma possono nascere nuove amicizie e può essere un’opportunità di crescita per entrambe le parti.
Io e il mio ex compagno abbiamo scoperto il wwoof per caso. Non più soddisfatti dalle nostre scampagnate del fine settimana, stavamo cercando delle alternative, qualcosa che ci desse la possibilità di avere un contatto più diretto e concreto con la natura; un giorno stavamo facendo delle ricerche su internet per la pulizia e ripristino di sentieri, ed abbiamo scoperto il sito del wwoof (www.wwoof.com) e così abbiamo iniziato ad andare in alcune famiglie della zona (Domodossola, Alessandria, Acqui Terme) nei fine settimana e nelle vacanze del lavoro, prima di decidere di farlo a tempo pieno.
Quali sono i pro e i contro di una vita da wwoofer?
I pro sono la conoscenza di nuove persone, la possibilità di sperimentare e conoscere modi di vivere diversi dal proprio, imparare mestieri generalmente legati al mondo dell’agricoltura (permacoltura, bioedilizia…), e come ti ho accennato prima, la più grande opportunità è lo scambio umano che avviene con chi ti ospita e gli altri volontari.
I contro possono essere aziende che si “approfittano” del lavoro dei volontari, per esempio facendo svolgere compiti che non sarebbero di loro competenza o aziende che fanno lavorare molte ore. Lo scambio dovrebbe essere basato sul buonsenso di entrambe le parti, ma purtroppo non sempre è così. Inoltre, un altro contro, soprattutto per chi come me ne fa uno stile di vita, è il continuo cambiamento di casa, abitudini, metodi lavorativi, o altre volte manca la possibilità di avere un piccolo momento di tranquillità… ecco perché ho deciso di acquistare un furgone camperizzato: ora, ovunque mi trovo, la mia casa è sempre con me.
Ci racconti un aneddoto, un fatto curioso che riguardi queste tue esperienze?
Mi trovavo nelle Marche, sono andata ad un mercatino delle erbe selvatiche e sono stata attratta da una simpatica coppia francese (Nicholas e Noelle) che parlava di cucina crudista, io ne sapevo poco e sono rimasta incuriosita e affascinata da loro. Dopo qualche giorno li ho chiamati ed ho chiesto di poter andare a stare a casa loro per aiutarli nell’ orto e conoscerli meglio. Hanno accettato senza alcuna esitazione, e così sono andata a stare a casa loro. Sono rimasta con loro un paio di mesi e siamo diventati molto amici, e li ho aiutati nell’organizzazione del loro matrimonio celtico: un rituale celebrato da una druida, sotto un ulivo centenario, in cui vengono celebrati tutti gli elementi. E’ stato molto emozionante.
Perché hai deciso di vivere in viaggio?
Sono partita lasciando la Pianura Padana con due certezze: non voler più vivere lì, e non voler più lavorare chiusa in un ufficio. E ho deciso di partire alla ricerca di un posto dove poter vivere cercando di essere il più possibile autosufficiente nel massimo rispetto della natura e dove ci siano persone sensibili a questi temi in modo da poter creare una rete.
Viaggiando sto conoscendo tante persone meravigliose, ognuna delle quali mi lascia qualcosa di speciale. E’ una crescita costante, ogni giorno il mio bagaglio di esperienze aumenta. Ogni volta che parto il distacco è molto difficile, ma allo stesso tempo sono emozionata dalle sorprese che mi riserverà la nuova esperienza che mi aspetta.
Ovviamente ci sono stati anche momenti abbastanza difficili, ma sto imparando ad affrontare anche le situazioni più complesse, cercando di comunicare nel modo più sereno possibile.
C’è un luogo in particolare che ti ha conquistata e in cui potresti fermarti per metter radici?
La cosa buffa è che ogni volta che arrivo in un posto penso che quello sia “il mio posto”, ma poi la mia voglia di scoprire nuovi posti e conoscere nuove persone mi spinge a ripartire.
La regione che più mi è piaciuta è la Sicilia, e forse a gennaio ci tornerò. E’ meravigliosa, ha tutto quello che occorre: arte, cultura, buona cucina, sole, acqua, mare, montagna e il calore e la generosità delle persone. Un giorno mentre passeggiavo accanto a degli orti, un contadino mi ha regalato pomodori e fichi, e mi ha detto che in qualsiasi momento io fossi passata di là, sarebbe bastato che io lo chiamassi e mi avrebbe dato frutta e verdura.
C’è qualcosa della tua vita stanziale che ti manca o che rimpiangi?
Mi mancano la mia famiglia e i miei amici. Ma ogni 3 mesi circa torno a casa per riabbracciarli. Li vedo meno di prima, ma il tempo che passo con loro ora è qualitativamente più elevato.
Non ho altri rimpianti e non mi manca niente della mia vita precedente, nemmeno lo stipendio, che mi dava un’apparente senso di sicurezza.
E la passione per la cucina, da dove nasce?
Ho sempre amato cucinare e sperimentare e quando 5 anni fa ho iniziato a cucinare vegan, ho letto molti libri e ho sperimentato molte ricette. La cucina vegan è così ricca di elementi che generalmente nella cucina “tradizionale” non vengono utilizzati: dalle spezie ai cereali in grani, dalla frutta secca e ai semi oleaginosi. E’ stato come scoprire un mondo nuovo di profumi e colori, ed allora ho iniziato con fantasia e amore a cucinare per casa e per gli amici.
A luglio ho trovato lavoro come cuoca in una biosteria vegan nel Salento (www.piccapane.com) e sono molto felice di avere avuto la possibilità di far divenire la mia passione per la cucina anche il mio lavoro. Ora mi sto trasferendo a Roma per la stagione invernale e spero di avere la possibilità di trovare lavoro in cucina anche là.
5 anni fa sei diventata vegana: perché?
Diverse amiche erano già vegetariane, si parlava molto dello sfruttamento ingiusto degli animali. Un giorno, mentre mangiavo in mensa nella pausa pranzo, ho addentato un panino al prosciutto e il sapore mi ha nauseata. Ho appoggiato il panino nel piatto e da quel momento non ho più toccato carne. Ho dovuto iniziare a portarmi il pranzo a lavoro, perché le mense generalmente non offrono molta scelta, soprattutto se non si mangiano nemmeno i derivati, ma sono stata contenta anche perché la qualità del cibo delle mense è sempre piuttosto scarsa.
Poco dopo mi sono trasferita a casa del mi ex compagno, che era già vegano, e quindi il passaggio da vegetariana a vegana è stato assolutamente spontaneo.
Cara Vittoria, un’ultima breve domanda. Se dico “lentezza”, a cosa pensi e cosa provi?
Lento è spostarmi in bicicletta anziché in macchina; lento è godermi qualsiasi spostamento come se fosse un viaggio; lento è fermarmi a guardare un fiore, una pianta, un insetto o un animale, senza preoccuparmi di essere in ritardo per qualcosa; lento è camminare per i campi, raccogliere le erbe spontanee, pulirle, lavarle e cucinarle; lento è non avere fretta di acquistare un prodotto ma di avere il tempo di parlare con la persona che mi sta di fronte; lento è imparare ad ascoltare ed ascoltarsi; lento è sorridere alle persone; lento è salutare con un lungo abbraccio; lento è osservare la luna ogni notte per vedere come sta crescendo o calando.
La mia nuova vita è lenta, e io riesco a goderne ogni singolo momento.
Auguro a tutti una vita più lenta, più consapevole.
Grazie Valentina per avermi dato la possibilità di raccontarmi.
Grazie alla mia famiglia e i miei vecchi amici che appoggiano la mia scelta, e che hanno assistito alla mia trasformazione da bruco a farfalla: gioiosa, colorata e libera di volare.
Grazie a tutte le persone che ho conosciuto nel mio viaggio e a tutte quelle che ancora devo incontrare.
Shanti Shanti Shanti, cara Vittoria. La tua testimonianza è davvero preziosa per ognuno di noi! Cambiare si può, seguire l’istinto e il richiamo profondo del nostro Essere non è cosa da romanzi o da film.
Alimentiamo il fuoco delle nostre passioni, liberiamoci dalle catene e mettiamo in atto la nostra pacifica rivoluzione!
Buona vita, gente!!
A presto.
Felicia
Grazie per averci presentato Vittoria, una persona splendida… mi piacerebbe davvero poterla conoscere personalmente, devo sperare di incontrarla in uno dei suo viaggi… si sa mai 😉
naturalentamente
Ciao Feli!!
Anche io spero di incontrarla presto…quando passerà dalle Marche ci sentiremo. Che donna!!
Un bacio, cara
labalenavolante
Ciao Vale, era un po’ che non passavo da queste parti, dopo l’alluvione, trasloco in corso e via dicendo ho dei ritmi ancor più bradipi del solito! Ogni volta che passo a salutarti mi sento accolta in un posto magico dove so di poter incontrare persone speciali. Non conoscevo Vittoria e mi ha letteralmente affascinata col suo stile di vita e soprattutto il percorso.. per certi versi mi sono rivista, anche se il mio lasciare la città e posto fisso ha preso una strada per ora più stanziale. Di fatto non ho più nemmeno una macchina, nè motorino, nè bici. Ho riscoperto il camminare, a piccoli passi. grazie Vale per averla fatta conoscere anche qui nel tuo spazio!!
naturalentamente
Ciao cara!
Sono felice che questo “incontro” ti sia piaciuto…
Ma dimmi della tua nuova vita a piedi: che mito che sei! Hai forse scritto un post in proposito e me lo sono perso?!
Linda
Ciao Vittoria, se passi dalla Toscana fermati da Noi…
E che il tuo viaggio ti porti solo gioia!
Linda
naturalentamente
😀
Giuditta
Grazie Valentina per la bella intervista ad una donna eccezionale per le scelte di libertà fatte. Condivido la passione per il camper che ha accompagnato 7 anni della mia vita in clima di vacanze e quella sensazione di portarsi dietro la casa, il proprio guscio, è magica.
naturalentamente
Grazie a te, Giuditta, per essere passata di qui e aver lasciato la tua testimonianza! 🙂
Cari auguri di tanta luce a te e ai tuoi cari