Io e mio marito siamo due persone diverse su tanti fronti, ma c’è una cosa che ci vede viaggiare sempre sul medesimo binario e nella stessa direzione: l’educazione dei nostri figli. Entrambi siamo convinti che l’alto contatto, l’ascolto e la lentezza siano le chiavi per far crescere armoniosamente la nostra famiglia, garantendo ai più giovani membri della tribù le risposte adeguate ai propri bisogni.
Proprio questa convinzione ci ha guidati nella scelta del parto in casa, dell’allattamento a richiesta e a termine, del sonno condiviso, della pratica della EC, dell’autosvezzamento e di tante altre strategie comunicative coi nostri figli, tutte basate sull’attesa e sulla fiducia.
A farci da faro nel vasto mare delle incertezze genitoriali, la consapevolezza che un bambino, in quanto tale, non possa rapportarsi al mondo con le stesse modalità di un adulto, poiché non ha a disposizione gli stessi strumenti esperienziali e razionali per gestire le emozioni, né lo stesso punto di vista sul vivere.
Nel totale ascolto delle esigenze dei nostri figli, mettendo da parte l’organizzazione adultocentrica del tempo e della vita in generale, abbiamo sempre trovato la soluzione ad ogni problema che riguardasse la crescita dei bimbi. O meglio: la soluzione è arrivata spontaneamente, portata dal tempo e dalla pazienza (non senza qualche scoraggiamento o nervo vibrante durante il cammino 😉 ).
E’ successo quando Attilio ha attraversato la fase “morso a oltranza” a cavallo fra i 16 e i 24 mesi; è successo quando aveva iniziato a balbettare (subito dopo la nascita di Elena); è successo quando Elena era diventata intrattabile (causa destabilizzazione da trasloco); è successo quando si è trattato di migrare dal lettone di babbo e mamma alla cameretta…
Di nuovo, è successo adesso, col rifiuto di Elena a tornare a scuola.
L’anno scorso Elena ha voluto per forza iniziare la scuola dell’infanzia da anticipataria (lei è nata a gennaio ’13), nonostante io e il padre non fossimo pienamente favorevoli alla cosa. Abbiamo deciso però di accontentare questo suo forte desiderio di seguire il fratello (che era al terzo ed ultimo anno) e siamo stati molto soddisfatti, poiché l’esperienza della scuola si è rivelata molto positiva per la nostra bambina. E’ sempre andata volentieri, letteralmente saltellando per l’entusiasmo, felice ogni giorno di raccontarci qualcosa di nuovo, un gioco fatto con i suoi compagni e compagne, un balletto o una canzone imparati, un’uscita avventurosa col pulmino…
L’anno scolastico è volato, la recita di fine anno è stato un successone, l’estate ci ha travolti. E a settembre tutto è cambiato.
Dopo il primo giorno di scuola tranquillo, Elena si è rifiutata di tornare (come da lei stessa preannunciatoci durante gli ultimi giorni di vacanza, del resto). La motivazione, a suo dire, era il timore che qualcuno le rubasse la merenda. Dopo alcuni giorni a casa, abbiamo trovato insieme una soluzione al problema: mettere un bel fiocco attorno alla scatola della merenda, in modo che nessuno potesse aprirla. Soluzione che ha retto per un paio di settimane, fino al giorno in cui è scoppiata in lacrime proprio quando avrei dovuto lasciarla a scuola per tornare a casa. Quella mattina c’era una bimba che piangeva disperata cercando la mamma: era inconsolabile. E’ stata una sorta di malinconia contagiosa…in pochi minuti anche Elena si è sciolta in un gran pianto, sempre più intenso col passare dei minuti. Mi guardava negli occhi e mi stringeva forte la mano, implorandomi di restare con lei, di non andarmene. Sono restata per circa mezz’ora, abbracciandola, tranquillizzandola. Poi ho provato a salutarla. Ancora lacrime e suppliche di tornare a casa con me. Suppliche accolte, senza alcuna domanda sulla motivazione.
Io e mio marito siamo consapevoli che la nascita di Stella abbia rappresentato per Elena uno tsunami emotivo travolgente. Di colpo si è trovata ad essere non più la più piccola (ma nemmeno la maggiore) e non più l’unica bambina della famiglia (qui da noi, una folta schiera di cugini maschi). Catapultata nella terra di mezzo che anche io, seppur con qualche anno in più, ho sperimentato: il limbo dei figli mezzani, in cui non ci si sente né di qua né di là, né forti come i primi né protetti come gli ultimi.
Così, la nostra piccola guerriera selvaggia, instancabile creatrice di storie e personaggi sempre nuovi, ha dovuto fare i conti con un nuovo equilibrio familiare che per lei non aveva nulla di equilibrato. Nessuna regressione sulla routine notturna (al contrario di Attilio che, dopo la nascita di Elena, aveva ripreso a svegliarsi 6-7 volte per notte), ma importanti cambiamenti nel rapporto con me. Solo la mamma può infilarle le scarpe, solo la mamma sa allacciarle bene la cintura di sicurezza in auto, solo la mamma legge bene la favola della buona notte, solo la mamma deve accompagnarla in bagno. La mia costante presenza è richiesta a gran voce, proprio da lei che è sempre stata il ritratto umano dell’autonomia. Si rifiuta di dormire dai nonni, cosa che prima della nascita di Stella faceva con piacere, anzi con estremo entusiasmo; si rifiuta di addormentarsi col babbo o di farsi spingere sull’altalena dalla mamma di un’amichetta. Il rifiuto della scuola non è stato che un altro tassello dello stesso mosaico.
Rassicurarla, assecondarla, accoglierla, ascoltarla è stato sin da subito il nostro modo di reagire a questa situazione.
Elena aveva bisogno di me, di rinforzare la certezza della mia incondizionata presenza nella sua vita, ma sicuramente anche il fatto di non avere più il fratello accanto ha giocato un ruolo importante nel suo comportamento. Lei segue Attilio come fosse un maestro, lo imita, ha sempre imparato tantissimo da lui .La nuova esperienza della scuola primaria, alla quale lei non può prendere parte, l’ha certamente spiazzata. In più di un’occasione ha affermato di non voler mai più andare alla scuola se non alle elementari col fratello. E nelle ultime settimane la sua risposta puntuale alle insistenti domande di parenti, amici e conoscenti è sempre stata “Non vado a scuola perché mi manca Attilio”.
Sono stati due mesi intensi, faticosi e fruttuosi. Certe mattine temevo che non sarei riuscita ad arrivare a sera: Elena ha un carattere molto forte, è testarda e richiede tanta energia. Ma abbiamo avuto il tempo di rinnovare il nostro rapporto mamma-figlia, di coccolarci molto, di leggere tantissimo, di fare e di parlare. Io ho capito di aver spesso commesso l’errore di considerarla più grande e matura di quello che è (la parlantina e lo spirito d’indipendenza mentono sulla sua effettiva età); lei ha avuto la conferma che mamma è ancora lì, incantata d’amore a guardare la sua bimba da riccioli ribelli. E mentre in tanti sostenevano che assecondarla nei suoi “capricci” fosse un errore madornale, noi costruivamo la certezza di essere sempre insieme, anche se lontane. Insieme nel cuore. Insieme nel pensiero.
Non ho mai avuto dubbi sul fatto che le cose sarebbero evolute spontaneamente verso una nuova apertura della nostra bimba alle esperienze fuori dal nido sicuro di casa.
Così è stato.
La settimana scorsa Elena ci ha annunciato di voler tornare a scuola, “perché ormai Stellina sta crescendo e io posso andare a giocare con le mie amiche”. Con le nostre foto nello zainetto, come da lei stessa chiesto, e il suo Topo Gigio di pelouche al seguito, ha ripreso ad andare a scuola allegra e saltellante come sempre.
Per noi genitori è stata una grande gioia: la conferma che un approccio dolce e lento coi bambini funziona sempre. Gentilezza ed empatia, le chiavi d’interpretazione delle emozioni dei nostri cuccioli.
Ci sono stati momenti in cui ci siamo fatti prendere da titubanze e perplessità, in cui si era insinuato in noi il dubbio che, assecondandola, le avremmo precluso un’esperienza positiva e arricchente come quella dell’anno precedente. Abbiamo trascorso ore a discutere su come fosse meglio comportarsi, su quale fosse la scelta giusta. E alla fine eravamo sempre concordi sul voler seguire lei e le sue necessità, lei e i suoi tempi, lei e il suo lento divenire. Con orgoglio posso dire che non ci siamo sbagliati.
L’attesa ha dato i suoi succosi frutti. Dopo due mesi ci troviamo di fronte ad una bambina quasi quattrenne che sta chiudendo da sola un cerchio importante, che sta completando un ciclo, pronta a tuffarsi in una nuova epoca della sua vita, più solida, più sicura di se stessa, un po’ più consapevole del proprio ruolo e del proprio posto nel mondo.
Un piccolo grande passo che le abbiamo aiutato a compiere da sola.
stefania
E riesci sempre a commuovermi…nn potevi esprimere meglio pensieri ..che sono anche miei . Natural…entamente 🙂 peace anima bella <3
naturalentamente
Grazie, tesoro. Ti abbraccio.
anne Kathryn
Grazie di questo bellissimo articolo. Anche mia figlia aveva tanto bisogno di me quando e nato suo fratello e ancora adesso, 3 anni dopo. Mi fa piacere leggere la tua storia perche sei molto sicura del potere del ascolto in un mondo che magari ci dice di non fare tanto caso. Io sono una americana in italia e ho fatto tanta fatica a sentirmi ascoltata in questo campo e spesso mi sento sola. Ma leggere le tue parole mi aiuta! Grazie!
naturalentamente
Benvenuta Anne Kathryn!
Felice che in qualche modo questo mio spazio possa far sentire più accolte e trasmettere solidarietà di pensiero altre mamme.
Un abbraccio
Felicia
Con ammirazione, stima e affetto <3
naturalentamente
Che ricambio in pieno, lo sai. <3
Grazie, cara. :*
Francesca
Sii!Siiii!!Siiiii!!!!questo tuo post arriva proprio come risposta a una riflessione che mi sto facendo da un po’, da mamma..è possibile fermarsi ad ascoltare i nostri bimbi quando hanno una difficoltà, quando piangono perchè non vogliono fare una cosa che noi o la società gli proponiamo? C’è un metodo diverso dall’insistere nonostante i pianti, a volte anche disperati?
Ieri in piscina, al corso di acquaticità, un bimbo di un anno ha pianto disperatamente per tutta la lezione. E quando dico diperatamente intendo proprio quello:DISPERATO. L’insegnante, davanti alla mamma visibilmente stordita da questo pianto, l’ha spinta ad andare avanti nonostante il pianto..nello spogliatoio poi, quando ho esposto alle altre mamme la mia perplessità tutte mi hanno detto che bisogna insistere, bisogna forzarli, bisogna tenere duro..altrimenti non imparano più. Forse sono l’unica che è uscita di li con il mal di stomaco dal dispiacere di vedere un bimbo, anche se non il mio, così a disagio.
Grazie perchè con questa storia mi hai rassicurato. Un modo diverso c’è.
naturalentamente
Ciao Francesca, benvenuta!
Un pianto disperato di rifiuto può servire solo ad amplificare il rifiuto e ad arrendersi alla rassegnazione-solitudine, secondo me.
Il nostro primogenito, a 5 anni, ha provato a fare un corso di nuoto. Ha pianto per tutta la lezione perché, a detta dell’istruttrice, doveva abituarsi. Io purtroppo non sono potuta entrare in piscina, dovevo aspettare fuori, altrimenti sarei intervenuta. Risultato: Attilio non è mai più voluto andarci e la scorsa estate ha imparato a nuotare da solo, divertendosi con me, il babbo e le sorelle. 😉
un caro abbraccio
Emanuela
Siete una famiglia speciale! Vi abbracciamo forte!!! Vi vogliamo taanto bene!
naturalentamente
Tesoro…anche noi <3
Manuela
Ciao Vale 🙂 Sai che anch’io ho avuto un periodo in cui non volevo più andare all’asilo: piangevo e cercavo di prepararmi più lentamente possibile per arrivare in ritardo (facendo impazzire mia mamma) … quando sono arrivata a raccontare bugie pur di stare a casa con mia mamma o coi nonni, hanno capito che non era un capriccio, ma una necessità. Sono stata a casa un anno e l’anno seguente sono stata io per prima a voler andare come tutti gli altri bambini 🙂 Ho letto il tuo post a mia mamma che ha ovviamente subito condiviso la vostra scelta <3
Bacini
naturalentamente
Che bello!
Grazie per questo tuo racconto di vita <3 Che tenerezza!
Un abbraccio
Dida
Che piccola grande guerriera! Hai fatto più bene ad ascoltarla, te sarà riconoscente sempre, dimostrandoti di avere te e il tuo amore sempre nel cuore! Anche Soli qualche settimana fa ha avuto un giorno di sconfortante nostalgia, piangeva fino a sbavare e mi ha traffito il cuore. Perciò anche io, come te, l’ho rivestita e siamo andate ai giardini a giocare, è stata una bella mattina per tutte(sorellina compresa!).
naturalentamente
Tesori che siete…
Un abbraccio stretto
Daria
Ritrovo nella tua Elena gli stessi atteggiamenti e comportamenti e carattere della nostra. Anche lei figlia di mezzo e di gennaio, anche se con due anni di anticipo. Non sono bambini facili, ti fanno venire un sacco di dubbi su cosa fare e non fare e purtroppo tutti si prodigano a darti consigli non richiesti proprio su di loro… son felice per voi e per i vostri nuovi equilibri! Un abbraccio!
naturalentamente
Già…non è la prima volta che troviamo somiglianze fra le due nostre bambine. <3
Grazie per essere passata di qua.
A presto! (ho letto il tuo messaggio...emozione!!!!!!)
Serena di Enjoy Life
Che dire….genitori splendidi!
Leggere i tuoi post fa sempre bene al cuore…….e soprattutto in questo periodo ho proprio bisogno di leggere post così <3
Felice per la vostra piccola grande Elena!
Un caro abbraccio
naturalentamente
Grazie, Sere. Spero vada tutto bene nella tua vita <3
Passo presto da te a leggere i post che ho in arretrato...promesso!
baci
Ely
E’ sempre un’emozione leggerti.
a presto
naturalentamente
Tesoro, grazie.
Ti abbraccio