Dopo 5 anni dal giro di boa verso la nostra scelta di essere una famiglia vegana, ci sentiamo ormai corazzati e pronti per affrontare ogni evenienza: dai viaggi in cui non si sa in anticipo dove si andrà a mangiare, ai banchetti delle feste, ai pranzi fra parenti carnivori, alle cene fra amici onnivori.
Visto che proprio ieri sera abbiamo partecipato ad una cena al ristorante con tutti i cugini e le cugine di mio marito e rispettive famiglie, e visto che su 49 commensali (di cui 14 bambini) solo noi 4 eravamo vegan, colgo al volo l’occasione per raccontarvi come ci siamo destreggiati senza fare salti mortali, e come sia facile trascorrere una bellissima serata continuando a seguire le nostre scelte, seppur fuori dal coro.
Quando la combriccola di cugini e cugine ha organizzato la cena e scelto il locale, in base soprattutto allo spazio disponibile per far muovere i bambini liberamente senza dar fastidio agli altri clienti (dei 14, il più grande aveva 9 anni e la più piccola 1 anno e mezzo), qualcuno, fra cui mio marito, si è preso l’impegno di recarsi al ristorante per concordare il menu.
Hanno scelto di fare un bis di primi e per secondo pizza a spicchi, crescia marchigiana, erbe di campo, affettati e formaggi. Uno dei due primi era 100% veg per tutti: linguine ai porcini e pomodorini (squisite, fra l’altro! Lo gnomo ne ha presi due piatti!); l’altro era maccheroncini al fumè (pomodoro, panna e pancetta), ma per noi al pomodoro. Per la pizza a spicchi, mio marito ha chiesto che ne venissero fatte alcune senza formaggi e senza affettati, ma ben ricche (non la solita marinara!): ci sono arrivate pomodoro e patate; pomodoro, peperoni, cipolla e olive; bianca con zucchine, funghi e olive; bianca con spinaci, pomodorini e cipolla. Visto che la crescia marchigiana è da tradizione fatta con lo strutto, a noi hanno portato al suo posto delle pizze-focacce all’olio e rosmarino: favolose! E al posto degli affettati e formaggi, un bel vassoio di melanzane, peperoni, pomodori, zucchine e cipolle grigliati e piselli stufati, che stavano proprio da dio sopra quelle pizze al rosmarino. 🙂
Sia Elena che Attilio sono stati molto soddisfatti, seduti a tavola col resto dei loro amichetti-cuginetti, senza punto sentirsi a disagio, poiché anche per loro il menu è stato ricco e colorato come per gli altri e non, come ci è capitato più di una volta, solo a base di pasta o pizza al pomodoro e patate arrosto.
Per loro carne e formaggi non sono alimenti commestibili e non hanno mai provato desiderio di assaggiarne, anche se in tante occasioni si trovano di fronte a coetanei che ne mangiano in quantità. Il momento critico, in queste occasioni, arriva col dessert, poiché nei ristoranti comuni non c’è mai qualcosa di dolce che sia 100% vegetale. Se siamo solo noi a cena fuori il problema non si pone, ma se hanno attorno altri 12 bambini che mangiano torta, panna cotta, biscotti o altro, è normale che anche a loro venga voglia di dessert. Poiché per ieri sera avevano concordato di prendere due semifreddi tradizionali in una pasticceria, mentre il ristorante avrebbe fornito cantucci e castagne, io già da giovedì pomeriggio mi sono messa a lavoro per preparare i dolci che ci saremmo portati.
Con l’aiuto dei bimbi ho fatto una bella quantità di cantucci vegan e , visto che ormai c’eravamo, ci siamo fatti anche una bella scorta di ciambelline al sidro di mele. Venerdì ho preparato un simil vegamisù ai frutti di bosco che ho assemblato dentro una vaschetta a chiusura ermetica, facilmente trasportabile.
Ho coinvolto i bambini nella preparazione dei dolci sia perché trovo molto educativo e stimolante per loro il partecipare alle attività normalmente svolte solo dagli adulti, sia per dar loro l’ennesima conferma che quello che mangiamo è buono, bello, profumato, ghiotto anche se spesso diverso da ciò che gli altri mangiano. Ho spiegato loro che alla festa in cui saremmo andati avremmo trovato tanto buon cibo senza crudeltà, ma che non ci sarebbero stati dolci vegani. Ho detto che ci sarebbero stati i biscotti e delle torte ed ho chiesto loro cosa avrebbero preferito avere, così abbiamo deciso insieme cosa preparare. Tutto questo ha fatto sì che al momento del dessert non abbiano provato nessun tipo di privazione, ma che fossero anzi sovreccitati nel poter gustare quello che avevano creato assieme a me a casa. Senza contare la soddisfazione che brillava nei loro occhi ( e nel mio cuore) quando gli altri chiedevano di assaggiare i loro dolci “speciali”. 😀
La socialità di una famiglia vegana è limitata o compromessa dalla scelta etica compiuta?
Assolutamente no! A patto che ci si ponga sempre con spirito di accoglienza nei confronti di chi non ha compiuto la nostra scelta. Il sorriso e la serenità abbattono ogni barriera e ogni difficoltà.I bambini si sentono frustrati di fronte ai coetanei che “possono mangiare tutto”?
No, se sono bambini cresciuti in un clima di apertura in cui il dialogo è la priorità. No, se sono bambini cresciuti senza imposizioni ma con spiegazioni e motivazioni sull’origine di certe scelte familiari. No, se hanno delle alternative
Fermo restando che i nostri figli “POSSONO mangiare tutto”…ma per il momento SCELGONO, come noi, di non farlo.Non ci si sente un po’ alieni in mezzo alla gente?
A volte sì, a volte no…ma non dipende certo dall’essere vegan o meno. Siamo tutti un po’ alieni anche verso noi stessi.
Ieri sera, alla fine, siamo tornati a casa dopo la mezzanotte, con due bimbi che avevano giocato e corso e riso fino allo stremo delle forze; noi, felici di aver condiviso una serata anche con persone perse di vista da un po’. Perché essere vegan non significa isolarsi, autoemarginarsi o essere in difetto. Soprattutto in questo momento storico, in cui le ragioni della scelta etica vegana (oltre che di quella salutista) vanno sempre più palesandosi nella coscienza collettiva. Cerchiamo di vedere il lato positivo, non fossilizziamoci sulle diversità! Cerchiamo di dare un po’ di valore in più a ciò che ci accomuna: è il modo migliore per accorciare le distanze!
Spero che questo post possa essere di qualche utilità per chi ha intrapreso da poco questa strada e per chi è attanagliato da dubbi e perplessità. Ma spero anche che serva a sciogliere la curiosità di qualche onnivor* che si domandi come si possa vivere in mezzo agli altri senza mangiare carne! 🙂
Essere vegan ed avere una vita sociale appagante si può, non occorre nessun superpotere speciale!
E voi? Come affrontate la vostra vita sociale? Come vi ponete di fronte a certe occasioni poco vegan friendly?
Buonanotte.
A presto, al prossimo consiglio veg!!
Daria
Bella testimonianza… mi piace molto anche la disponibilità del locale, onestamente dalle nostre parti pochissimi avrebbero lasciato portare da casa il dolce da consumare senza storcere il naso e ancor meno avrebbero saputo adeguare il menù in modo vario. Noi usciamo poco, preferiamo decisamente le cene in casa (nostra o di altri) fra amici, soprattutto per il discorso spazio per i bimbi, anche su questo davvero c’è ancora tanto da lavorare: per la maggior parte dei locali avere bambini è un disagio e spesso gli altri clienti storcono il naso…
naturalentamente
Anche noi usciamo davvero poco e preferiamo le cene in casa, sia per un fatto economico che di comodità che di qualità del cibo. 🙂
Ma fa sempre piacere sapere che in qualche modo ci si possa arrangiare anche fuori senza dover sempre essere guardati come alieni!
Prossima occasione, San Martino: ma in mansarda da noi, con alcuni amici, ed ognuno porta qualcosa da condividere con gli altri…la formula che preferisco, devo dire! 😉
Marta
Ecco, questo è un argomento che mi interessa molto. Però, visto che io penso in grande, non penso al menu dell’asilo, o ai pranzi coi parenti, bensì alla vita negli scout (che sarebbe la cosa a cui pensare meno, perché l’età minima per l’iscrizione è otto anni, quindi hai voglia). Perché io e il mio ragazzo, oltre a essere entrambi vegan, siamo entrambi scout (io solo da quando avevo 21 anni, lui da quando ne aveva 12), quindi è certo che i miei figli saranno scout così come è certo che saranno vegan. E’ negli scout, per un vegan, occorre una grande capacità di organizzazione. Per esempio, nei lupetti (i bambini) e nelle coccinelle (le bambine) una cosa molto comune è che alle riunioni (che avvengono la domenica mattina) chi vuole possa portare un dolce per la merenda di metà mattina. Solo che il dolce non è che ci si mette d’accordo per portarlo. Può esserci come non esserci (se c’è si fa merenda, se no si sta senza), e non è che si sa prima chi lo porterà. Quindi io, in quanto mamma di un bambino che non mangerà i dolci degli altri, dovrei teoricamente preparargli un dolce tutte le domeniche, perché potrebbe darsi che un’ altra mamma prepari un dolce e lui non possa mangiarlo (a volte succede anche a me, che un bambino porti un dolce e io non lo mangi, ma io sono grande e non mi da fastidio. Un bambino di otto anni potrebbe sentirsi diverso ed escluso). Inoltre non posso neanche preparare la merenda solo per lui, perché negli scout la regola della condivisione e il senso di comunità sono più forti di ogni altra cosa, perciò non esiste che magari lui mangi e gli altri stiano a guardare. La merenda va portata per tutti, altrimenti non la si mangia. Ecco, sono situazioni un po’ difficili, ogni tanto ci penso. Ma per far vivere la meravigliosa avventura dello scoutismo ai miei figli sono disposta a questo e altro.
naturalentamente
In fondo fare un dolce ogni sabato sera per poterlo condividere la domenica mattina è fattibile, dai!
Poi magari, visto che immagino si insaturi una bella atmosfera amichevole, alcune mamme a conoscenza delle scelte alimentari dei tuoi figli potrebbero preparare delle merende vegan accessibili anche a loro. 🙂 E per quando i tuoi figli (ancora polvere di stelle) avranno 8 anni, magari ci saranno tanti altri bimbi vegan…chissà?!
Un abbraccio
Delia
Ecco questo mi sembra un modo molto intelligente e rispettoso di stare tutti intorno ad un tavolo. Ognuno è libero di mangiare ció che preferisce senza sentirsi criticato per la propria scelta che sia una scelta veg oppure onnivora. É una bellissima occasione di convivialità ma anche di rispetto e perché no, di eventuale curiosità da parte di qualche onnivoro verso la scelta vegana. Un modo intelligente e misurato e non urlato con rabbia come troppe volte ho sentito e visto fare da vegani che di vegano hanno solo il nome ma di sicuro non lo spirito di rispetto ed amore che dovrebbe costituire la base del pensiero veg. Tutto quello che sa di estremismo mi ripugna e quando sento parlare della ” causa”, qualunque essa sia,mi vengono in mente squadroni di lobotomizzati invasati….Per carità! Molto meglio un bel tavolone intorno al quale stanno seduti tutti ma proprio tutti in pace ed armonia,con bambini che ridono e si scambiano i biscotti e adulti che non hanno cause da far vincere ma che con il loro esempio concreto,portano avanti un pensiero e degli ideali di amore e rispetto.
Namastè,cara
❤❤❤
naturalentamente
Grazie per aver lasciato il tuo pensiero, Delia.
Namastè.
Serena di Enjoy Life
Hai assolutamente ragione, non è che essere vegan voglia dire autoghettizzarsi e stare solo tra vegani! L’importante è restare aperti mentalmente anche verso chi non ha ancora fatto la nostra scelta 🙂
Certo non sempre si trovano locali disponibili a veganizzare i menù…..mi è capitato poco tempo fa di partecipare ad una cena di lavoro e, nonostante fossero stati avvisati prima che ci sarebbe stata una persona vegana, non avevano preparato nulla per me e quando ho chiesto mi hanno detto che potevano farmi verdure grigliate e insalata….quella è stata la mia cena 🙁
Del resto del menù non ho potuto mangiare proprio nulla perchè era tutto a base di pesce, carne, affettati e non sono stati in grado neanche di farmi una pasta o un riso con le verdure….
Però mi è capitato in altre occasioni, in altri locali molto più professionali, che mi creassero sul momento piatti vegani squisiti!
Certo se vado a mangiare fuori, anche con chi non è vegano ma apprezza ugualmente quel tipo di cucina, preferisco andare nel ristorante vegano/vegetariano della mia città….purtroppo l’unico 🙁
Bello il tuo approccio con i bimbi, ottima idea quella di farti aiutare a preparare i dolci da portarvi 🙂 immagino la vostra soddisfazione quando gli altri bimbi volevano assoggiare i vostri dolci speciali!!!
Per quanto riguarda il sentirsi alieni in mezzo alla gente, io mi sento spesso aliena ma per molti motivi non solo per la scelta vegan….ma concordo con te, siamo tutti un po’ alieni 🙂
Ciao carissima, un abbraccio
Serena
naturalentamente
Nei nostri dintorni, per fortuna, ci sono parecchi posti che fanno cucina esclusivamente veg o che comunque hanno in menu molte pietanze vegan. Le Marche, lo dico sempre, sono un’isola felice da questo punto di vista.
Buona notte, anima bella :*