Tre anni e mezzo di allattamento. Senza pausa.
Tre anni e mezzo di condivisione del proprio corpo con qualcun’altro che, seppur sangue del tuo sangue, è comunque altro da te. Da un anno questo “altro” è doppio: fratello e sorellina entrambi attaccati al seno per nutrirsi, coccolarsi, ritrovarsi, consolarsi, riposarsi, costruirsi, donarsi, liberarsi e liberarmi.
I momenti di profonda complicità e di sconfinata tenerezza che dà l’allattamento sono tanti ed impagabili. Ti senti così intimamente compresa nella tua natura di mammifero, così abbandonata al tuo istinto, così benevolmente accolta da quei due respiri che ti scaldano ritmicamente il petto!
Li guardi e li vedi rilassati, totalmente aperti e fiduciosi. Senti forte che lo scambio di linfa vitale e di amore incondizionato è biunivoco: tanto dai, tanto ricevi. E quando i cuccioli ciucciano insieme, occhi negli occhi, accarezzandosi orecchie, capelli e manine, anche fra di loro si rinnova un legame già saldo e innato, come una comunione di intenti che venga per l’ennesima volta confermata. In quest’aura di pace e piacere è coinvolto anche il babbo, che spesso sta lì a guardarci assorto e altre volte mi chiede di descrivergli cosa provo nell’averli tutti e due sul cuore.
Ma sul tandem non sempre si pedala in sincronia, e allora succede di sentire la fatica impossessarsi di te, la stanchezza annebbiare la mente. Ci si smarrisce nel bisogno di starsene da sole col proprio corpo, scrigno di un’anima che vuole distendersi un po’ per conto suo.
Perché può succedere di sentirsi come espropriate della nostra identità, della nostra femminilità…rimanendo di fronte alla sola immagine di madre, che non però non ci basta.
Capitano momenti in cui hai l’impressione che le richieste siano più di quello che riusciresti a dare, in cui ti senti incapace di condividere il tuo spazio, in cui l’individualità di donna prende il sopravvento sul generoso istinto di mamma.
E poi il seno! Il MIO seno! Così cambiato, così diverso da un tempo e anche da ieri, perché continua a mutare, ad ogni poppata. A volte si cerca di ignorare queste sensazioni perché ci si sente in colpa. Altre, invece, le si esaspera, facendole più incombenti di quanto non siano in realtà, finendo col sospirare infastidite e col trasmettere stati d’animo turbati ai bimbi. Ma occorre recuperare sempre un barlume di lucidità e chiedersi con franchezza: cosa scelgo di fare? Quale strada decido di percorrere?
Io, inevitabilmente, continuo a scegliere di vivere questo periodo della mia vita e della vita dei miei piccoli in totale spontaneità e naturalità.
Ho deciso, col sostegno del loro babbo, di lasciare che il tempo faccia il suo corso, di permettere ai loro bisogni di esprimersi liberamente, di rendermi disponibile ad accoglierli, senza forzature, senza condizionamenti. Ascoltando il mammifero che sono. E allora, quando la pedalata si fa dura, trasformo il sospiro in un profondo respiro, chiudo un attimo gli occhi e torno ad accogliere. La soddisfazione e felicità dei miei bambini, la sensazione di avere, ad ogni poppata, una luce dentro che si espande e abbraccia tutto ciò che ci circonda mi dicono che ho fatto la scelta giusta.
Vi lascio con le parole di Sarah J. Buckley: “ [l’allattamento] mi ha regalato dolcezza, presenza, abbandono; a ogni poppata ho avuto consapevole esperienza della dissoluzione del mio io: il cuore si scioglie e fluisce nel mio bambino attraverso il mio latte, secondo le eloquenti parole di Jeannine Parvati Baker. […]L’allattamento al seno ci ricorda la verità universale dell’abbondanza: più diamo, più ci riempiamo, e il nutrimento divino –fonte a cui tutti ci abbeveriamo- è, come il seno di una madre, sempre pieno, e sgorga sempre abbondante.” (dal libro “Partorire e accudire con dolcezza”, Sarah J. Buckley, Il leone verde edizioni.)
A presto!!
Diana
Ciao Vale, innanzitutto complimenti per il sito! E’ bellissimo quello che scrivi qui e, allattando ancora anche io, capisco ogni tua parola. La stanchezza a volte mi porta a dire “basta ricciolo mio questa è l’ultima volta”, ma quando ritorno dal lavoro, mi viene incontro, mi abbraccia e con quegli occhioni mi dice “ta-mamma ta-mamma” (cioè mamma tetta), è impossibile dire di no!
naturalentamente
Ciao, Diana! Che bello leggere un tuo commento! Che bello sapere che tu e Richi state continuando il vostro cammino insieme alla tetta! 🙂 Ti sono arrivati i miei saluti da tuo marito? Bacioni…a presto!!
katiuscia
scrivi molto bene,mi hai emozionato. conosco la materia allattamento al seno, da quasi 6 anni. Se tornassi indietro rifarei tutto,nonostante la fatica.
naturalentamente
Tu sei una maestra in questo! 🙂 Ti abbraccio forte! A presto ,amica mia.
Lucia
Eh sì, a volte è dura… anche io ho allattato in tandem ma solo per alcuni mesi, poi la mia bimba grande ha smesso da sola quando si sentiva pronta… e ora, alla soglia dei 6 anni di allattamento continuato (non ho saltato un giorno!), mi ritrovo con la mia cucciola di quasi 3 anni che ancora ha tanto bisogno del seno, che si addormenta lasciandosi andare lentamente nelle braccia di Morfeo… ma unita alla sua mamma che in quei momenti si sente davvero speciale, fortunata ad aver provato questa enorme gioia e a poterla portare avanti ancora, finché io e lei ne avremo bisogno… Nessuno nega che a volte sia difficile rimanere sempre disponibile, ma io non saprei essere mamma diversamente, e so che per lei, e per la mia Vera prima, questo legame ha dato davvero tantissimo.
naturalentamente
E’ proprio così…nemmeno io potrei essere mamma diversamente. I risvegli notturni sono ancora molto frequenti qui da noi, eppure io li vivo come momenti di profonda intimità fra me e miei bimbi, proprio mentre tutto il mondo dorme noi possiamo viverci un angolo di pace tutto nostro, pieno di carezze e di coccole. Grazie per la tua testimonianza, Lucia!
erica-semplicementeoggi
Che forza davvero. Io non so se ce la farò o se vorrò. Prima della gravidanza il piccolo di casa qausi duenne, ciucciava quando voleva, tendezialmente quando era stanco o coccoloso e la notte. Con l’incombenza della gravidanza sto cercando di staccarlo, ma a volte cedo ancora, è che il seno mi da fastidioe comunque l’idea del tandem non mi entusiasma molto. ma come dici tu, in quei momenti bisogna aprirsi ad accogliere, mi sono piaciute queste parole le farò mie e chissà.
naturalentamente
Sono felice che in qualche modo tu abbia trovato sostegno e motivazione in questo mio racconto. E’ un po’ questo il senso del mio voler condividere… Il seno dava fastidio anche a me quando ero incinta, soprattutto la mattina presto, appena sveglia. Avevo i capezzoli molto turgidi e sensibili ed Attilio ciucciava ancora di gran lena… Ognuna di noi prova sensazioni diverse, però, ed è importante saper ascoltare il nostro corpo. Se l’allattamento diventa un peso, uno stress, una forzatura, allora forse è meglio trovare il modo di deviare…magari non interrompere di botto, ma cercare una soluzione assieme al cucciolo, cercando di assecondare ancora i suoi bisogni, ma con qualche compromesso. Io, ad esempio, quando al mattino proprio mi sentivo a disagio nell’allattarlo, mi alzavo subito dal letto, prima che lui si svegliasse, e appena apriva gli occhi gli facevo trovare una prelibata colazione che lo distraesse dalla tetta. 🙂 Adesso che è più grande ed ha quasi 4 anni, riesco a “trattare” con lui, e così il nostro tandem continua ancora, con sempre rinnovata complicità e amore profondo. Tanti auguri, Erika!! 🙂 un abbraccio