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Home / Crescendo / Menú vegano a scuola

Menú vegano a scuola

13 Febbraio 2014//  by Naturalentamente//  6 commenti

Scuola statale d’infanzia “I.Cangemi”, Santa Maria Nuova (An). Una piccola struttura poco fuori dal paese, in una zona tranquilla, con grossi alberi attorno, e un tetto con pannelli di metallo blu cielo che hanno fatto innamorare lo gnomo a prima vista. “Voglio andare nella scuola tutta blu, mamma!!”, diceva la scorsa estate, ancora ignaro di quanto faticoso sarebbe stato poi intraprendere questa nuova avventura. Ma si tratta di un’altra storia… Stavolta voglio raccontare di come abbiamo ottenuto un un menù vegano a scuola e di come sia possibile far germogliare il seme del cambiamento anche in un terreno apparentemente sterile come quello di un paesello di provincia.

La prima volta che siamo andati a visitare la struttura ne siamo rimasti entusiasti. Ampi spazi, tanta luce, arredamento e tanti giochi di legno. Poi si dà un’occhiata al menu…si scopre che la merenda non può essere portata da casa ma che è la scuola a fornirla, uguale per tutti , e che nessuno mai ha chiesto un menu diversificato per motivi etici, che al massimo si sono fatte delle sostituzioni di alimenti per motivi religiosi o a causa di intolleranze. Chiediamo consiglio alle maestre sul da farsi per avere risposte alle nostre esigenze e ci sentiamo subito accolti ed ascoltati. Occorre inoltrare richiesta scritta al Comune, preferibilmente sottoscritta da un pediatra, che provvederà a comunicare la richiesta alla cooperativa gestrice della mensa scolastica. Sospiro di sollievo. Tutto sembra molto semplice. Una maestra in particolare è proprio serena a riguardo e ci rassicura dicendoci che non ci saranno problemi, che è nostro diritto chiedere un menu differenziato, che ognuno ha diritto alla libera scelta. Sembra un sogno.

Settembre. Sta per cominciare la scuola. Si va dalla nostra pediatra a chiedere che ci firmi una dichiarazione in cui si afferma che Attilio ha sempre seguito una dieta vegana e si chiede che anche a scuola  l’alimentazione sia adeguata alle abitudini familiari. Consegniamo la richieste in Comune a chi di dovere e aspettiamo che qualcuno si faccia vivo. Nel frattempo la scuola comincia e anche qui tutto va alla grande. Prima settimana senza una lacrima! Seconda settimana: l’inferno! Lo gnomo si rifiuta violentemente di tornare a scuola e per sei giorni sostiamo davanti alla porta della scuola per mezz’ora invano, perché tanto lui ha già deciso che non ci andrà più. Credendo fermamente che i suoi pianti drammatici non siano meri capricci ma siano il segnale di qualcosa di più profondo, lasciamo perdere il discorso scuola per un paio di mesi…e non pensiamo più alla nostra richiesta.

Novembre. Da un giorno all’altro lo gnomo pare aver compiuto un importante passo in avanti e ci confida che è pronto a ricominciare. Si ritorna a scuola e chiedo alla sua maestra se abbiano avuto notizie dal Comune o dalla cooperativa che gestisce la mensa. No! Bene, vado direttamente al Comune, da colui che si occupa di questa faccenda. Il quale, in tutta calma e disinvoltura, mi dice che sì, ricorda la mia richiesta e che, anzi, ce l’ha proprio lì sotto il naso, col resto della posta e dei documenti ancora da evadere. Ah, però! “Del resto, quando ci sono tante cose da fare, qualcosa rimane sempre indietro.”, dice con voce ferma. Apprezzo la franchezza e il coraggio, e mi siedo. Chiedo con grazia e diplomazia, respirando profondamente ogni due o tre parole, se possa inviare la richiesta quanto prima alla cooperativa, perché Attilio si è finalmente deciso ad andare  a scuola e ci piacerebbe che possa condividere il momento della convivialità coi suoi compagni, almeno qualche volta. Sempre con aria composta, anche troppo direi, mi assicura che lo farà subito, ma ritiene anche necessario darmi una sprangata morale tipo “Comunque, certe scelte infelici dei genitori creano grossi problemi.  L’Asl e la scuola non sono pronte per gestirli.”.  Incasso. Respiro. Vedo cerchi di luce concentrici di fronte a me che coprono la faccia dell’uomo e sento che la mia temperatura corporea sta salendo. Respiro. Respiro. Ringrazio. Dico che aspetto notizie. Mi alzo. Mi eclisso. Torno a casa un po’ sconsolata, un po’ irritata, un po’ disillusa, un po’ più convinta a non mollare.

Passano due settimane. La scuola non sa ancora niente. Aspetto ancora. Intanto Attilio mangia a casa con noi e per la colazione-merenda (che non si può portare da casa e che fornisce la scuola, con prevalenza di latticini e prodotti confezionati) ci arrangiamo: a volte si arriva un po’ più tardi per evitarla, a volte si ricorre a mandorle e noci nelle tasche, a volte ai biscotti bio e 100% veg di cui la scuola è incredibilmente fornita.
Passano altre due settimane, arriva Natale;  passa anche Natale e si ritorna a scuola. Nessuno sa niente. Parlo direttamente con l’assessore alla Pubblica Istruzione e alla Cultura, che è anche la mamma di un compagno di scuola dello gnomo. Le racconto tutto. Lei, comprensiva e gentile, si scusa per l’accaduto, si mostra sinceramente dispiaciuta, mi dice che si occuperà personalmente della faccenda sollecitando i diretti interessati e, come per magia, qualche giorno dopo la cuoca della scuola mi dice che che il responsabile della cooperativa vuole vedermi per decidere con lei cosa fare per adeguare il menu alle esigenze di Attilio.

Ebbene, il giorno 23 gennaio 2014 è una data da ricordare. Nella cucina della scuola dell’infanzia “I.Cangemi”, come tre cospiratori,  abbiamo risolto la questione fra sguardi allibiti,  un farro scambiato per legume, qualche  smorfia di incredulità, una risata, un po’ di stupore. Ho ottenuto anche che nelle merende-colazioni venga offerta della frutta fresca tutti i giorni ad Attilio (perché non vogliano estendere questa “concessione” anche agli altri bimbi resta un mistero) e che il suo tè del venerdì (che mi sono accertata essere deteinato) continui ad essere dolcificato col malto che io stessa avevo già fornito. Ci è stata altresì accordata la richiesta di portare barrette di frutta essiccata da dare allo gnomo quando, in occasione dei compleanni, vengono distribuite caramelle e cioccolate, in modo che lui non debba restare a mani vuote. Stesso discorso per i dessert che hanno due volte al mese: posso portarli da casa. Ho provato a buttar lì l’idea di provare a fare un dolce vegetale con una mia ricetta collaudata, “‘che tanto è buono lo stesso e farebbe bene a tutti quanti”, ma gli occhi sbarrati del responsabile della cooperativa mi hanno suggerito che stavo entrando in un terreno troppo pericoloso e trasgressivo per le sue possibilità. E la cuoca: “Che un dolce vegetale sia buono è un punto interrogativo ”, con enfatico gesto della mano a disegnare un grosso punto di domanda  in aria.
Strette di mano, sospiri di sollievo incrociati, che il cambiamento abbia inizio!
Ci auguriamo che questa nostra piccola rivoluzione sia solo l’inizio di un lungo e prospero cammino verso il rispetto della libertà di scelta e una più densa diffusione di uno stile di vita senza crudeltà.
Go vegan!!!

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Categoria: Crescendo

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Commenti

  1. Eleonora Dicati

    16 Febbraio 2014 alle 12:20

    Brava!!! Determinazione e cortesia e, come hai dimostrato, potrebbe essere che una certa sensibilità sulla necessità di modificare sostanzialmente alcune abitudini alimentari, si stia facendo strada! …speriamo…Diffondo anche in fb questa positiva azione! Ciao! Ti seguo sul blog!

    Rispondi
    • naturalentamente

      16 Febbraio 2014 alle 15:04

      Grazie, davvero!! A presto, allora!!

      Rispondi
  2. Serena Pacquola

    27 Febbraio 2014 alle 17:52

    Grazie per condividere con noi quest’esperienza! Quante piú mamme alzeranno la voce per esigere il meglio per i propri figli, veri cibi che nutrono il corpo dei bambini, invece di brutalizzarli, tanto piú sará l’influenza sul sistema sociale e ci sará un cambiamento per quello che si intende “normale”. Via alla rivoluzione! 🙂

    Rispondi
    • naturalentamente

      28 Febbraio 2014 alle 9:41

      Ciao, Serena! E’ un grande piacere leggerti qui. Benvenuta!! 😀

      Rispondi
  3. susanna

    29 Marzo 2014 alle 11:38

    chiedo scusa per la mia ignoranza

    Rispondi
    • naturalentamente

      4 Aprile 2014 alle 22:48

      Cara Susanna, nessuno di noi “nasce imparato”! Quando abbiamo intrapreso il cammino verso uno stile di vita vegano ci siamo resi conto di quanti alimenti non conoscessimo e di quanto fossimo all’oscuro della stagionalità di certi prodotti della terra. Scambiarsi punti di vista ed esperienze è sempre fonte di arricchimento per tutti! 🙂 Spero tu abbia colto il tono bonario delle mie parole! E comunque rinnovo anche qui il mio “grazie”, che ho modo di esprimerti ogni volta che ti vedo a scuola di persona, per la disponibilità e la cura con cui affronti la novità del menù di Attilio. 🙂

      Rispondi

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