Ciao! Dopo tempo immemore sono tornata. In questa uggiosa domenica, anticipo d’autunno, sono qui per raccontarvi le nostre vacanze estive, con la nostra adorata tenda, a girovagare per tre parchi nazionali, naturalmente con tutti e tre i bimbi al seguito. Sono state due settimane all’insegna dell’imprevisto e del fuori programma, che ci hanno arricchiti moltissimo, mostrandoci come l’improvvisazione e l’istinto riescano a spalancare orizzonti pieni di sorprese.
L’idea era di ricaricarci per 15 giorni nella nostra tana abruzzese, il Camping Orsa Minore, nel Parco Nazionale della Majella. Dal 2014 è la nostra meta fissa. Un luogo che ci mette in pace col mondo, dove la natura regna sovrana e selvaggia, in cui abbiamo stretto amicizie preziose, in cui i nostri figli si sentono come a casa e per questo liberi, indipendenti e a proprio agio più che mai. Siamo partiti il 20 agosto all’alba, in modo che Stella dormisse per tutto il viaggio o per gran parte di esso. Per i “grandi” questo trucchetto ormai non funziona più, che carichi di adrenalina per la partenza hanno dormito con un occhio chiuso e l’altro aperto. 😛 A pochi km dal campeggio, però, abbiamo notato fiamme e fumo alzarsi dal bosco e una volta sul posto i nostri amici e custodi dell’Orsa Minore ci hanno dato la triste notizia che il Monte Morrone stava bruciando dal giorno prima.
Purtroppo l’incendio, causa anche la forte siccità di questa estate, è andato presto fuori controllo. L’Ente Parco e chi di dovere hanno sottovalutato quello che si è poi rivelato un disastro ambientale enorme e per tutti i giorni della nostra permanenza la Madre Majella è stata consumata dal rogo. Si vedevano canadair (pochi) solcare il cielo; il mattino una lieve ma estesa coltre di fumo oscurava l’orizzonte e la splendida vista del campeggio sul Monte Amaro, Tavola Rotonda, Monte Coccia e Porrara. Ho pianto lacrime di rabbia e tristezza ed impotenza. Ogni giorno mandavo pensieri di luce e guarigione al bosco e alla montagna e dentro di me brillava la speranza che tanto ,prestissimo, la situazione si sarebbe risolta, che il Parco e lo Stato non potevano lasciare nulla di intentato per salvare la flora in pericolo e le centinaia di animali in fuga.
Sono stati giorni di lentezza e di poche pretese, vissuti attorno al benessere dei nostri figli, che hanno ritrovato amiche ed amici degli scorsi anni e ne hanno conosciuti di nuovi. L’Orsa Minore è un campeggio tanto meraviglioso da farti passare la voglia di uscire…il bosco in cui avventurarsi, con una casetta di legno che suscita mistero e fantasia nei piccoli esploratori; un immenso prato in cui scatenarsi in corse a perdifiato e in tranquille camminate panoramiche; le vasche all’aperto per bagni rinfrescanti; la biblioteca ricca di testi per adulti e bambini; la sala comune con teatrino delle marionette, un baule dei travestimenti e biliardino recuperato e messo a nuovo; i laboratori di pittura e di arte riciclona di Giorgia e le astrostorie di Mimmo. Un paradiso, insomma. Come l’anno scorso abbiamo deciso di posizionare la tenda in prossimità della sala comune, per essere più comodi nella gestione dei bimbi: avremmo potuto usare la cucina comune (attrezzata di pentole, stoviglie e frigo) evitando di portarci dietro il nostro fornello a quattro fuochi con bomboletta, ed avremmo avuto due bagni subito a portata di mano per le esigenze di spannolinamento della piccoletta (che da luglio non porta più il pannolino ma che ancora ha bisogno di essere accompagnata nel suo percorso di autonomia). Quest’anno il nostro orto ha patito la siccità e da luglio ha fruttificato ben poco (zero angurie, zero meloni, zero cetrioli, poche zucchine, pochi e sofferenti pomodori 🙁 ) così le nostre provviste si sono limitate ai cibi secchi. Ho portato pasta, riso, miglio, cous cous, lenticchie, marmellata, latte di riso, succo di mela, infusi e tanta frutta secca e a guscio affidandomi poi al forno locale e al mercato contadino del venerdì per il resto. In campeggio i pasti sono frugali e spesso sbilanciati, ma sicuramente il nostro spirito nutrito con la magia della montagna, dei tramonti indescrivibili a parole e del silenzio delle stelle così vicine ha compensato alla grande.
L’anno scorso mio marito si era avventurato nella scalata del Monte Amaro, la vetta più alta del massiccio; quest’anno la spedizione è partita verso il Monte Porrara…noi ad aspettarlo, impazienti di sentire i suoi racconti e di vedere le foto. Insieme, invece, ci siamo avventurati all’escursione verso Fonte Romana, in un bosco foltissimo col rumore del ruscello a far da bussola. Siamo andati alla scoperta di Palena, un borgo delizioso che in questi anni mai avevamo visitato, che ospita il Museo dell’Orso Marsicano (imperdibile per i bambini) ed, all’interno dell’antico Palazzo Ducale, un fantastico Museo Geopaleontologico (ad ingresso gratuito) che ha totalmente rapito Attilio, appassionato di fossili.
Un’altra piacevolissima scoperta è stata il borgo antico di Roccascalegna, fuori dal parco, ad un’oretta d’auto da Campo di Giove, nostra base. Sulla via per il castello ci siamo imbattuti in una birreria artigianale con stanza dedicata al bookcrossing: la sosta è stata obbligata! 😉
Marsupio ergonomico sempre in spalla, con Stella che saliva e scendeva in continuazione, abbiamo percorso la salita che ci ha condotti al castello. Manco a dirlo, bambini eccitatissimi per l’altezza della torre, dalla cui cima si gode di un panorama mozzafiato, e per vari strumenti di tortura medievali seminati qua e là.
A rendere la visita ancora più piacevole, una mostra pittorica omaggio a Totò, per celebrare il 50esimo anniversario della sua scomparsa e una dedicata a John Fante, originario della zona.
Non paghi, sulla strada del ritorno abbiamo fatto tappa a Guardiagrele, paesino rinomato per le sue botteghe artigiane e spesso decantato anche da D’Annunzio. Visita alla 47esima mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese e gelatone al cioccolato fondente e fragola! 😛
Dopo una settimana di condivisione davanti al falò serale, di passeggiate lungo i sentieri che conducono dal campeggio direttamente al paese e di delizioso pane pizza ai cereali, abbiamo però deciso, seppur a malincuore, di lasciare i nostri amici e l’Orsa Minore, poiché domenica 27 agosto l’incendio sul Morrone non era ancora stato estinto e , anzi, nuovi focolai erano stati avvistati, mentre la coltre di fumo al mattino si era fatta più densa ed era accompagnata da odore di legna bruciata. Un decisione presa principalmente da me, su due piedi, di pancia, in totale sconforto per la situazione disastrosa in cui stava versando la nostra amata Madre Majella e per aver visto Attilio ed Elena piangere di fronte al versante del monte ancora in fiamme.
Lunedì siamo approdati al campeggio Gran Sasso, stavolta a Santo Stefano di Sessanio, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Una location del tutto diversa, circondata da monti a pascolo e non dal bosco, con spazi più raccolti e a dieci minuti a piedi dall’incantevole borgo. Montare la tenda al tramonto con un forte vento non è stato facile, ma alla fine ne si è venuti a capo. 🙂
Come organizzarci per mangiare? Per fortuna, nel nostro essere pronti alle improvvisazioni conserviamo sempre un minimo di organizzazione: ci eravamo portati un fornelletto da campo, cinque ciotole, forchette in mater bi, un cucchiaio di legno, un coltello, due cucchiaini e una padella per eventuali emergenze. Scesi al borgo di Barisciano l’indomani mattina, ci siamo procurati una caldaietta per cucinare la pasta, un paio di bombolette e 5 cucchiai, oltre che ortaggi e frutta dal mercato contadino che, fortunatamente, cade proprio di martedì.
Abbiamo subito iniziato alla grande la nostra nuova permanenza andando a visitare Calascio, un borgo a due passi da Santo Stefano, tutto sviluppato in salita, fra scale, scalette e vicoli pittoreschi nella loro decadenza.
Coraggiosi, abbiamo deciso di fare tutta la strada a piedi fino al castello, sul cucuzzolo del monte, oltre il paese. Stella dormiva della grossa nel marsupio, mentre fratellone e sorellona erano eccitatissimi per la scalata che li avrebbe condotti alla rocca. Finito il Paese di Calascio, abbiamo proseguito per un sentiero a zig zag sotto il sole a picco, per arrivare al borgo antico e, ancora, proseguire fino a Rocca Calascio.
Un luogo dalla bellezza surreale a 1450 m di altezza!
Anche qui ingresso gratuito, con una guida a spiegare le vicende storiche del castello e del territorio e tante curiosità. Una di queste, è il fatto che la rocca sia stata scenografia per molti film, come Lady Hawke e Il nome della rosa.
Al ritorno avevamo finito tutte le provviste (la montagna accende un appetito da dinosauri sui bambini!!!), così abbiamo fatto sosta alla Tberna dove, in una cornice fiabesca, non abbiamo fatto difficoltà a trovare buon cibo veg con materie prime di qualità e a km zero: bruschette con tante verdure miste e zuppa di legumi e cereali misti.
Visto che i bambini reclamavano a gran voce “un’escursione sulle pietre”, il giorno seguente siamo partiti alla volta di Campo Imperatore, l’altopiano soprannominato Piccolo Tibet per i suoi sconfinati pascoli circondati da montagne, fra le quali s’innalza ,maestosa, la vetta rocciosa del Corno Grande del Gran Sasso.
Per Stella ha segnato il primo incontro faccia a faccia con le mucche ed è stata per lei una elettrizzante scoperta. Per me, l’ennesima conferma della dolcezza, della calma e dell’intelligenza di questi animali.
Lasciata l’auto a Campo Imperatore, ci siamo avviati per il sentiero che ci avrebbe condotti in poco meno di un’ora (il tempo di percorrenza è di 40 minuti, con un buon passo e senza bambini al seguito) al rifugio Duca degli Abruzzi, 2388 m sul livello del mare, Stella in spalla. Vicinissimi al cielo e al Corno Grande! Rifugio crocevia di sentieri spettacolari che io e Marco ci siamo ripromessi di percorrere da soli prestissimo.
Dopo la giornata sicuramente intensa per tutti noi, sia per le grandi emozioni vissute che per la fatica fisica, tappa aperitivo a Santo Stefano di Sessanio con decisione di smontare il nostro accampamento l’indomani mattina e di avvicinarci a casa per esplorare il magnifico parco dei Monti Azzurri. Saluti ed abbracci fraterni alla gestrice del campeggio, Teresa, con la quale abbiamo scoperto una profonda condivisione di esperienze dolorose. Nulla mai succede per caso.
Giovedì 31 agosto, dopo un estenuante viaggio in auto da dimenticare, verso l’ora di pranzo siamo approdati al Camping Vettore, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, in cui, dopo mezz’ora, Attilio si è schiantato in bici procurandosi escoriazioni al viso e una brutta ferita sul sopracciglio. Sarebbero serviti un paio di punti, ma il samurai si è rifiutato con pianti e pugni chiusi, così ce la siamo cavata con Rescue Remedy, granuli placentari e unguenti vegetali alla calendula e all’arnica, sempre presenti nella mia borsetta del pronto soccorso.
Campeggio sicuramente meno selvaggio degli altri due, ma ugualmente spettacolare per la posizione. Dal piazzale superiore si gode di una vista magnifica sul Monte Vettore e parte un sentiero nel bosco che porta diretto al Grande Anello del Parco. Noi l’abbiamo ovviamente percorso solo per un breve tratto, giusto il tempo di ritrovarci a scivolare e rotolare in un morbidissimo tappeto di foglie secche.
Pasti ancora più frugali in questa ultima tappa, che ha visto fagioli e mais in barattolo farla da padroni. 😉 Sabato sera,comunque, ci siamo concessi pizza, patatine e broccoli al ristorante del camping, anche per stare un po’ al caldo, visto che la temperatura era scesa di molto e a tratti era arrivata (finalmente!) anche la pioggia. La permanenza fra i Monti Azzurri è stata l’occasione per me e per Marco di spolverare ricordi d’infanzia e gioventù e per far avvicinare i nostri figli alla cultura, alla storia e alla meraviglia di questi luoghi così vicini a casa eppur così misteriosi.
Tappa imperdibile per le famiglie, il Museo della Sibilla di Montemonaco: un percorso interattivo e coinvolgente a ingresso gratuito, per (provare a) svelare i segreti della Regina delle Fate, maga Sibilla.
Belli e poetici i borghi circostanti, feriti gravemente dal terribile terremoto dello scorso anno e dell’inizio del 2017. Anche questa,occasione per sensibilizzare i bambini ed educarli alla silenziosa osservazione-riflessione.
Sabato, rigenerante passeggiata lungo il fiume Ambro, nel fragore delle sue limpide cascate. Mega merenda a base di panino con verdure grigliate e pomodoro e con peperonata al baretto lì vicino.
Fra un piatto di spaghetti ai funghi porcini, le prime ciambelle di mosto, il pane alle noci, partite a biliardino, la pioggia ed un vento funesto che per una notte intera ho temuto potesse far volar via la tenda con noi 5 dentro, siamo arrivati alla fine delle nostre improvvisate vacanze itineranti. Tappa pranzo al Punto Macrobiotico di Sforzacosta (Mc), per tornare ai sapori e agli alimenti che un po’ cominciavano a mancarci.
Siamo tornati a casa con un dente in meno (Attilio ha perso il terzo dente da latte proprio scendendo dall’auto davanti casa), tanta polvere addosso, la mente leggera, ricordi indelebili e la certezza che il campeggio in tenda sia la nostra formula di vacanza ideale, seppur con imprevisti e fuori programma. Quella che ci permettere di sentirci sempre a nostro agio, che ci fa vivere a stretto contatto con la natura, che ci insegna il valore dell’essenziale e l’importanza del minimo, che costituisce una fonte inesauribile di esperienze costruttive per i bambini ed una forma di viaggio sicuramente a basso impatto. E intanto è scesa la pioggia a curare il Morrone.
Già con la mente vòlta alla prossima estate per nuove esplorazioni, ancora più audaci e avventurose, ora non ci resta che aspettare l’autunno. E voi, verso quali mete vi siete spint* e quali sono le vostre vacanze ideali? A presto!
NOTA
tengo a precisare che in nessun modo le attività citate mi hanno pagata e che le menzioni delle stesse, dunque, non costituiscono pubblicità ma miei consigli che vengono dal cuore per chi volesse viaggiare nelle zone da noi esplorate. Spero che il blog possa essere d’aiuto anche in questo. Se avete domande o curiosità, sono a disposizione! 😉
Dida
Che belle esperienze! Siete una squadra meravigliosa!
naturalentamente
Ti aspettavo… Un abbraccio forte a tutta la tua splendida tribù!
Grazia Cacciola - Erbaviola.com
cara, che bel racconto di libertà e amore! Anche io ho l’anima stracciata per tutti gli incendi di quest’anno, per gli animali che non sapevano più dove andare e interi patrimoni botanici devastati… speriamo che si riprenda, che la Natura sia più forte della nostra stupidità.
Ti mando un grande abbraccio, grazie di averci regalato questi scorci di vita semplice e intensta, di meravigliosi panorami e vita da campeggio… da ex campeggiatrice ho apprezzato molto (e mi torna quasi la voglia di rifarlo… ho detto quasi!)
naturalentamente
Ci sono stati incendi ovunque…che disperazione! Mi consola solo il fatto che la Natura è sicuramente più forte e più intelligente dell’uomo meschino e che prima o poi arriverà a punirci tutti. Ed io sono pronta anche a pagare, purché la Dea Madre torni a splendere. Sono così arrabbiata…
Grazie per l’abbraccio, che ricambio con tantissimo affetto, e grazie per avermi messo il pallino di coltivare la bacche di Goji. 😉
Priscilla
Bellissimo post, mi ha fatto sognare! Le foto sono meravigliose come le parole del tuo racconto. Mi piacerebbe riuscire a convincere il mio compagno a fare della vacanze in questo stile (io le ho fatte finché non ho conosciuto lui) perché per i bambini sono davvero esperienze meravigliose.
Buona continuazione!
naturalentamente
Grazie, Priscilla!
Sì, credo che i bambini si costruiscano un bagaglio di ricordi consci ed inconsci importantissimo con questo tipo di esperienze. Spero che crescendo possano poi mano a mano coglierne i frutti educativi ed emozionali.
Un abbraccio
Valentina Villani
Il vostro modo di vivere è sempre un grande esempio.
Bellissimo articolo
naturalentamente
Vale, dolce Vale…