Oggi incontriamo una mamma che non si è arresa all’amarezza. Che ha saputo trasformare la delusione per un’esperienza andata storta in motivazione per scelte più consapevoli. Molto coraggio, molta tenerezza. Ve la presento
Cara Eleonora, cominciamo dal principio. Come si è svolta la tua prima gravidanza, cosa ti aspettavi da quei nove mesi di attesa, come sognavi che fosse l’incontro col tuo bimbo e l’inizio del vostro rapporto mamma-cucciolo fuori dal tuo caldo ventre?
Cara Valentina, la mia prima gravidanza è stata una dolcissima “prigione”. Dalla fine del primo trimestre in poi è trascorsa tutta a letto, con l’unico pensiero di proteggere quella piccola vita che rischiava ogni giorno di allontanarsi da me (o, per lo meno, questo mi era stato prospettato dal mio ginecologo). Sono stata ricoverata al Salesi due volte e ho dovuto sottopormi a cure pesanti di vasosuprina per bloccare inizi di travaglio assai precoci. Ma siamo arrivati alla fine ed il 21.10.2010, a termine, è nato il nostro Valerio. L’emozione e la gioia sono state molto più grandi di quanto mi fossi aspettata in tutti i mesi precedenti, mesi in cui avevo vissuto sentimenti contrastanti. Da un lato, tentavo a fatica di mantenere le distanze dal mio piccolo per la paura di affezionarmi troppo a lui e di perderlo. Dall’altro, cercavo di cogliere il lato positivo di quella gravidanza così diversa da come me l’ero figurata: stando a letto tutto il giorno (e non al lavoro!) avevo tanto tempo per dedicarmi al mio pancione, pensando e immaginando di continuo quella piccola creatura, ascoltando attenta i suoi movimenti, cullandola con tutti i possibili generi musicali e parlando con lui come se fosse già tra le mie braccia. Mi aspettavo quindi, semplicemente e naturalmente, che quel legame, unico ed inscindibile, ci avrebbe uniti anche dopo la sua nascita, rafforzato dall’incontro dei nostri sguardi e dal calore del mio abbraccio e del mio seno.
Come hai affrontato il parto e come sono stati quei giorni in ospedale?
Ho affrontato il parto con coraggio e serenità. Dopo tutto quello che avevo passato nei mesi precedenti, il parto era la paura minore, anzi, era il momento in cui avrei raccolto il grande frutto del mio forzato riposo e dei miei sacrifici. Oggi, con una consapevolezza nuova, posso dire che il parto poteva andare meglio se solo qualcuno avesse ascoltato davvero il mio corpo. Sono arrivata a dilatazione completa in un’ora e senza troppi dolori. Purtroppo, inaspettatamente, sono finite a quel punto le contrazioni (che dal terzo mese di gravidanza mi assillavano); nessuno mi ha fatto riposare e attendere magari la loro ripresa ma mi è stato chiesto di spingere, spingere e spingere, con la fatica che può fare una donna che ha vissuto gli ultimi sei mesi a letto. Risultato? Ho spinto da sola 5 ore, in modo del tutto forzato ed innaturale. Sono uscita dalla sala parto davvero devastata, seppur felice! Ho chiesto subito di avere accanto a me Valerio per attaccarlo al seno. Lui si è subito attaccato e sarebbe stato tutto così emozionante se non mi avessero fatto notare che io avevo dei capezzoli piatti e porto subito i paracapezzoli di gomma. E da lì parte la storia di un allattamento difficile, travagliato e purtroppo finito male…
Al rientro a casa, sei stata supportata nell’avvio corretto dell’allattamento, nella cura del tuo bimbo, nelle tue esigenze di puerpera?
Assolutamente no. Il rammarico più grande della mia prima scelta di parto è proprio questo. Non c’è stata alcuna attenzione per l’avvio del mio allattamento. I miei seni si sono feriti al primo attacco e da sola ho dovuto sopportarne le conseguenze. Una volta rientrata a casa, mi sono subito rivolta al Consultorio di Jesi (dove avevo seguito il corso preparto); un angelo di nome Roberta mi ha seguita per due lunghi mesi, dandomi tutto il supporto di cui avevo bisogno e accorgendosi che Valerio ciucciava male perché aveva il frenulo corto (ma…non dovevano reciderlo alla nascita?!). Il frenulo è stato poi reciso ma, ormai, i miei seni erano pieni di brutte ferite ed il mio allattamento in forte crisi. Per due mesi ad ogni suo pianto di fame, dal dolore piangevo anche io. I seni sanguinavano e non accennavano a migliorare. Io non volevo rinunciare a quel legame speciale che avevo tanto sognato sin da quando era nel pancione. Ad un certo punto il male fisico ha preso il sopravvento (avendo perso parte del capezzolo destro), aiutandomi a prendere una scelta per me durissima, ovvero quella di smettere di allattare Valerio. Sono stati giorni difficili, in cui provavo dentro me la sensazione di un enorme fallimento. Devo dire però che da quel momento ho iniziato a fare la mamma, rapportandomi con mio figlio come avrei dovuto fare sin da principio. Solo allora mi sono accorta che, per due mesi, mi ero dedicata principalmente ai miei seni. La mia vita era consistita in allattare, spremere, mettere pomate e unguenti. E Valerio? Valerio era lì che attendeva che la sua mamma dialogasse con lui, proprio come faceva quando erano legati dal cordone ombelicale. Oggi posso dire che la mia “ossessione” per l’allattamento mi aveva fatto perdere di vista una grande verità: una mamma è sempre una mamma, anche se non allatta. L’amore infinito di una mamma passa per tante altre vie e non per questo è meno grande.
Quali sono stati i tuoi pensieri e stati d’animo nei momenti più difficili?
Uno dei pensieri ricorrenti e che mi faceva più male è che, se avessi smesso di allattare, chiunque si sarebbe potuto sostituire a me dandogli il biberon ( solo la sua vista mi torturava). Forse questo pensiero era legato al fatto che quando Valerio avrebbe compiuto il suo quarto mese io sarei rientrata al lavoro. Nella mia mente di puerpera in difficoltà avevo già elaborato un forte senso di gelosia verso chi avrebbe coccolato Valerio al posto mio. Per fortuna, il mio bimbo, da bravo mammone come la gran parte dei maschietti, mi ha subito smentita e tuttora mi fa sentire unica ed insostituibile in ogni momento della giornata.
Quando e come hai raggiunto la consapevolezza di quali fossero state le cause dei problemi che tu e Valerio avete dovuto affrontare?
Direi quando ho iniziato a ragionare a mente fredda, ovvero pochi mesi dopo aver sospeso l’allattamento.
Proprio la consapevolezza piena dell’esperienza vissuta ti ha permesso di fare scelte diverse nella tua seconda gravidanza. In cosa è consistito il cambiamento?
Per la seconda gravidanza ho subito cambiato ginecologo nonché, di conseguenza, ospedale per il parto. E con questo ho detto tutto!
Come hai vissuto la seconda gravidanza e il secondo parto?
Per fortuna, come si è soliti dire, nessuna gravidanza è uguale all’altra. Ho vissuto una seconda gravidanza davvero meravigliosa. Il venerdì pomeriggio ero ad un sopralluogo per lavoro, la domenica seguente sarei diventata mamma per la seconda volta. Questo grazie alla mia serenità interiore, ad una nuova e matura consapevolezza. Ma grazie anche ad una fantastica ginecologa, pronta ad instaurare legami davvero umani e con la quale condivido il concetto di fondo, ovvero la gravidanza è gioia e salute, non certo malattia! Ed anche il mio secondo parto è stato una bellissima esperienza. All’ospedale di Jesi ho trovato delle ostetriche competenti e attente ai bisogni e alle volontà della gestante. La piccola Azzurra è nata alle ore 10.08 del giorno di San Settimio (22.09.2013) sotto la benedizione del santo Patrono locale. Il travaglio è stato davvero intenso ma breve (2 ore): l’ostetrica che mi è stata affianco mi ha permesso di viverlo in totale libertà di movimento, dialogando con me con estrema dolcezza e assecondando ogni mio desiderio. Mio marito è stato reso partecipe ed è stato per me di grande sostegno. Posso dire che io e Simone siamo stati i veri protagonisti di un parto attivo, fino all’arrivo della guest star Azzurra, che ci ha rubato (giustamente!) la scena. Da subito ho espresso il mio desiderio di allattare e di attaccare la piccola al seno non appena venuta al mondo. E si è instaurato subito uno stupendo “feeling mammifero”!
Sei riuscita con testardaggine, molta pazienza e infinito amore a realizzare il tuo sogno di mamma mammifera che allatta il suo cucciolo. In che modo?
Azzurra ora ha 4 mesi e tante morbidissime ciambelle. Sono tutte frutto dell’allattamento esclusivo al seno materno. Questo nonostante l’inizio non sia stato dei più felici. I miei capezzoli si sono di nuovo feriti, ho dovuto curare un fungo e la mastite. Ma ci siamo riusciti! Il plurale è d’obbligo: l’allattamento è riuscito grazie alla mia caparbietà ma anche grazie ad Azzurra (suzione potente ed efficace sin da subito) e grazie a Laura, una fantastica ostetrica che non mi ha mai abbandonata, nemmeno dopo la dimissione. Ore e ore al telefono, sms su sms per chiarire ogni mio più piccolo dubbio. La sua voce risuona ancora dentro di me: “Eleonora, non mollare. Ce la farai. Va tutto bene.” E’ grazie ai suoi preziosi consigli se ho sempre rifiutato integrazioni di latte artificiale, anche quando Azzurra cresceva poco perché le ragadi prima e la mastite poi mi impedivano di offrirle tutto il nutrimento che avrei potuto darle. E’ grazie a lei se non ho mai pensato, neppure un solo istante, di smettere. E ora il mio sogno di mamma mammifera è una stupenda realtà, per la quale gioisco ogni giorno (di notte un po’ meno!!!). Quindi…quello che vale per la gravidanza vale anche per il suo seguito: nessun allattamento è uguale al precedente! Perciò ad ogni nuova esperienza varrà sempre la pena di insistere e di non farsi sopraffare dai ricordi di eventuali precedenti difficoltà e/o fallimenti.
Allattando Azzurra hai in un certo senso permesso a Valerio di riscattarsi dalle difficoltà incontrate da neonato. In che modo sei riuscita a renderlo partecipe di questa tua piccola grande rivoluzione d’amore?
A Valerio, per coinvolgerlo in questa esperienza, ho offerto il mio latte sovrabbondante. Lo raccoglievo in una tazzina da caffè e glie lo offrivo ad ogni pasto di Azzurra. Lui era davvero felice e si sentiva complice di un legame a tre. Spesso, metteva la tazzina di caffè sotto al mio seno in attesa che lo spremessi per lui. Questo “gioco” è durato circa un mese ed è finito quando il mio piccolo ha deciso di smettere, rifiutando la solita tazzina. Per me è stato importante; è stato davvero il riscatto perfetto da quello che avevo vissuto come un fallimento.
Cara Eleonora, un’ultima breve domanda. Se dico “lentezza”, a cosa pensi e cosa provi?Penso allo sguardo di Azzurra perso nel mio, durante le sue pause meditative tra una ciucciata e l’altra.
Grazie Eleonora, per aver condiviso la tua emozionante esperienza (sono stata l’unica a commuovermi??). Che serva ad ogni mamma e futura mamma come sostegno nei momenti difficili in cui ci si sente sole di fronte a un’impresa che a volte sembra più grande di noi. Affinché l’allattamento al seno torni ad essere la via naturale da percorrere senza dover lottare, senza doversi appellare ai diritti, senza dover sognare come fosse una meta lontana o un privilegio concesso a poche. Shanti.
Zia Vava
Eleonora, non finisci mai di sorprendermi. Hai disegnato le tue esperienze di mamma con i colori più belli dell’amore.
naturalentamente
Bel racconto, davvero!! Un’esplosione d’amore!! 🙂
manila
Hai commosso anche me, Eleonora. Sono davvero felice del tuo percorso, nonostante il dolore, del tuo riscatto e della tua gioia. Manila
naturalentamente
Mani, ti ricordi?!? Eravamo tutte e tre al corso di massaggio neonatale coi nostri frugoletti piccolissimi…sono già volati quasi 3 anni…
manila
Già, che giorni bellissimi! Ogni tanto me ne ricordo mentre massaggio Viola alla schiena e ..i suoi piedini cresciuti
naturalentamente
Dovrei tornare a massaggiare i piccoli anche io più spesso…Attilio però è diventato molto solleticoso…:)
Lazzaro
Complimenti per l’articolo. Molto interessante. Continuate cos
naturalentamente
Benvenuto Lazzaro! Grazie! Il primo giorno di ogni mese pubblico una nuova intervista ad una persona che abbia messo in atto e voglia raccontarci la propria pacifica rivoluzione…torna a leggerci! 🙂