Oggi l’archivio fotografico del telefono mi ricorda che esattamente due anni fa eravamo sommersi dalla neve. Strade interrotte, scuole chiuse, corrente elettrica ballerina, che a casa nostra fanno rima con bimbi felici, stufa a legna accesa, impegni rimandati, calma nel cuore, mentre tutt’attorno le ormai rare nevicate chiamano ansia da rallentamento, panico da appuntamenti di lavoro annullati, corsa all’ultimo barattolo di pelati, scenari apocalittici che tormentano il sonno notturno.
A pensarci bene, di fronte alla faccenda attuale ci stiamo comportando proprio come si fa in caso di allerta meteo per bufera di neve in arrivo.
Il pensiero schizza dritto a ciò che possiamo perdere e il PIL si materializza in un totem ben sistemato sul comodino, come monito a non mollare la presa per nessuna ragione. L’economia deve andare avanti, non fermatevi, per carità! E voi, bambine e bambini, fatevi mandare i compiti dalle maestre sul whatsapp di mamma, sennò poi rimanete indietro col programma!
Niente scuola, attività sportive sospese, feste e manifestazioni cancellate, raccomandazioni a non frequentare luoghi troppo affollati, invito a stare all’aria aperta.
Abbiamo avuto bisogno di questo caos per far diminuire drasticamente le emissioni di CO2.
Se piovessero dal cielo le ciliegie sarebbe il mio mondo ideale!
Come il buon vecchio Albert Einstein sosteneva, preoccuparsi è uno spreco di energia che va evitato: se non esiste soluzione al problema è inutile angosciarsi, meglio approfittare del buono e bello che è a disposizione; se esiste una soluzione al problema non serve piangersi addosso, è il momento di rimboccarsi le maniche. A maggior ragione quando si tratta di un evento totalmente al di fuori del nostro controllo, come può esserlo una malattia o una calamità naturale.
Torniamo presenti al respiro, please, torniamo qui e ora. Torniamo a noi, lasciamo indietro il chiasso.
Sfruttiamo la precarietà per riabituarci all’essenziale.
Smettiamo per un attimo di consumare a testa bassa tutto ciò che ci viene propinato, paura ed allarmismo compresi. Risintonizziamoci con la nostra capacità di scelta e facciamo pace con la lentezza.
Lasciamo andare.
Canalizziamo le energie nel prenderci cura di noi stessi e del nostro giardino interiore, di chi amiamo, delle persone più vulnerabili, del Pianeta.
Facciamo di necessità virtù e trasformiamo questo rallentamento forzato in opportunità.
Potremmo leggere quel libro che sta prendendo polvere da un po’ o ascoltare quel cd che ci piaceva tanto ma che abbiamo relegato ai ricordi di gioventù. Potremmo fare gli gnocchi o indire un torneo di dama in famiglia.
E’ tempo di spegnere la tv e chiudere i giornali, niente di buono da quelle parti.
E’ tempo di sedersi e mettersi in contatto con la meraviglia che ci circonda. E’ lì che dovremmo indirizzare il cuore. E’ questa l’occasione giusta per prendere coscienza della gratitudine di cui ogni giorno dovremmo farci dispensatrici e dispensatori.
Non siamo onnipotenti, siamo solo gocce minuscole nell’Universo. Accogliamo questa verità.
Ci sono forze immensamente più potenti di qualunque super intelligenza umana o artificiale, ma ci è concesso di amare ed essere amati, di passeggiare in riva al mare, di ascoltare la voce dei boschi, di mangiare i frutti squisiti della terra, di stare al sicuro nelle nostre case, di vivere. Perché mai dovremmo sprecare questa occasione cedendo alla paura che paralizza e all’attaccamento che ci rende schiavi?
Siamo liberi! Re-impariamo ad esserlo! Adesso.