La nostra scelta consapevole di vivere in decrescita, cercando di rinunciare al superfluo, dando importanza all’essenziale e tentando di lasciare un’impronta meno pesante possibile sul pianeta, si riflette in tante azioni che compiamo come singoli individui e come famiglia. Ho ancora tanta strada da percorrere, c’è molto da migliorare su più fronti, ma più il tempo passa e più, voltandomi indietro, vedo cambiamenti in positivo verso uno stile di vita più etico e in armonia con il mondo.
Dal vivere vegan all’autoproduzione, dall’uso dei pannolini lavabili al fare acquisti attraverso il GAS, dal riciclo dei rifiuti di ogni genere all’usare second hand.
Ed è proprio di questo ultimo aspetto che vorrei parlarvi.

Second-hand, ovvero beni di seconda mano. Che generi di beni?
Qualunque cosa…
Abiti, borse, scarpe, giocattoli, libri, riviste, mobili, accessori per la casa, utensili per la cucina, cd, dvd…di tutto di più!
La mia passione per l’usato è nata tanti anni fa quando, da adolescente, andavo in cerca di botteghe e mercatini in cui trovare abbigliamento anni ’70, soprattutto Jeans, cappelli e borse. E’ cresciuta quando, viaggiando, ho scoperto i Charity Shop inglesi ed irlandesi in cui poter acquistare qualsiasi cosa per pochi spiccioli. Risale a 18 anni fa la mia prima tessera al Mercatino (franchising di negozi second hand) dove non solo poter comprare, ma anche vendere n’importe quoi.
Crescendo, ho continuato a subire il fascino degli oggetti abbandonati, per dar loro nuova vita. Ho sempre creduto che ogni cosa porti in sé e con sé l’energia vitale di chi l’ha posseduta, custodita, vissuta. Sono convinta che la storia di un oggetto rimanga impressa nella materia nonostante il tempo e l’usura e che abbia sempre tanto da donare ed insegnare. Per questo, se vedevo sedie, sgabelli, specchi o tappeti lasciati agonizzanti affianco ai cassonetti dell’immondizia, già a 20 anni non resistevo, li caricavo nella Fiat 1 di mio padre, come in preda ad un richiamo inconscio, e trasportavo tutto nella mansardina dal soffitto basso in cui vivevo, per reinventare un nuovo destino a quei tesori.

Da quando sono diventata mamma, poi, mi si è aperto un mondo. Ricordo la mia maggiore preoccupazione quando rimasi incinta la prima volta: volevo che il mio bambino fosse un figlio della Terra, che fosse un figlio sostenibile e non accumulatore di rifiuti già dai primi istanti di vita. Da qui la scelta di pannolini lavabili (la maggior parte usati, persino riesumati dalla vicina di casa che li usava con i figli negli anni ’70) e di acquistare ciò che ci mancava (che non ci avessero già passato cugin*, fratelli e sorelle, amiche e amici) in negozi specifici per l’infanzia ma che vendono solo beni di seconda mano (i negozi in franchising Baby Bazar per esempio).


Se all’inizio era una spinta istintiva che aveva poco o niente di razionale, negli anni la predilezione verso tutto ciò che è second hand è gradualmente maturata in scelta consapevole e ragionata (ma sempre con quella spinta istintiva di allora), per tanti buoni motivi.
Primo fra tutti, la riduzione dei rifiuti. Va bene riciclare e differenziare, ma è ancor meglio riusare prima di buttare, in modo da produrre sempre meno immondizia.
Come?
Barattando, prestando (e prendendo in prestito), regalando (e chiedere in dono), vendendo e comprando tutto ciò che non si usa più ma che è ancora in buono stato e che potrebbe essere utile a noi o qualcun altro.

In secondo luogo, per arginare l’ormai diffusa (spesso inconsapevole) tendenza all’accumulo indotta dai mezzi di comunicazione di massa. Ci ritroviamo spesso coinvolti in meccanismi perversi in cui il possesso diventa un bisogno e l’essere al passo con la follia produttiva e consumistica delle aziende diviene un dovere. Pena, il sentirsi esclusi e inadeguati. Io voglio sentirmi libera di scegliere senza dover rispondere a canoni o etichette prestabilite da strategie di marketing perverse.

C’è poi la questione del risparmio. Coerentemente con la nostra scelta di condurre una vita in lentezza, in cui poter dare il giusto valore al tempo e ai rapporti con le persone che amiamo, che ci permetta di fare ciò che desideriamo e di prenderci cura di noi stessi e della nostra famiglia, quando è nato Attilio ho deciso di fare la mamma e casalinga tempo pieno. Essendo quindi una famiglia monoreddito, le nostre spese devono essere oculate e ridotte veramente al necessario. Comprare second hand e barattare ci permette di avere molte cose con minima spesa.

Molto importante per noi anche la motivazione etica: riusare ciò di cui gli altri si disfanno significa dipendere sempre meno dai circuiti commerciali convenzionali, dalle multinazionali, soprattutto quando si tratta di giocattoli ed abbigliamento.
Non ultimo, il romanticismo. Volete mettere la carica poetica di una vecchia scrivania trovata in una casa diroccata e rimessa a nuovo, in confronto a quella di una scrivania dell’Ikea?

Regalo di nozze da parte di mia sorella e mio fratello.
Per non parlare dell’originalità: io me la spasso a girare per i banchi del mercato in cui si vendono abiti usati a pochi euro introvabili nei negozi, di tagli e tinte vintage, modelli ormai dimenticati ma che aspettano di tornare ad essere sfoggiati.

Molto importante per me e mio marito è la componente educativa dell’usare e far usare ai nostri figli oggetti, abiti, libri e giochi di seconda mano. Li abbiamo coinvolti sin da piccolissimi nelle nostre attività di scambio e vendita nei mercatini del baratto e delle pulci, mostrando loro quanto bello sia adottare qualcosa che per noi è utile, ma che altrimenti andrebbe buttato via. Ora che hanno 5 e 3 anni scelgono di loro sponte le cose da portare ai mercatini. Proprio ieri pomeriggio abbiamo partecipato alla sesta edizione di Svuota la Soffitta e i bimbi hanno scelto alcuni giocattoli di cui disfarsi da mettere sul nostro banchetto, entusiasti del fatto che avrebbero incontrato altri bambini dai quali magari prendere proprio il fumetto o il peluche che desiderano.


I vestiti che indossano sono tutti second hand, e ci teniamo a spiegar loro che quella tal maglietta ci è stata donata da Dodò o da Matilde e che quando non la indosseranno più potranno a loro volta donarla a chi vogliono. “Per dare il giro alle cose” è quello che spesso dico loro, per permettere ai beni di viaggiare, di non fermarsi a raccogliere polvere. Perché, in fondo, come afferma saggiamente lo gnomo samurai: “Anche se questa felpa è vecchia, per me è nuova, perché non l’ho avuta mai prima!”.

Educare alla sobrietà, alla condivisione, all’essenzialità, al riuso, alla gratitudine, al NON-consumo sfrenato, al NON attaccamento, per coltivare semi di cambiamento in questo vecchio malandato mondo.

Di questi tempi, per tanti tanti versi, siamo facilitati in questa missione, soprattutto grazie al web, ai gruppi fb, ai forum e ai siti che si occupano di baratto e vendita second hand anche a distanza. A questo proposito vi segnalo la rete di gruppi fb Te lo regalo se vieni a prenderlo, nei quali è possibile scrivere annunci su cosa si voglia cedere e concordare con gli utenti interessati la data del ritiro dell’oggetto in questione a casa propria. Io partecipo al gruppo delle Marche (ne esistono per quasi ogni regione) ed ho regalato una rete letto singolo, abiti miei e di mia figlia, libri e piatti, rendendo felici persone sconosciute in cambio di un sorriso e di uno spazio vuoto in più dentro casa. 😛
Anche QUI c’è un articolo che parla proprio di questo!
D’altro canto, ci si scontra con la diffidenza di chi pensa che ri-usare sia avere poca qualità, poca igiene, poca scelta, poca comodità. Ma la diffidenza non ci fa paura, anzi, ci sprona a dimostrare, giorno dopo giorno, con azioni sorridenti e zero predicozzi, che col second hand tutto si può: soddisfare necessità, desideri, sfizi.

E poi, non dimentichiamoci di una cosa molto importante: un’azione buona verso il mondo e verso gli altri è anche e soprattutto un dono che facciamo a noi stessi.
E voi, che rapporto avete con il second hand? Avete qualche esperienza interessante da raccontarmi a riguardo? Scrivete qui sotto, non siate timid*! 😉

Vi lascio, è tardissimo (o prestissimo, dipende dal punto di vista).
Buona notte e buona decrescita!!!
Daria
Noi come voi: seconda mano, riuso, baratto… come associazione organizziamo una volta l’anno una festa del baratto in primavera, per il resto cerco di crearmi le occasioni, sia attraverso la rete che attraverso le conoscenze reali. Se ho bisogno di qualcosa per prima cosa chiedo ad altri se me la prestano o se se la vogliono scambiare. Mi fa moto specie che alcune persone mi chiedono timidamente se voglio abiti per me o se “mi offendo”! Rispondo sempre che mi fanno un piacere, altro che offesa! L’uso di cose usate è entrato nella testa delle piccole che ormai quando trovano qualcosa di “nuovo” nel loro guardaroba per prima cosa mi chiedono: questo di chi era? Chi l’ha usato? e più è lunga la lista di bambini che l’hanno usato prima di loro più son contente! Oltre a questo per loro è normale se una cosa è rotta cercare di ripararla, che siano abiti o vestiti: anche di questo vado molto fiera!
naturalentamente
E fai bene ad andarne fiera!! Anche loro chiedono sempre di chi fosse la maglietta o la giacca o le scarpe che indossano per la prima volta! e Attilio non fa che dire: non vedo l’ora che mi stia piccolo per darlo a Libero (il suo adorato cuginetto!)! Mi fa una tenerezza…
elena ora è tutta concentrata sulla nuova nascita, quindi qualunque cosa non le entri più la mette da parte lei stessa “per il fratellino o la fratellina” :). La domanda “ti offendi se ti do questo?” è davvero sintomo di quanto sia diffusa l’idea che usare cose “vecchie” sia quasi una vergogna o qualcosa da nascondere…è capitato che lo chiedessero anche a me!
Francesca
Valentina, sempre gustosissima con i tuoi post, pieni di spunti e sollecitazioni!
Una considerazione, e una domanda.
Quello che più mi colpisce, di te e della vostra esperienza familiare, è la coerenza; è l’aver sposato una prospettiva, aver scelto una direzione di cammino, ed esser riusciti (e riuscire ogni giorno), ad orientare con questa la vostra vita, con conferme quotidiane, molto impegno, molta concretezza.
Mi chiedo, tuttavia: come vi “regolate” – come genitori, soprattutto – rispetto a chi (familiari, amici, conoscenti…), specie in presenza di bimbi in famiglia, tende a inondare armadi e spazi della casa di regali sempre nuovi?? Mi rendo conto che molto spesso le preferenze del genitore (io, in questo caso) vengano by-passate o completamente ignorate, come se non ci fossero alternative – “un regalo al piccolo che male può fare? Soprattutto, poi, se si tratta di cose utili (???!?), come vestiti o scarpe…”
Grazie! A presto.
naturalentamente
Ciao Franci! Bello leggerti qui…
Intanto è doveroso che io chiarisca che anche noi facciamo delle eccezioni e che la perfezione non è cosa di questo mondo, quindi tanto meno della nostra famiglia.
Ma su una cosa hai ragione: abbiamo sposato una prospettiva sulla vita e le teniamo fede in tutti i modi, con serenità, ma con altrettanta fermezza.
Quando è nato Attilio ci siamo trovati di fronte 4 nonni impazziti. 🙂 E’ stato il primo nipote per entrambe le famiglie, quindi puoi ben immaginare l’euforia e l’adrenalina di tutti quanti, zie e zii compresi. Ma io e Marco siamo stati da subito, anzi, da prima ancora che Atto nascesse, molto chiari. Ognuno di noi ha spiegato bene alla propria famiglia le intenzioni educative che avevamo, cercando proprio di educare gradualmente anche le persone a noi più vicine all’accettazione e alla comprensione del nostro pensiero.
Quindi, sul fronte regali, siamo stati sempre chiarissimi nel dire che non volevamo sprechi né montagne di plastica. Poiché quando sono nati i bimbi avevamo già un folto corredino di seconda o terza mano per entrambi, abbiamo detto che eravamo apposto per il primo anno e che se volevano fare un regalo ai nipoti potevano pensare a libri e non a giochi, visto che fino ai 12 mesi secondo noi sono del tutto inutili. Devo dire che non è stato facile educare a questo pensiero le nonne…hanno tutt’ora smanie improvvise di regalare qualcosa…ma le freniamo e cerchiamo di contenerle.
Mia madre, per esempio, voleva comprare un paio di stivali ad Elena da quando ha imparato a camminare, cioè da 2 anni a questa parte… le ho sempre detto di no, che le sue scarpe da ginnastica vanno benissimo, che gli stivali sono superflui e scomodi. Ma quest’anno, visto che Elena ha ormai quasi 3 anni e che non ci sono mai arrivati stivali di seconda mano, ho accontentato la nonna che, tutta felice, le ha finalmente regalato il tanto bramato paio di stivaletti :). La suocera, invece, se ne moriva per comprare una felpa ad Attilio con il disegno dell’Uomo Ragno (che lui ama). Ma ne aveva già 3 di seconda mano, regalategli da amichetti e cugini…Marco le ha spiegato con calma che sarebbe stato un regalo perfettamente inutile e che avrebbe potuto impiegare quei soldi per fargli qualcosa che non aveva, tipo un bel set di pennelli e tempere(visto che adora dipingere). Insomma, cerchiamo un po’ di guidarle, queste nonne, con calma e con pazienza, ma pretendendo rispetto per le nostre scelte.
Abbiamo dovuto stoppare uno dei due nonni che, quando era nata Elena, per “consolare” Atto dal non essere più The One, continuava a comprargli veri e propri ciaffi in edicola (palline matte, pupazzetti plasticosi, mostriciattoli): per farlo senza creare discussioni e rotture, gli abbiamo mostrato come quei giochini restassero dimenticati e inutilizzati dopo i primi 5 minuti…
Ora sono entrati più o meno tutti nella nostra ottica, compresi gli amici più vicini. Pensa che una mia cara amica, che vive lontana e viene a trovarci un paio di volte l’anno, quando porta loro regali (via libera a materiale artistico e pongo) ogni volta ci dice: ma quando potrò fare un regalo normale a ‘sti figli?? Ahahahah!! 😉
Quando si avvicinano compleanni e Natale, spargiamo voce con tutti quelli che pensiamo possano fare regali: chiediamo libri, puzzle, giochi di carte…cose così. I mattoncini di legno sono sempre i benvenuti così come strumenti musicali come maracas, flauti, percussioni, armoniche. insomma, dai, hanno di che scegliere. 😉 Per l’abbigliamento preferiamo sempre stoppare tutti quanti, perché troviamo veramente qualunque cosa in prestito o baratto. Spesso deleghiamo alla bisnonna la biancheria intima: così può sbizzarrirsi a regalare loro calzini di Hulk o mutandine di Hello Kitty 😉
Credo che la chiarezza e la fermezza, accompagnate dalle dovute motivazioni e dall’immancabile spirito di accoglienza, portino sempre ai risultati sperati.
Poi c’è sempre la zia che regala la macchinina telecomandata con cui giocheranno una settimana, che resterà nell’armadio per i successivi 2 mesi, per poi andare a finire sul banco del prossimo baratto :),
baci
Ely
Condivido ogni singola lettera di questo tuo meraviglioso post. Sono pienamente daccordo sul riciclo/riuso e sul ridare nuova vita agli oggetti.
Anch’io vado ai mercatini dell’usato e ne vado molto fiera! un abbraccio
naturalentamente
Sì, ricordo qualche tuo post a riguardo…
A presto! :*
emanuela
post meraviglioso ed ho voglia di dirti grazie. Ce ne fossero di più!
ti porto la mia esperienza di mamma giovane – tre figli in 4 anni, a 28 li avevo tutti e tre – ed ora nonna di 2 meravigliose creature.
sempre utilizzato cose di seconda mano! Eravamo un gruppo di amiche con un sacco di bimbi, tutti in scala ed era normale, per noi , passarci tutto ed ascoltare le bimbe che dicevano” hai visto che bello questo vestito? Era di tua sorella, poi te lo ridò quando non mi va più bene”.
E così era per i giocattoli ed invece i lettini ed il passeggino gemellare ed i seggioloni li abbiamo regalati.I lenzuolini da lettino no, perchè li aveva ricamati per mia sorella la mia mamma , poi li ha usati per me, mio fratello ed a mia volta li ho usati per i miei bimbi ed ora li usano i miei nipotini.
E’ giusto, è bello, è etico, è il nostro piccolo contributo e, se sono riuscita- e con grande orgoglio dico di sì – a trasmettere questo messaggio ai miei figli sento davvero che è stato ed è tutto davvero importante.
e poi….non ti dico la gioia di vedere le mie figlie che indossano i miei vestiti di quando avevo 20 anni ( Vintage originale, lo chiamano loro)!
un grande abbraccio
Emanuela
naturalentamente
Ciao Emanuela! Benvenuta!
Grazie infinite per questa tua bella testimonianza. Spero un giorno di poter dire, come te, di esser riuscita a trasmettere un messaggio di rispetto ed amore ai miei figli anche con la pratica del riuso.
Ricambio l’abbraccio, a presto!
Valentina
emanuela
un’ultima cosa……tutti abbiamo avuto nonni stra-impazziti , i nostri poi erano cosi’ giovani e dinamici che tenerli a bada è stata un’impresa….ma ce l’abbiamo fatta, noi con tanta chiarezza da subito e loro, va assolutamente detto, con sensibilità ed intelligenza. certo che il vestitino a fiorellini con lo sprone a nido d’ape od i pantaloncini all’inglese sono rimasti un po’ in gola, alle nonne….ma se ne sono fatte una ragione!
Emanuela
e la mia mamma ha cucito loro di tutto, con vecchie stoffe che aveva in casa e mia suocera confezionava splendidi maglioncini, con la lana di vecchi maglioni…
naturalentamente
E’ vero, va lodata anche la sensibilità dei nonni che, pur non condividendo certe nostre scelte, le rispettano al 100{1cb9e49070c7ea47a30e983aa42d2438c398569dec77b84b253952f15e6e2316} (come la scelta di essere vegan, per esempio).
Mia mamma, ora, quando ha voglia di fare un piccolo dono ai nipoti, si reca al centro del riuso del suo comune di residenza, dove campeggiano tanti oggetti in buono stato prima di finire nella discarica e dove i residenti possono prendere gratuitamente quello che vogliono. Così i bimbi si ritrovano con una bambolina “nuova” o un libro mai letto, e quando li hanno usati per qualche tempo li riportano con la nonna al centro del riuso, affinché qulcuno altro possa usufruirne. 🙂
Nella seconda foto del post, in cui mostro orgogliosa i frutti del baratto, indosso, sotto al golfino giallo, una sottoveste bianca a fiori arancio che era di mia madre quando aveva 18 anni (’68) e che io indosso a mo’ di vestitino con orgoglio ormai da 4-5 anni: la adoro!! 🙂
delia
Beh che dirti?! Io mi sono appena iscritta al gruppo del Trentino visto che in Alto Adige non c’è..! Direi che mi hai convinta! Anche se a dire il vero alcune esperienze second hand ce le ho già. Ai tempi dell’università i mercatini delle pulci di PD erano tutti miei e qui a Merano esiste un negozietto dell’usato per bambini dove ho comprato spesso per pochi soldi abiti per i miei nanetti. Condivido il tuo pensiero su tutta la linea. Gli oggetti vecchi,con la case vecchie,hanno un fascino particolare,un’anima che il nuovo non ha. Anche noi siamo una famiglia prevalentemente monoredditto e con tre figli non c’è molto spazio per il superfluo. Va bene cosi,é stata una scelta che io facessi la mamma a tempo pieno. Essendo cresciuta con mia nonna perché entrambi i genitori lavoravano,non avrei mai permesso che i miei figli crescessero senza la loro mamma e dunque ho lasciato tutto. E siamo felici così. Il superfluo,il lusso,il capo firmato,l’orologio di marca non danno la felicità,danno un’illusione momentanea di felicità che è ben diverso. E dunque viva la semplicità,l’andare contro corrente, il riutilizzo di oggetti dimenticati che possono ancora dare tanto. Un bacio,Vale❤
naturalentamente
Grazie per il tuo contributo, cara!
Buona giornata!
erica-semplicementeoggi
Che bello! piace anche a me tanto giare per le bancarelle dell’usato, puoi trovare quella cosa che ti ricorda l’infanzia o quella cosa vintage. ANche con i bimbi puoi trovare libri interessanti o giochini.
Peccato che qui da noi on ci siano iniziate per il baratto o l’usato dei privati. sarebbe bello.
naturalentamente
Nella nostra provincia, invece, sempre più comuni, associazioni e centri sociali si mostrano sensibili all’argomento e muovono i primi passi verso queste belle iniziative. Prova a proporre tu un Svuota la soffitta all’amministrazione comunale!!
Robi
Vale penso ogni giorno di più che io e te siamo legate da un filo.. Tra due domenica c’è la festa dell’usato a Monza.. C’è ogni seconda domenica del mese! Un giorno dobbiamo proprio fare una giornata insieme a dare un nuovo inizio ad oggetti che non rendono più speciale la vita di qualcunaltro <3
naturalentamente
Robi cara del mio cuor… :*
francesca
Cara Valentina,
non commento mai ma questo blog mi piace davvero sempre di più, mi ero presentata diversi mesi fa. Questa volta però il post capita proprio a fagiolo! Sono relativamente nuova qui nelle Marche, sono a Recanati, e da quando sono mamma del vichingo mi sto avvicinando sempre di più ad uno stile di vita più consapevole, per quanto possibile lento. Anche in casa nostra c’è un nuovo arrivo per l’inverno e mi piacerebbe fare un giretto per i vari mercatini ma credo di aver bisogno di qualche “dritta”, ;). Non tanto per i vestitini visto che la maggior parte delle cose sono in ottime condizioni, quindi potrò riutilizzarle con immensa gioia, ma mi chiedevo se in zona ci fosse qualche organizzazione per il baratto di libri da bambini, e perché no, anche per adulti. Spero proprio di incontrarti, magari sul mare…anche noi spessissimo facciamo lunghe passeggiate lì! Intanto ti abbraccio…per quanto possibile dato che ci sarebbe un incontro di pance :), francesca
naturalentamente
Ciao Francesca! Grazie per gli apprezzamenti!
Di luoghi o associazioni organizzati per fare sempre baratto non ne conosco, onestamente, ma di occasioni per far baratto ce ne sono sempre di più.
Se hai un account fb, troverai un’infinità di gruppi in cui poter prendere contatto anche con tante mamme che hanno le stesse tue esigenze!
Io posso solo dirti che a Sassoferrato e a Santa Maria Nuova vengono regolarmente organizzati mercatini del baratto e del libero scambio, in cui poter trovare libri e giochi per i bimbi. A Jesi, tutti i martedì, al centro sociale autogestito TNT si svolge l’ecomercato, dove noi andiamo spesso e dove abbiamo trovate tante belle cose da scambiare…
Un abbraccio e buona decrescita!